Bilancio: una scelta di trasparenza «Il territorio conti sempre su di noi»

Il presidente Roberto Scazzosi: «La banca è sana e ben patrimonializzata e soprattutto ha dimostrato, anche in un periodo di crisi, di saper produrre utile: fra le Bcc siamo tra le prime realtà lombarde per redditività. Creiamo e soffriamo insieme al territorio»

Dispiaciuto ma tranquillo e sereno: ha presentato così alla stampa il bilancio 2011 della Bcc il presidente Roberto Scazzosi. E subito i numeri del conto economico dell’esercizio appena concluso; la banca ha chiuso il 2011 con il segno meno, 3 milioni 53mila 578 euro al lordo delle imposte, che diventano 4 milioni 257mila dopo le tasse. «È il primo bilancio nella storia della banca che chiude in rosso –ha dichiarato Scazzosi– e la cosa non può certo farci piacere, ma voglio chiarirlo subito: non sono preoccupato». E qui dai numeri, ossia i fatti incontrovertibili per un documento contabile, si passa alle ragioni: «La banca è sana e ben patrimonializzata -ha proseguito Scazzosi- e soprattutto ha dimostrato, anche in un periodo di crisi, di saper produrre utile: fra le Bcc siamo tra le primissime realtà lombarde per redditività». Da dove allora il segno meno sul bilancio? La risposta è semplice: dallo stato di salute dell’economia reale, quella cui la Bcc di Busto Garolfo e

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Storia recente della Bcc dalla fusione del 1999 ai giorni nostri. Attraverso le quattro tabelle e le principali voci dell’azienda e della sua attività è illustrato l’andamento della banca. Nella prima tabella la situazione fotografata nel 1999 con la fusione delle banche di Busto Garolfo e Buguggiate; nelle seguenti il processo di crescita e sviluppo della Bcc nei quadrienni seguenti alla fusione, nel periodo dell’unione delle aree per finire con quello del consolidamento che si conclude con il 2011 e che coincide con il manifestarsi della crisi economica. A testimoniare lo sviluppo della Banca la voce dell’utile netto, che sale all’indomani della fusione, si impenna nel triennio dell’unione delle aree, caratterizzato dall’apertura di molte filiali, e subisce un rallentamento nell’ultimo triennio.

Buguggiate è stata sempre vicina anche, anzi soprattutto in questi anni difficili, come dimostrano le percentuali di impieghi degli ultimi tre anni, rispettivamente + 4, + 5 e + 6%. «Abbiamo sempre detto che siamo vicini al territorio, quindi prosperiamo e soffriamo con lui: questa è la dimostrazione. Nel 2011 si è registrato un numero record di fallimenti aziendali nei tribunali di riferimento per il nostro territorio (Milano, Varese e Busto Arsizio), e nel primo trimestre 2012, dai dati del Tribunale di Milano, la media è di 3,2 imprese al giorno: è chiaro che chi ha concesso credito sconta, insieme, con i lavoratori e le aziende fornitrici questo stato di crisi. «E le difficoltà delle aziende hanno pesato sul bilancio 2011 per qualcosa come 9 milioni 997mila euro –ha detto il direttore generale Luca Barni–. La crisi che si è abbattuta sull’economia reale ha portato all’inesigibilità di parte dei crediti concessi alla clientela; la banca, quindi, come ogni azienda, ha fatto pulizia del credito deteriorato spesando la crisi per meglio attrezzarsi alle sfide future». Le riflessioni in banca sullo stato dell’arte, fra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 hanno portato a una conclusione: «Ci siamo detti che una banca può chiudere i conti soltanto con grande trasparenza –ha detto Scazzosi–. E la decisione della trasparenza, alla luce della situazione reale, è stata quella di chiudere in perdita». Chiarito questo, l’effetto della crisi che ha impattato sui conti della banca, vediamo il lato positivo del 2011, la capacità dimostrata dalla Bcc, anche in tempi difficili, di produrre reddito. E anche qui ci sono dati a testimoniarlo: il totale attivo nel 2011 è stato di 864.015.248 contro i 795.959.769 del 2010 (+ 8,5%); il margine di intermediazione è aumentato dai 26milioni 228.586 euro del 2010 ai 28 milioni 271mila 316 euro del 2011 (+ 7,8%); il margine di interesse è cresciuto dai 17 milioni 176mila 013 euro del 2010 ai 19 milioni 365mila 394 euro del 2011 (+ 12,7%). «Sarei preoccupato se non producessimo reddito –ha detto chiaramente Barni–, ma siamo sui livelli del 2007, ossia l’anno in cui la nostra Bcc ha avuto la migliore performance. Con una differenza però: allora l’economia tirava, i fallimenti delle aziende erano un terzo di quelli registrati nel 2011, l’Euribor, ossia la base per determinare i tassi, era al 4,6%. Oggi in condizioni di gran lunga peggiori siamo riusciti a stare, per redditività, ai livelli più brillanti mai raggiunti».

