I nostri luoghi premiati dal Fai. La classifica.

Dove si trovano i luoghi segnalati nel censimento del Fai nella nostra zona? A Somma Lombardo, Olgiate Olone, Vimodrone, Marnate, Buguggiate, Varese, Besozzo, Turbigo, Busto Garolfo, Casorezzo e Corbetta.
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Nella classifica dei luoghi del Cuore del Fai troviamo alcuni dei nostri luoghi, quelli a cui passiamo accanto ogni giorni, un pezzo della nostra storia, del nostro paesaggio. Hanno votato oltre un milione e mezzo di persone a fine 2016. E’ la testimonianza di quanto bello e importante sia il nostro territorio, si quanta storia ci sia passata, di come sia cambiata la nostra economia, di quello che era importante per chi ci ha vissuto, ci ha preceduto. Obiettivo del progetto del Fai  è la sensibilizzazione di cittadini e istituzioni sul tema della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico, artistico, naturalistico del Paese.

All’81esimo posto ci sono le Fattorie Visconti di Somma Lombardo.

Al 95esimo posto Villa Gonzaga a Olgiate Olona

Al 105esimo posto la Chiesetta di Sana Maria Nova al Pilastrello di Vimodrone

Al 116esimo posto il Lazzaretto nel comune di Marnate

Al 129esimo posto l’oratorio di San Giovanni Battista a Buguggiate

Al 144esimo posto la casa museo Ludovico Pogliaghi a Varese

Al 196esimo posto l’ex copertificio Sonnino a Besozzo

Al 214esimo posto il Castello Visconteo di Turbigo

Al 281esimo posto l’Abbazia di Santa Maria Elisabetta a Busto Garolfo

Al 315esimo posto l’Oratorio di San Salvatore a Casorezzo

Al 376esimo posto il Bosco Urbano nel comune di Corbetta

 

Fattorie Visconti a Somma Lombardo (posto 81 in classifica)

Nel cuore di Somma Lombardo, accanto al castello Visconti di San Vito, si trovano quelli che in origine erano i suoi rustici. L’epoca di fondazione è incerta, ma erano certamente esistenti nel ‘600, come testimonia un architrave di pietra, che riporta la data 1686. L’edificio monumentale e le sue pertinenze, oggi separati da una strada, una volta erano direttamente collegati al castello. L’attività agricola durò a lungo nei secoli e continuò fino agli anni ’20 del Novecento, periodo nel quale parte del complesso era stato adibito ad unità abitative. Accanto alle normali attività di coltivazione venivano portate avanti anche la vendita del latte e l’allevamento dei bachi da seta. Cessata l’attività agricola dopo gli anni ’20, le Fattorie rimasero soltanto come complesso abitativo fino al 1988, anno in cui il Comune le acquisì e decise, nel 1991, di demolirle. Tale scelta fu bloccata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici che, dietro sollecito di associazioni come WWF, FAI e Italia Nostra, appose il vincolo di bene culturale alle Fattorie. Da allora il complesso è abbandonato e in degrado. Dal 2009 sono gestite da SPES s.r.l., azienda che si occupa di servizi e gestione del patrimonio comunale, e sono al momento chiuse e non visitabili, salvo rare occasioni. Passano gli anni ma i cittadini continuano a battersi per ottenere il restauro e la pubblica fruizione di questo bene: dopo aver ottenuto molti voti già nel 2014, le Fattorie sono state largamente votate anche nel 2016, con una prospettiva in più: il Comune e Spes, infatti, stanno lavorando a un progetto per il recupero di questo luogo così caro alla cittadinanza.

Villa Gonzaga Olgiate Olona (posto 95 in classifica)

