La ricetta per uscire dalla crisi di Univa nel settore del legno arredo

"Puntare sui giovani nelle imprese per resistere alla crisi”

La crisi di è sentita meno all’interno delle imprese familiari della filiera. “L’industria del legno guarda al futuro con cautela, ma con la capacità di resistere tipica della sua fibra.” Sono le parole di Roberto Pompa, Presidente del Gruppo merceologico “”Legno” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, che ha guidato l’assemblea annuale che riunisce le imprese del comparto, in assise congiunta con quelle del Gruppo Varie. “I numeri certo non sono positivi: la filiera italiana del legno-arredo chiude il 2020 con una contrazione del business pari a 10,8% rispetto al 2019, secondo i dati preconsuntivi elaborati dal Centro Studi di Federlegno Arredo. Un dato che, tuttavia, alleggerisce quello pesantemente negativo del primo semestre dell’anno: i mesi estivi sono stati fondamentali per recuperare in termini di fatturati e vendite. Ora è necessario guardare al futuro con quella capacità tipica dell’industria nazionale e varesina di essere resiliente. Gli ingredienti giusti per farlo? Serve, innanzitutto un cambio culturale: un’attitudine al cambiamento che, prima di tutto, riguardi il modo di pensare. In azienda serve certamente l’esperienza, ma anche la nuova linfa, che si acquisisce accelerando il passaggio generazionale nelle imprese familiari, che rappresentano quasi il 90% delle PMI, e allargando il management con nuove e attuali competenze.”

“Il tema del passaggio generazionale, della valorizzazione dei giovani è punto focale per la tenuta e lo sviluppo delle nostre imprese” conferma Giorgio Paglini, Presidente del Gruppo Varie di Univa. “Sono le stesse imprese a rendersene conto, come evidenzia una ricerca condotta di recente dalla LIUC-Università Cattaneo: una survey di FABULA, il Family Business Lab dell’Università ha messo in evidenza una migliore tenuta e capacità di reazione delle aziende di famiglia nella difficile fase economica che stiamo vivendo. Tra le altre caratteristiche, infatti, la ricerca ha messo in luce come le imprese più resistenti abbiano saputo coinvolgere maggiormente le nuove generazioni (caratteristica che coinvolge il 50% del campione) e contino di farlo in misura ancora maggiore nel 2021. Puntare sui giovani deve rientrare nelle priorità delle imprese e di tutto il sistema: serve, ad esempio, dare opportunità aumentando gli investimenti nei percorsi post-diploma degli ITS (vere fabbriche di occupazione), e incrementando le risorse destinate alle agevolazioni e alle decontribuzioni per l’assunzione di ragazze e ragazzi”.

Ma quali sono i numeri specifici dei due settori accorpati in assemblea congiunta? Le imprese del settore legno numericamente rappresentano l‘1,4% della compagine associativa di Univa e lo 0,5% in termini di numero di addetti; quelli delle attività varie (settore abrasivi, concessionari d’auto, giocattoli, imprese di pulizia, incisori cilindri) rispettivamente il 3,3% e il 2,3%. In totale i due comparti impiegano 1.819 addetti. Per quanto riguarda il legno nello specifico, i dati del commercio estero varesino sono in linea con quelli nazionali: nel 2020 rispetto al 2019, si è registrato un calo del settore sui mercati di oltre confine del -11,5%, per un valore un totale di 11.495.258 di euro. I principali mercati di riferimento sono la Svizzera e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria, l’andamento del settore racconta nel 2020 di una variazione del +2.101% con un passaggio da 18.152 ore (2019) a 399.619 (2020).

“Le imprese oltre la crisi Covid-19”, la survey promossa dalla LIUC – Università Cattaneo, è stata posta al centro dell’Assemblea che ha riunito le imprese “Legno” e “Varie” e che ha visto la partecipazione del Rettore Federico Visconti e dei docenti Valentina Lazzarotti e Salvatore Sciascia del Centro su Strategic Management e Family Business della LIUC Business School, autori dello studio. I relatori hanno messo in luce le criticità sul piatto in questo momento e gli strumenti adottati – o in via di adozione – da parte delle imprese per superarli: “Dalla ricerca – hanno spiegato Lazzarotti e Sciascia – emerge come la crisi di liquidità che nel 2020 ha riguardato il 37,4% delle imprese e nel 2021 coinvolgerà il 30,2%, sia meno sentito all’interno delle imprese familiari, anche quelle del settore legno. Realtà, questa delle imprese familiari, in cui sta crescendo la propensione ad aprirsi a manager esterni. Una tendenza che nel 2020 ha riguardato il 30% delle realtà aziendali e che nel 2021 salirà al 35%, segno di come stiano cambiando i modelli organizzativi e come proprio le family company stiano emergendo come la fascia imprenditoriale più ottimistica sugli scenari futuri”.

“Nell’attuale difficile scenario – è stato il commento del Rettore Visconti – sta emergendo la centralità degli imprenditori nel nostro sistema Paese. Gli imprenditori si stanno facendo interpreti di progettualità e strategie di cambiamento coraggiose, più di altri settori della società italiana maggiormente propensa a giocare in difesa. La sfida per le imprese oggi è quella di passare da un modello basato solo sulla rinomata creatività imprenditoriale, ad un modello costruito su un maggiore tasso di managerialità, anche all’interno della predominante realtà delle imprese familiari”.

 

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