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Momenti della conferenza stampa che si è svolta il 4 aprile nella sede della nostra Bcc di Busto Garolfo, durante la quale il presidente Roberto Scazzosi e il direttore generale Luca Barni hanno presentato alla stampa i dati di bilancio 2011

Un risultato, questo, che non è casuale, ma programmato da tempo; precisamente dall’inizio del 2009, quando, votando le linee strategiche, la banca aveva deciso di affrancarsi dalla dipendenza dall’Euribor per produrre redditività e di puntare sui servizi alla clientela. «Abbiamo deciso di cambiare pelle –ha ricordato Barni–; ci siamo orientati con sempre maggior forza sulla clientela, come deve fare una banca azienda, una banca capace di produrre redditività, come dimostrano i 28 milioni realizzati in un anno complesso quale è stato il 2011. Quindi esiste soltanto un problema, che non è soltanto della banca, ma di tutto il sistema: le difficoltà delle aziende, le tante bandiere bianche alzate negli ultimi mesi dalle imprese». Ma anche dato il rosso in bilancio, Scazzosi ha tenuto a precisare che «uscire in perdita, non significa far mancare sostentamento al territorio, che ci sarà anche in questo 2012». Se quindi il problema sono i crediti inesigibili –hanno chiesto i giornalisti– come ci si può regolare per limitare al minimo i rischi negli impieghi? «Le politiche di concessioni dei crediti si sono molto affinate negli anni –ha spiegato Barni–; ma quando scoppia una crisi delle dimensioni di quella che stiamo vivendo da oltre tre anni in qua non si possono avere certezze puntando sulle aziende in cui investire in base alle dimensioni o al settore merceologico. La prima cosa che valutiamo in un’azienda è comunque la patrimonializzazione, tradizionalmente un punto debole dell’imprenditoria italiana, anche in Lombardia». Ma al di là del dato di cronaca, quel numero negativo in bilancio che sintetizza il cattivo momento dell’economia locale, la banca, come azienda, deve guardare a un orizzonte temporale più vasto, il medio lungo periodo: per questo è parso utile inquadrare l’ultimo esercizio nell’arco degli ultimi dodici anni della banca, ossia dal 1999 della fusione delle Bcc di Busto Garolfo con quella di Buguggiate. E qui carta canta: tutti gli indicatori, dalla fusione ai giorni nostri, attraverso una scansione 04quadriennale, mostrano un saldo ampiamente positivo. Alla base la scelta di fondere due banche che, separatamente, non sarebbero potute restare sul mercato e che, da banche dei rispettivi campanili, sarebbero dovute diventare, insieme, banca del territorio. E, contestualmente, da banche salvadanaio, ossia banche che investivano i risparmi dei clienti soprattutto in titoli di Stato (allora con rendimenti a doppia cifra), a banca impresa, ossia che raccoglie e impiega il denaro sul territorio. Ripercorrendo l’evoluzione delle voci prese in esame, le filiali delle due banche, nel 1999, erano 12, sono cresciute di una sola unità nel periodo immediatamente seguente alla fusione (2000-2003), si sono impennate a 18 filiali nel quadriennio dell’unione delle aree (2004-2007), si sono assestate a 19 nel quadriennio del consolidamento (2008-2011) con l’apertura a Gallarate. In crescita anche i dipendenti, dai 108 della fusione agli attuali 162. Ancora più indicativo il trend di crescita conosciuto dai soci: 1639 nel 1999, 2005 nel 2003, 2634 con l’unione delle aree storiche di Busto Garolfo e Buguggiate, 3541 a fine 2011. «La crescita della compagine sociale è la miglior misura della credibilità che la Bcc è andata costruendosi in questi anni e della fiducia che privati e imprese hanno in noi –commenta Scazzosi–: in questi anni ci siamo fatti conoscere non soltanto potendo vantare il fatto di essere l’unica banca veramente locale del territorio, ma proponendosi agli altri attori del Nord Ovest come soggetto proattivo, con progetti da realizzare insieme a favore dell’economia e del sociale del territorio stesso». Ma ancora più indicativi del cambio di pelle conosciuto dalla banca sono le voci raccolta e patrimonio di vigilanza. Ante fusione la raccolta delle due banche assommava a 256 milioni di euro, nel periodo del consolidamento ha superato i 660 milioni, a dimostrazione di una dinamicità che ha veramente trasformato la banca salvadanaio in azienda che movimenta e crea ricchezza sul territorio. Il patrimonio di vigilanza nel 1999 (ossia in oltre novant’anni di storia della Bcc di Busto Garolfo e in quasi venti di quella di Buguggiate) ammontava a 71,7 milioni di euro; al 31 dicembre 2011 totalizzava 103,9 milioni di euro, con un’accelerazione fortissima, quindi, dopo la fusione. Merita un’occhiata anche l’utile netto del periodo, che dal 2000 al 2003 è stato di oltre 11 milioni 900mila euro, è arrivato a superare i 24 milioni nel quadriennio 2004-2007, è comunque di 3 milioni 874mila euro al netto del passivo del bilancio 2011 nel quadriennio della crisi, ossia dal 2008. Ma interessante è anche affrontare il problema del momento, le sofferen – ze, ossia i crediti che non torneranno più alla banca, nella loro evoluzione. Si scopre che il rapporto fra soffe – renze e impieghi nel 1999 era al 7,7%, oggi è del 7,05%. Se si vuole dettagliare ancora di più il confronto 1999 – 2011 il rapporto fra la somma di sofferenze e incagli (le posizioni di credito sotto osservazione) e gli impieghi era al 13,26% al momento della fusione, è al 10,31% oggi, con una