Villa Greppi-Gonzaga a Olgiate Olona è una dimora storica sorta su una precedente villa seicentesca. Fu costruita negli anni Cinquanta del Settecento per volere del marchese Giovanni Paolo Molo e passò prima ai baroni Castelli e poi, nel 1820, al conte Alessandro Greppi. Alla morte del conte, la moglie Isaura Saulx Tavanes si occupò di realizzare diverse modifiche al palazzo e al parco, che popolò di abeti, querce e in cui collocò anche un orto. L’eleganza dell’esterno del palazzo, caratterizzato da una facciata neoclassica con un enorme timpano e un lungo balcone sorretto da colonne doriche, si rispecchia anche all’interno, nelle vaste sale affrescate in cui trovavano posto la biblioteca e le collezioni di quadri e di reperti naturali. La Villa possiede anche una cappella privata, in stile neogotico, dedicata al Santo Crocifisso. Alla morte della duchessa Isaura e della figlia Luisa la dimora venne ereditata dai nipoti Luigi ed Emanuele Gonzaga. Quest’ultimo, all’inizio del Novecento, decise di trasferirsi e di vendere l’edificio, che fu acquistato privo di arredi nel 1905 dalla Congregazione delle Pie Signore della Presentazione di Como, che vi aprì il Collegio Gonzaga per ragazze. Nel 1918 il Comitato dell’Opera di Prevenzione Antitubercolare Infantile (O.P.A.I.), guidato dalla ex crocerossina Clotilde Cavalli, entrò in possesso della proprietà e fino agli anni ’70 del Novecento si occupò di assistere bambini affetti da diverse patologie. Nel 1976 gli immobili dell’O.P.A.I. vennero alienati al Comune di Olgiate Olona; al posto dell’O.P.A.I. il nuovo proprietario collocò nella villa parte del Municipio, le scuole elementari Ferrini, la biblioteca comunale, una casa di riposo, una cooperativa, il campo di atletica leggera e un grande parco pubblico. Le restanti parti dell’edificio sono oggi abbandonate. Alcune sale della villa sono decorate da dipinti a tempera, realizzati nel 1936 dal noto disegnatore e illustratore sanremese Antonio Rubino, uno tra gli autori di punta de Il Corriere dei Piccoli. Vicino a Clotilde Cavalli, Rubino si prestò volentieri a rallegrare gli ambienti della villa con i protagonisti delle fiabe, animali e personaggi buffi. La Sala Alba della Villa, decorata da Rubino, è stata recentemente restaurata e riaperta al pubblico; tuttavia anche il resto della Villa necessiterebbe di restauri e valorizzazione; a causa della mancanza cronica di fondi, la Villa vive sospesa tra un passato che si fa sentire e un futuro incerto che l’attuale sindaco vorrebbe splendente. Purtroppo però le difficoltà nel reperire fondi hanno fermato i lavori di restauro

Chiesetta di Santa Maria Nova al Piastrello a Vimodrone (posto 105 in classifica)

La chiesetta di Santa Maria Nova al Pilastrello è stata fatta erigere nel 1524 dai 500 abitanti di Vimodrone nel luogo dove sorgeva l’immagine di una Madonna, venerata a protezione dei viandanti. L’architetto Giangiacomo Dolcebuono progettò la quattrocentesca cappella, oggi di proprietà della Curia milanese, parrocchia San Remigio. All’interno preziosi affreschi della scuola di Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari e del Bergognone. Santa Maria Nova necessita di un urgente restauro sia esternamente che internamente perché soffre di umidità di risalita che causa la graduale ed irreparabile perdita dei numerosi affreschi. Il progetto di restauro esterno è già stato approvato dalla Sovrintendenza alle Belle arti, è necessario reperire fondi per poterlo realizzare.

Lazzeretto di San Rocco a Marnate (posto 116 in classifica)

Il Lazzaretto di San Rocco in Marnate, detto anche Oratorio, è un edificio realizzato tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700, che si trova nella Via del Lazzaretto, detta anche Strada Consorziale. L’edificio, oggi, è un luogo sacro dedicato a San Rocco, protettore degli appestati. Dalla sua fondazione, 5 secoli fa, l’Oratorio ha mutato funzioni e struttura architettonica, ma è rimasto al centro dell’affascinante storia della Bassa Valle Olona: fu costruito in memoria della peste del 1630, descritta dal Manzoni; edificato o modificato in Lazzaretto in un lasso di tempo tra il 1689 e il 1707. Fu adibito ad ospedale per i malati di colera nel 1911, e diventò magazzino durante la seconda Guerra Mondiale per gli approvvigionamenti dell’esercito tedesco, per poi, alla fine della Guerra, ritornare ad essere edifico sacro. Stefano Maria Legnani, detto “il Legnanino”, o la sua bottega molto probabilmente realizzarono lo splendido dipinto murale sopra l’altare raffigurante la Beata Vergine Maria con in braccio il Bambino e i S.S. Rocco, Sebastiano, con le Anime Purganti. Il Lazzaretto oggi necessità di una messa in sicurezza, e di un intervento di restauro,al fine di garantire alle future generazioni un’opera unica nella storia della Lombardia e del nostro Paese. Il Comitato si impegna a portare avanti l’opera di conservazione, già documentata nella visite pastorali storiche. In questi documenti i Vescovi, o li loro delegati (Visitatori Regionari) riportavano costantemente lo stato di conservazione del Lazzaretto, ordinandone una serie di interventi di manutenzione.

