Nel nostro territorio l’innovazione comincia sui banchi di scuola. Lo dimostrano due esperienze di cui si è parlato molto negli ultimi giorni, che vedono protagonisti alcuni istituti di eccellenza della zona del basso Varesotto: l’Istituto Commerciale Ponti di Gallarate, l’Istituto Tecnico Economico Tosi di Busto Arsizio e l’Isis Facchinetti di Castellanza.
I primi due istituti si sono messi insieme per creare un laboratorio diffuso, con tecnologie e strumentazioni all’avanguardia, dove non solo gli studenti, ma anche cittadini potranno confrontarsi con aziende e associazioni di categoria. Il progetto coinvolge Univa, Confartigianato, API, Unison, le associazioni delle aziende macchine utensili e robotica e le università Liuc e Cattolica e l’Aslam e l’ente Provincia.
L’iniziativa è stata premiata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del progetto “Laboratori territoriali” della Buona Scuola, assieme ad altre 58 realtà in tutta Italia: il Ponti e il Tosi riceveranno 75mila euro per portare avanti un obiettivo ambizioso, con una prospettiva decennale, che metterà in rete le nostre eccellenze nei settori tessile, calzaturiero, tecnologie, comunicazione, aerospaziale e mobilità.
I ragazzi dell’Isis Facchinetti di Castellanza hanno vinto invece le “olimpiadi della robotica” che si sono tenute a Lipsia, Germania. Hanno realizzato un capolavoro di ingegneria, meccatronica e programmazione: uno spettacolo di teatro-danza che ha avuto come protagonisti dei robot da loro costruiti e animati con Arduino, una scheda elettronica che funziona con software open source. I nostri ragazzi hanno battuto preparatissimi concorrenti venuti da tutto il mondo: i loro nomi sono Gianmario Casula, Davide Anfuso, William Coppola, Simone Tognella, Valentina Squizzato, Matteo Caon, Nicholas Colzani, Luca Tartaglia, Mattia Bruno, Giacomo Savazzi, Andrea Cappone. Il professore Loris Pagani ha lavorato con loro per tutto l’anno scolastico, nei pomeriggi, e una docente di inglese, Vera Agostini, li ha preparati sull’inglese, in modo che fossero pronti a competere senza l’aiuto di alcun traduttore.