“Le imprese familiari sono un pilastro dell’economia italiana, costituendo il 42% del totale, producendo il 41% del pil e 1/3 degli investimenti.”, ha riportato al Festival dell’Economia di Trento Francesco Micheli, imprenditore e finanziere.
“Ogni azienda nasce come familiare” – afferma Fabio Corsico, docente dell’Università Luiss Business School in Gestione della Famiglia, in apertura del panel che indaga il successo delle imprese familiari e i passaggi generazionali interni ad esse, al Festival dell’Economia di Trento. “Non dobbiamo poi dimenticare, contrariamente al nostro istintivo pensiero, che non stiamo necessariamente parlando di piccole e medie imprese. Garantirne la durata, di generazione in generazione, va quindi di pari passo con una certa lucidità: bisogna comprendere se i propri familiari hanno effettivamente voglia di creare del valore o se sia invece il caso di separare sangue e lavoro, soprattutto nei ruoli dirigenziali, nelle posizioni da ceo. La famiglia rimane sempre la stessa, ma le aziende evolvono in fretta, e non va dimenticato”.
Scelte che si legano a doppio filo al buonsenso anche per Sergio Marullo di Condojanni, ceo di Angelini Industries, che rimarca a sua volta l’importanza del “coraggio delle scelte, fatte secondo dei criteri esterni, dati dagli strumenti giuridici e fiscali, ma anche secondo dei criteri interni, diversi a seconda dell’azienda e delle sue necessità”.
“Non è vero che esiste solo la fortuna, è importante anche cercare di stabilire un equilibrio tra le esigenze della famiglia e le esigenze dell’azienda, ricordando che spesso queste imprese che sono dinamiche, creano valore e devono quindi trovare legittimazione nella borsa”, spiega Giovanni Tamburi, presidente e amministratore delegato di TIP Tamburi Investments Partners Spa.
Meno ottimista la visione di Massimo Ponzellini, presidente onorario Banca europea degli investimenti, che rimanda tutto “alla fortuna. Del resto lo dimostrano i dati: se il 30% aziende sono di prima generazione, il 41% di seconda, il 21% di terza, solo il 4% raggiunge la quarta. Un imprenditore al pari del fondatore sarà difficilmente replicabile, anche perché, laddove lo fosse, non farebbe il successore”.
E per chi volesse fare l’imprenditore di prima generazione? La risposta, per il giovane pubblico del Festival, viene ancora una volta da un tranchant Ponzellini: “Impegno, coraggio, ma senza dimenticare che c’è sempre quella pagina bianca che si può solo sperare giri dalla propria”.