Oratorio di San Giovanni Battista a Buguggiate (posto 129 in classifica)

Nel 1676 fu edificato l’oratorio di S. Giovanni Battista, situato nel centro storico del paese, a spese di Francesco Peruconi, come risulta da un atto notarile. Si tratta di un edificio sacro ad una sola navata con soffitto a cassettoni ed un solo altare; unico suppellettile sacro: l’effige lignea di S. Giovanni Battista. L’edificio è a pianta quadrata, leggermente trapezoidale avendo il frontale obliquo, dotato di un piccolo presbiterio con volta a botte. Le decorazioni sono molto sobrie, attualmente la ridotte o quasi cancellate. Rimane al centro della volta del presbiterio una rappresentazione di simboli eucaristici. A destra dell’ingresso un’acquasantiera in pietra di forma ottagonale, lavorata a mano. Il pavimento è in cotto. Sulla facciata esterna rimandono le tracce di una croce e di alcune decorazioni. Sopra il tetto è collocata una cmpana per il richiamo dei fedeli alle funzioni. L’edificio non avrebbe niente di particolare, che sia almeno rimasto oggi, al di fuori della sua pianta abbastanza inconsueta, se non fosse stato il centro di una vita associativa espressa dapprima con la formazione della Confraternita del S. Sacramento e successivamente da quella del S. Rosario.

Casa museo Ludovico Pogliaghi a Varese (posto 144 in classifica)

La casa museo Lodovico Pogliaghi, scultore e collezionista milanese vissuto fra Ottocento e Novecento, è un’originale villa interamente progettata e costruita dall’artista sulla cima del Sacro Monte di Varese. Il percorso di visita conduce attraverso gli spazi della casa e la sua raccolta di oggetti d’arte dal raffinato gusto eclettico, concludendo il percorso in un altrettanto estroso giardino, ricco di antichità e oggetti curiosi. La collezione di opere d’arte spazia dalle antichità archeologiche ai sarcofagi egizi, dall’arte classica all’arte buddista, dai pregiati tessuti orientali alla ceramica cinese. A questo originale ensemble si mescolano quadri e sculture di epoca rinascimentale e barocca, esposti con grazia disordinata in allestimenti sempre sorprendenti e fantasiosi, che trasformano le stanze della casa ora in un piccolo Pantheon ora in un salotto settecentesco o nello sfavillante bagno di un palazzo persiano. Accanto alla ricca raccolta, la villa ospita numerose opere dell’artista stesso, tra cui il capolavoro indiscusso della sua produzione: il progetto originale in gesso della porta centrale del Duomo di Milano. Il grande parco della villa è oggi parzialmente visitabile grazie al generoso lavoro di alcuni volontari, permettendo una suggestiva visione laterale della casa, del paesaggio sui laghi e sulla pianura, offrendo un primo contatto con il misterioso giardino dell’artista. La Casa Museo Pogliaghi è aperta nei giorni di sabato, domenica e in tutti i giorni festivi dalle 10 alle 18 con orario continuato. Nei mesi di apertura il museo apre le porte anche a bambini e ragazzi, proponendo attività didattiche per la scuola e le visite in famiglia, nel periodo estivo un calendario di aperture straordinarie permette di godere della visita anche in orario serale, gustando un aperitivo sul terrazzo del museo, in occasione di eventi, concerti, brevi conferenze a tema. La Casa Museo si inserisce in un contesto molto antico, curioso e ricco di fascino: dalla storia millenaria del vicino santuario di Santa Maria – coi suoi recenti scavi archeologici e i dipinti quattrocenteschi – allo splendido panorama naturale del Sacro Monte di Varese, oggi sito UNESCO, dalla spiritualità del viale delle Cappelle alle antiche stradine del borgo di S. Maria del Monte. La Casa Museo Pogliaghi è un bene culturale di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, dopo una chiusura ventennale, nel gennaio del 2014, un finanziamento di Regione Lombardia ha consentito l’avvio dei lavori di restauro conservativo che hanno portato alla riapertura della casa e delle collezioni al pubblico

