Quali sono gli effetti benefici delle innovazioni sostenibili che permettono alle aziende di ottenere un maggiore vantaggio competitivo? A questa domanda cerca di dare risposta la ricerca dal titolo “Sustainable Innovation and Organizational Performance: beyond anecdotal evidence”, condotta dalla LIUC – Università Cattaneo in collaborazione con l’Università di Bologna e Tno-Strategic Analysis and Policy. Questo studio è stato, inoltre, presentato alla terza terza conferenza su Competitive renaissance through digital transformation, organizzata dall’università di Pavia con la Società Italiana di Management (SIMA).
Tra le evidenze emerse dalla ricerca ci sono una serie di ricadute positive sulla gestione delle risorse umane: dalla riduzione degli infortuni e delle malattie professionali al calo dell’assenteismo, fino all’aumento del coinvolgimento verso gli obiettivi aziendali.
Inoltre, in aziende più sostenibili si rileva una maggiore attenzione alle esigenze del cliente, attraverso l’offerta di prodotti sempre più ergonomici, sostenibili e duraturi, che migliorano la reputazione e l’immagine dell’azienda con effetti di fidelizzazione significativi. A sua volta, ciò comporta un ulteriore rafforzamento dei rapporti con i fornitori, promuovendo la convinzione che l’azienda mantenga le sue promesse in modo coerente, affidabile e responsabile.
E ancora, l’aumento della spesa per l’innovazione sostenibile influenza positivamente le relazioni e la gestione degli stakeholder (con possibili differenze tra le aziende a causa del loro accesso al credito e all’ammontare degli investimenti).
Un tema, quello del rapporto tra sostenibilità e performance organizzativa delle imprese, che tocca aspetti quali l’efficientamento delle risorse, la riduzione degli sprechi, l’utilizzo delle energie rinnovabili. La crescente attenzione verso ciò che è sostenibile risulta anche rafforzata dalla superiore consapevolezza dei consumatori circa la necessità di un cambio di rotta riguardante la “questione” ambientale, tradotta in una richiesta di prodotti sempre più sostenibili.
I ricercatori coinvolti nel progetto hanno scelto di focalizzarsi sul settore manufatturiero in quanto considerato cruciale per la riduzione dell’impatto negativo sull’ambiente.
“Abbiamo sviluppato un questionario – spiega Giovanna Afeltra, ricercatrice della LIUC – e lo abbiamo somministrato ad un campione, estratto casualmente, di circa 9.000 aziende italiane incluse nel database AIDA Bureau van Dijk. I questionari compilati sono stati 371. A rispondere sono stati per lo più i CEO delle aziende (oltre il 44%), seguiti da Innovation/R&D manager, Production manager, Business Development manager. L’ 81% dei partecipanti proviene per lo più da piccole imprese, in linea con le caratteristiche del tessuto imprenditoriale italiano”.
Le domande indagano la dimensione ambientale, economica e sociale dell’innovazione sostenibile, ma anche il rapporto delle organizzazioni con gli stakeholder esterni ed i dipendenti.
In particolare, l’attenzione è stata rivolta all’impegno delle aziende verso le problematiche ambientali, attraverso – ad esempio – il miglioramento delle capacità produttive nella riutilizzazione e rigenerazione dei materiali per soddisfare criteri e direttive ambientali, gli eventuali miglioramenti nei processi produttivi per ridurre l’uso di materie prime e l’efficientamento energetico.
“I risultati – continua Giovanna Afeltra – hanno dimostrato che l’adozione di innovazioni sostenibili da parte delle aziende italiane nel settore manufatturiero costituisce un importante driver con effetti benefici sulla performance aziendale, consentendo di conseguire un vantaggio competitivo di medio-lungo periodo”.