Auguri per un’economia della fiducia

Il direttore Luca Barni

Parto con due dichiarazioni di peso per le mie riflessioni di fine anno. Innanzitutto le parole di Papa Bergoglio pronunciate all’Europarlamento di Strasburgo: «L’Europa non deve ruotare intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana». La sfida per l’Europa, secondo il Pontefice, quindi, è quella di «mantenere viva la realtà delle democrazie» evitando che «la loro forza reale sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti». Quindi quelle del direttore generale Abi Giovanni Sabatini: «… dobbiamo constatare che nella fredda logica dei modelli matematici di valutazione e simulazione adottati, utili speculativi (gonfiati da pratiche manipolative) sono preferibili a una bassa redditività derivante dalla tradizionale attività di erogazione del credito a imprese e famiglie». Diverse sono le prospettive, ma simili sono la visione e le conclusioni che possiamo trarne: se è l’uomo, con le sue esigenze, a dover tornare centrale nelle dinamiche economiche, più che gli algoritmi dei mercati sarà il fattore fiducia a meritare le cure del caso. Una fiducia da ricostruire, si badi, perché è quella a essere stata messa in crisi negli ultimi anni. Per una banca di relazione come la nostra la fiducia è la vera moneta, la valuta più preziosa che scambiamo con le imprese, le famiglie e le associazioni del territorio. Soltanto con la fiducia abbiamo potuto, fino a oggi, sviluppare accordi e stringere partnership. E in questo numero, come riporta il presidente nel suo editoriale, ne troverete esempi in ambiti diversi. Prova ulteriore, se ce ne fosse bisogno, di una convinzione che abbiamo ben chiara: la fiducia che cerchi è quella che dai. Non può esserci fiducia senza reciprocità. Nel mio ruolo di direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, la fiducia, la trovo guardando ai numeri espressi dalla nostra banca quest’anno. E dico subito: chiuderemo il 2014 in territorio positivo. I numeri sono a posto, perché i fondamentali della nostra attività sono a posto. In estrema sintesi: la banca è sana e produce redditività. Certo -refrain ben conosciuto di questi anni- continuano a pesare le rettifiche, ossia le conseguenze fisiologiche della crisi che, conti alla mano, limitano la brillantezza delle performance realizzate nella nostra attività. Insomma, nonostante una situazione ancora complessa, la banca procede sicura. E questo perché, a monte, c’è sintonia di vedute tra governance e direzione, perché chiari e condivisi sono le strategie e gli obiettivi della nostra banca. È alla luce di questi fatti che sto per chiudere l’agenda del 2014 e mi accingo ad aprire quella del 2015 con una buona dote di fiducia. Nello spirito di positività di cui parla il presidente, mi unisco nel rivolgere a tutti i soci e ai clienti un buon Natale e un 2015 all’insegna della ripartenza e, naturalmente, della fiducia.

 

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