Tutti ricordiamo quando eravamo bambini e i nostri pupazzi preferiti perdevano un occhio, una zampa, una coda o un orecchio. Dopo un breve pianto si correva da mamma e papà a cercare di farli aggiustare, e i più grandicelli procedevano alla riparazione da soli, con risultati originali ma efficaci.
Da questo ricordo d’infanzia è nata una sorta di epifania per giapponesi Akira Suzuki e Togo Kida: utilizzare pupazzi aggiustati con parti di altri pupazzi per sensibilizzare l’opinione pubblica, nel loro caso giapponese, su un tema di cui si parla poco, quello dei trapianti pediatrici. Nasce così l’iniziativa Second Life Toys, un progetto che utilizza vecchi pupazzi per dare vita a nuovi compagni di gioco.
I trapianti di organi sono un tema che tocca corde delicatissime, perché i volontari accettano di donare una parte di sé per salvare un’altra persona. In Giappone c’è una situazione critica, perché su una lista di 14mila pazienti in attesa, solo 300 all’anno riescono a ricevere una donazione che salverà loro la vita. Ancora più difficile parlare di donazione di organi in favore di piccoli pazienti, quando è necessario che anche il donatore sia un bambino.
Second Life Toys lavora sulla consapevolezza. Chiunque può partecipare alla campagna donando vecchi pupazzi, come “donatori” o chiedendo che vengano aggiustati. Prima si invia una foto del peluche all’organizzazione, che ne verifica lo stato, poi Second Life Toys trova il donatore più adatto e compie l’operazione: alla fine un bambino riceverà un pupazzo aggiustato, mentre il donatore riceve una lettera di ringraziamento dai “genitori” del peluche tornato a nuova vita.