Nella pagina precedente, due momenti della conferenza stampa che si è svolta il 4 aprile nella sede della nostra Bcc di Busto Garolfo, durante la quale il presidente Roberto Scazzosi e il direttore generale Luca Barni hanno presentato alla stampa i dati di bilancio 2011. Qui sopra Barni intervistato da Rete 55.
Barni intervistato da Rete 55

diminuzione percentuale del 22,25%. «Questi dati dimostrano che anche quando la banca era molto meno dinamica di oggi le sofferenze c’erano ed erano, in percentuale, ancora più rilevanti –afferma Scazzosi–: non rimedieremmo alle perdite quindi, anche nell’ipotesi, puramente teorica, di tornare a fare la banca salvadanaio. I numeri dimostrano che quando gli impieghi erano soltanto sulle aziende piccole le sofferenze erano ancora maggiori; le grandi realtà sono più sicure, anche se, quando falliscono, le per – dite per noi creditori sono decisa – mente più alte». La via da seguire è quindi quella imboccata a inizio 2009, che punta alla redditività con – centrandosi sui ricavi dai servizi e affrancandosi da un Euribor che, ai livelli attuali, ossia sotto il punto percentuale, rende poco o nulla. La conferenza stampa è stata anche l’occasione per fare il punto su alcuni temi d’attualità del sistema bancario, che molti imprenditori accusano per la stretta creditizia degli ultimi anni. «La nostra Bcc ha ricevuto 85 milioni di euro dalla Banca Centrale Europea attraverso il decreto “Salva Italia” -ha ricordato Scazzosi-: 60 di questi sono stati reimmessi nel sistema. Ma varrebbe la pena anche ricordare quello che hanno perso le banche nell’ultimo biennio prima di additare in loro le colpevoli di tutto: il sistema ha appostato perdite per circa 24 miliardi di euro per la crisi dell’economia reale; se a questi si sommano circa 26 miliardi di goodwill (perdite su avviamento) arriviamo a una cifra che si aggira sui 50 miliardi. Il totale sono un paio di manovre economi – che interamente pagate dal sistema. E quante risorse sono state sottratte al sistema produttivo con queste perdite?». «Ma c’è un altro aspetto da sottolineare nel rapporto fra clienti e banche -ha concluso Barni- molte grandi banche, specie straniere, hanno offerto alti rendimenti pur di portare a casa denaro fresco. Questi istituti, però, in Italia hanno soltanto raccolto denaro, perché hanno bloccato ogni investimento. Così si è registrato che alcuni clienti hanno tolto i risparmi dalle banche che investono sul territorio per spostarsi su chi garantiva interessi alti sui depositi, salvo poi chiedere a queste tassi bassi sui prestiti. Anche con questa mancanza di reciprocità bisogna purtroppo fare i conti».

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Confronto della situazione della Bcc nell’anno della fusione, il 1999, e lo stato attuale attraverso 5 voci qualificanti: il numero dei soci più che raddoppiato; la crescita delle filiali, che ha permesso l’unione delle aree di Busto Garolfo e Buguggiate; il patrimonio di vigilanza e gli indicatori critici (i rapporti tra sofferenze più incagli e impieghi).

 

 

 

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