“Abbiamo celebrato troppi funerali, ma abbiamo continuato ad annunciare la resurrezione”

Così l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, celebra la giornata di oggi: "La gioia di Pasqua arriva dalla sconfitta della morte"

«Abbiamo vissuto tempi tribolati: ma abbiamo continuato a consolare con le parole di Gesù. Io vi ammiro e vi ringrazio. Abbiamo celebrato tanti funerali, troppi funerali: ma abbiamo continuato ad annunciare il vangelo della risurrezione: io vi ringrazio e vorrei farvi sentire la mia prossimità e il mio incoraggiamento»: con queste parole l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, si è rivolto ai sacerdoti presenti in Duomo per la Messa crismale, rivolgendosi idealmente a tutti i presbiteri della Diocesi.

Nella Chiesa cattolica, la Messa crismale è la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo in cattedrale, generalmente la mattina del Giovedì santo: i presbiteri presenti rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale, mentre il vescovo consacra gli olii santi – il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi – che verranno usati durante l’anno per amministrare alcuni sacramenti (battesimo, cresima, ordine, unzione degli infermi).

E’ stato lo stesso  mons. Delpini a consegnare gli oli santi nelle zone della Diocesi più lontane da Milano, ovvero Lecco, Seveso e Varese.

«Abbiamo attraversato come tutti momenti di smarrimento, di paura, forse anche di depressione: ma abbiamo continuato a tenere fisso lo sguardo su Gesù. Io vi ringrazio per la vostra testimonianza – ha proseguito mons. Delpini -. Mentre siamo logorati dalle incertezze, mentre ci sentiamo tutti più poveri, mentre soffriamo di essere imprigionati dalla pandemia, mentre siamo incapaci di vedere il cammino da seguire, Gesù proclama l’anno di grazia del Signore».

A differenza degli anni passati, in cui il Duomo si riempiva di sacerdoti, e dopo il rinvio della Messa crismale durante il lockdown del 2020, quest’anno ha partecipato alla celebrazione un numero contenuto di sacerdoti, nel rispetto delle norme di distanziamento e di limitazione degli accessi. A loro l’Arcivescovo ha ricordato che «questo anno di grazia non è un ciclo naturale che viene come viene il sole dopo la pioggia, la primavera dopo l’inverno, una sconfitta del virus dopo che siamo stati tanto duramente sconfitti per mesi», bensì «questo anno di grazia è dono, è rivelazione, e per noi, per la Chiesa, per i credenti, ma in particolare per noi consacrati, è la responsabilità di essere testimoni».

 

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