L’ elezione per il rinnovo del consiglio di amministrazione è il “piatto forte” dell’assemblea di maggio e, tra i consiglieri uscenti, l’unico che non sarà presente sulle liste è Sandro Luigi Porta che, eletto nel gennaio 2006, ha deciso di non ricandidarsi. E chi, meglio di lui, visto che non è parte in causa, poteva aiutarci a capire meglio cosa significa fare parte del consiglio di amministrazione della nostra Banca? La prima domanda è d’obbligo: come mai non si ricandida? Perché, soprattutto in questo particolare momento economico, penso che la banca abbia bisogno di persone ben preparate. Con il giusto tempo a disposizione per seguire i necessari corsi di aggiornamento e formazione che sono necessari per svolgere al meglio il ruolo che i Soci demandano ai consiglieri. Io, purtroppo, di tempo ne ho pochino. Nel mio laboratorio sono rimasto solo (Porta è un artigiano tappezziere, ndr) e l’impegno nel consiglio di amministrazione ma, soprattutto, lo studio delle diverse regole e il mantenermi aggiornato su tutte le normative che escono, mi portava via troppo tempo. E restare in consiglio senza aggiornarsi di continuo, vuol dire non fare bene il proprio lavoro. Per questo, e solo per questo, non mi sono ricandidato. Quale giudizio dà all’esperienza di questi tre anni in consiglio? Molto, molto positivo, perché mi ha dato un’infarinatura generale sull’andamento vero della banca. Un aspetto che non conoscevo così nel dettaglio: dalle diverse tecniche commerciali e di marketing che vengono utilizzate per portare la nostra Banca a certi livelli, alle varie soluzioni che vengono adottate per il miglior funzionamento della struttura. Immaginavo che dietro ci fossero piani, studi e strategie, ma proprio non pensavo che fossero così complessi. Del resto la banca è cresciuta e ha bisogno di menti più preparate ed esperte. Cosa ci dice dei lavori e del clima nel consiglio di amministrazione? Nel consiglio c’è sempre stato molto affiatamento. Chiaro, la dialettica interna ha visto, a volte, scontrarsi posizioni diverse. Ma, alla fine, secondo me, è sempre prevalso il buon senso e la soluzione migliore. Chiaro segno che come consiglio e come banca siamo uniti: un’unica realtà che ha saputo cogliere il meglio nel percorso di crescita di questi ultimi dieci anni. Margini di miglioramento, ovviamente, ce ne possono essere ancora: del resto, il migliorare fa parte del dna dell’uomo. Ma di una cosa sono certo: la strada su cui si sta muovendo questa banca è quella giusta. Il nostro ruolo sul territorio è valido e il cammino mi sembra di continua crescita. Del resto, non siamo più la banca di 20 anni fa, quando eravamo qualche centinaia di Soci e ci conoscevamo tutti per nome. Le cose sono cambiate, il mercato richiede soluzioni diverse. E l’evoluzione che la banca ha avuto e sta avendo è quella giusta. La cosa più impegnativa di questi tre anni? Ciò che mi ha impegnato di più è stato il cercare di capire a fondo che cosa e perché avveniva, al fine di valutare, spesso in un silenzio riflessivo, la miglior decisione da prendere. Quella che le è piaciuta di più? Un po’ tutto. A partire dal clima in consiglio, fino alle varie inaugurazioni di nuove filiali e ai momenti pubblici. Ho provato spesso l’orgoglio di far parte del consiglio della nostra Banca, cioè di una realtà sempre più importante. Una battuta, o un consiglio, per chi prenderà il suo posto? Che sia molto, molto riflessivo. E che cerchi sempre di capire cosa sta avvenendo, ascoltando le ragioni di tutti e che, alla fine, tenti di proporre la soluzione migliore. In altre parole, di riuscire a dare il proprio contributo. Perché nessuno ha in mano la verità. Con la comprensione delle ragioni degli altri e col dialogo si trova sempre la strada giusta.