La banca di comunità attira sempre più le imprese maggiormente dinamiche, quelle impegnate simultaneamente nei tre driver della competitività conquistando nuovi spazi tra le imprese che investono in ricerca, innovazione, internazionalizzazione. E’ quanto risulta dal Rapporto 2020 del Centro Studi MET-Monitoraggio Economia Territorio “Gli anni delle crisi: l’industria italiana dal 2008 al 2020”
Le banche mutualistiche di comunità, di proprietà dei territori, caratterizzate da governance democratica (una testa-un voto), che operano e decidono nei luoghi, quindi “prossimi” per geografia e per dimensioni alla grande maggioranza delle imprese, svolgono un ruolo complementare a quello delle banche di grandi dimensioni, a struttura capitalistica, spesso cross border e a proprietà mista (sia nazionale sia internazionale), con centri decisionali e spesso interessi “non prossimi” ai territori.
La formula bancaria locale e mutualistica – evidenzia tra l’altro il Rapporto MET 2020 -consente di accompagnare sempre meglio le imprese maggiormente dinamiche senza abbandonare a sé stesse le intermedie e le statiche (quelle cioè che adottano uno o due dei driver della competitività) e che pure continuano a dare lavoro a centinaia di migliaia di persone e a produrre reddito. Elementi quanto mai preziosi soprattutto in un paese con difficoltà strutturali, ritardi sistemici e occupazione con ampia variabilità quali-quantitativa.