Ex copertificio Sonnino a Besozzo (posto 196 in classifica)

Antica fabbrica costruita sul fiume bardello la ove esistevano sin dal ‘500 ruote di mulini e poi folle per la carta. Torcitura nel ‘700 , acquistata dai cantoni, noti industriali cotonieri,  a metà 800 per farne un cotonificio, caserma dei bersaglieri durante la seconda guerra mondiale, divenne infine copertificio Sonnino da cui il nome con cui viene ricordata ancor oggi. Acquistata negli anni ’90 dal comune di Besozzo, che ne è proprietario per l’85%, è ora oggetto di attenzione da parte dell’attuale amministrazione per promuoverne un recupero conservativo delle belle strutture  e per la restituzione alla cittadinanza di spazi utili  al vivere comune. Nel mese di maggio 2016 vi è avvenuta l’esposizione dei progetti partecipanti ad un concorso di idee per l’eventuale recupero ed è stata visitata da centinaia di cittadini che hanno espresso sorpresa per il fascino dei luoghi e auspicato azioni di salvaguardia e recupero.

 Castello Visconteo di Turbigo (posto 214 in classifica)

Il Castello Visconteo-Sforzesco, che domina la parte alta del paese, fu costruito su una collinetta morenica dai Torriani nella seconda metà del XIII sec. per controllare la strada che portava al ponte-porto di Turbigo. Di proprietà privata, presenta anche un vasto e pregevole parco cinto da antiche mura.
La Corte Nobile, situata sotto le balze del castello, fu la sede del più importante personaggio del ramo turbighese della famiglia Piatti, il Cardinal Flaminio (1560 – 1613), la cui tomba si trova a Roma, al centro della sontuosa chiesa del Gesù.
Villa Tatti, il cui ingresso è contrassegnato da un bel portale secentesco con fastigio ad edicola. Di linea semplice ed armoniosa è la fronte del corpo principale, aperta da un portico e da una loggia sovrastante a cinque campate, sorrette da colonne e architravate. Ristrutturata al piano terra, è diventata dal dicembre 2009 sede dell´asilo nido comunale intitolato alla storica levatrice Ferdinanda Tininini, che esercitò la professione in Turbigo dal 1950 al 1979.

Abbazia di Santa Maria Elisabetta a Busto Garolfo (posto 281 in classifica)

Abitata dagli Umiliati, congregazione religiosa e laica, sorta intorno all’anno 1000, dedita alla preghiera e alla fabbricazione della lana. Si è arricchita grazie al commercio del panno di lana. A Busto Garolfo si dedicarono probabilmente solo ad alcune fasi della lavorazione della lana, vista la mancanza di acqua. Verso il 1350 si dedicarono all’agricoltura. 1298. L’Abbazia ha una struttura tipica di una grangia (corte agricola) come Mirasole, Viboldone, Monluè. Ha un cortile rettangolare con fabbricati su tutti i lati e un edificio centrale sotto al quale sono presenti cunicoli che collegano con altre abitazioni. Su via Abbazia abbiamo la presenza di una chiesa con affreschi di Maria e Santa Elisabetta. Sul lato nord ci sono abitazioni e scale di accesso alle stanze superiori, sul lato sud stalle e fienili.

Oratorio di San Salvatore a Casorezzo (posto 315 in classifica)

