l Centro di Radioterapia di Varese, che opera nell’ambito della rete lombarda di servizi analoghi, ha garantito il 100 per cento delle prestazioni recuperando integralmente il gap accumulato nel primo lockdown. Ciò è stato possibile grazie all’applicazione scrupolosa delle norme di sorveglianza sanitaria sia nei confronti dei pazienti che verso il personale del reparto ed alla capacità di adattare le cure oncologiche alla mutata situazione, riducendo la necessità per i pazienti oncologici di accessi fisici all’ospedale, pur garantendo i livelli qualitativi di cure pre-Covid.
“Il segreto – dice il dottor Paolo Antognoni, Direttore della Struttura Complessa di Radioterapia dell’Ospedale di Circolo – sta nel termine “ipofrazionamento della dose”. Si tratta di un fatto già noto nella letteratura medica specialistica e piuttosto applicato nella pratica clinica, ma che prima della pandemia non si era tradotto ancora in protocolli di cura diffusi su larghissima scala. In pratica, a seguito di un’attenta anamnesi del paziente oncologico e di un’accurata caratterizzazione del suo tumore, è possibile abbreviare la durata e la frequenza del trattamento radiante senza ridurre la dose totale, cioè la quantità di radiazioni ionizzanti da somministrare e quindi senza compromettere il risultato finale della cura con le radiazioni.
Grazie a queste nuove procedure, il reparto di Radioterapia, già a partire dal primo lockdown del mese di marzo, è stato in grado di consentire il regolare svolgimento di tutti i trattamenti, riducendo inoltre significativamente anche le liste di attesa per quelli di nuova prescrizione e garantendo, a partire dal mese di giugno, anche il recupero delle visite di follow-up ordinario.
“Queste raffinate metodiche curative – aggiunge Antognoni – unite al nuovo personale medico entrato in servizio a seguito del concorso espletato a settembre ci fanno guardare al futuro con grande ottimismo.”
“Il caso della radioterapia – aggiunge Gianni Bonelli, Direttore Generale dell’ASST Sette Laghi – è un perfetto esempio di resilienza del nostro sistema sanitario. Davanti ad un’emergenza di proporzioni inusitate, riesce ad adattarsi e a gestire la criticità unendo all’indispensabile spirito di abnegazione del personale che non ringrazieremo mai abbastanza, la capacità di innovare, di trovare nuove strade terapeutiche in grado di coniugare efficacia ed efficienza.”