A pochi chilometri in linea d’aria dal modernissimo Nuovo Polo Fiera Milano di Rho/Pero, un semplice oratorio campestre custodisce preziosi resti di un ciclo di pitture murali dell’ XI secolo, rara testimonianza figurativa della grande stagione romanica milanese. San Salvatore sorge a nord di Casorezzo, nei pressi della via che -a ovest di Milano- collegava Pavia ai paesi dOltralpe. La prima testimonianza documentaria, “ecclesia campestris Domino Salvatori”, risale all’anno 922, quando compare nell’atto di donazione di una vigna da parte dell’arciprete della vicina Dairago al monastero milanese di SantAmbrogio. Alla fine del ‘200 è citato nel ‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani’, rassegna di tutte le chiese e altari, reliquie e feste dei santi, dell’intera diocesi di Milano: “In plebe Parabiago, loco Consourezo, ecclesia Sancti Salvatoris cum S. Hilario”. Si presenta nelle forme di una cappella a pianta rettangolare absidata, in muratura e corsi di ciottoli di fiume. L’aula è databile alla prima metà dell’XI secolo mentre lattuale presbiterio, rivolto verso occidente, risale al Seicento, quando, mantenendo i lati lunghi dell’edificio romanico, se ne invertì l’orientamento. Uno scavo archeologico effettuato nel 1991 all’interno dell’oratorio ha rinvenuto i resti della precedente fase altomedioevale dellaula, due muri perimetrali con andamento est-ovest -ne rimangono a vista sul moderno pavimento in cotto i tracciati in pietra serena- mentre le fondazioni riemerse a ridosso della controfacciata vanno riferite all’abside romanica demolita nel XVII secolo. Sui muri perimetrali si svolgeva un ciclo di dipinti di soggetto cristologico distribuito su due registri sovrapposti: su quello sud (a sinistra entrando) le Storie dell’Infanzia, su quello nord (a destra entrando) Storie della Passione e Resurrezione. Sul muro sud i dipinti sono meglio conservati: sopravvivono due scene integre e tre frammentarie, che permettono di individuare una successione coerente. La narrazione si apriva in alto a sinistra con l’Annunciazione, affiancata dalla Visitazione: la Vergine Maria è accolta affettuosamente nella casa della cugina Elisabetta, che ne accarezza il grembo già gravido del Redentore; seguivano l’Andata a Betlemme, la Natività, l’Adorazione dei Magi. Nel registro inferiore, da sinistra, dopo una scena perduta (il Sogno dei Magi?) ecco la Presentazione al Tempio: le mani velate, lanziano sacerdote Simeone si protende ad accogliere il piccolo Gesù presentato dalla Madre, davanti ad un altare sovrastato da un ciborio a cupola cui è appesa una corona votiva; dietro la Vergine, Giuseppe porge le colombe per il sacrificio mentre dall’altro lato assiste alla scena la profetessa Anna. Sul muro nord le Storie della Passione iniziavano in alto a sinistra verosimilmente con l’Entrata in Gerusalemme. Quanto rimane dei dipinti è leggibile, invece, attorno ad un intervento di età rinascimentale, la Sacra Conversazione firmata da Giorgio da Saronno e datata 1522: a destra, in basso, le Pie donne al Sepolcro, probabilmente già precedute dalla Resurrezione; a sinistra, un angelo che scaglia un dardo suggerisce la Discesa di Cristo al Limbo, sopra la quale un lembo di tovaglia fa pensare all’Ultima Cena. Le due metà del ciclo rivelano l’intervento di due maestranze di notevole livello ma con diverse inflessioni stilistiche, se non due momenti successivi: la maestranza che lavora sul muro nord è di cultura romanico-occidentale, con una stesura pittorica che sembra evocare superfici metalliche o smaltate, laltra -quella più ampiamente documentata- mette in scena figure monumentali atteggiate con grande naturalezza in consonanza con il contemporaneo classicismo bizantino, a documentare la ricchezza e lampiezza degli orizzonti culturali del romanico milanese.

Bosco Urbano nel comune di Corbetta (posto 376 in classifica)

Area di circa 4 ettari compresa nella città, piantumata a bosco nel 1998 con 2200 specie autoctone. E’ un sito di particolare valore naturalistico-ambientale che si aggiunge alle tante bellezze di Corbetta, valorizzandola. La lungimiranza degli amministratori passati e presenti di diverso colore ha permesso di mantenere questo luogo fragile che, accanto ai bellissimi monumenti e case storiche, ai giardini pubblici ed alle aree agricole, compone un eco-mosaico di fondamentale importanza. La sua strategica posizione sembra quasi suggerire lo stretto connubio tra campagna e centro abitato che da secoli caratterizza il paesaggio milanese. Le giovani generazioni possono così comprendere la necessità di salvaguardare le poche aree naturali relitte in prossimità delle città nel territorio milanese, perché le vivono giornalmente. La scuola primaria e la scuola dell’infanzia che si trovano adiacenti al bosco hanno utilizzato nel passato questa realtà per progetti educativi volti alla conoscenza del bosco, degli alberi caratteristici della pianura padana e della sua fauna. Ci auguriamo che la condivisone di questa esperienza aumenti il senso di appartenenza dei cittadini nei confronti del Bosco Urbano.

 

 

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