Gli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale, gli ISA, servono allo Stato per conoscere quali sono le aziende virtuose e quali a rischio di evasione, oltre, vogliono accertarsi, in sostanza, che tutti paghino le tasse dovute. In questi giorni c’è grande fermento, confusione e preoccupazione. Chi ha un indice alto, sopra l’8, è abbastanza tranquillo, ma chi ha un voto basso è preoccupato di eventuali visite fiscali di controllo. L’Agenzia delle Entrate, in una recente nota, si è occupata proprio di questi casi. E’ possibile specificare nelle note ulteriori comportamenti virtuosi che non vengono calcolati al fine del punteggio degli ISA.
“Per i periodi d’imposta per i quali trovano applicazione gli indici, – scrive l’Agenzia delle Entrare – i contribuenti interessati possono indicare nelle dichiarazioni fiscali ulteriori componenti positivi, non risultanti dalle scritture contabili, rilevanti per la determinazione della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi, per migliorare il proprio profilo di affidabilità nonché per accedere al regime premiale di cui al comma 11. Tali ulteriori componenti positivi rilevano anche ai fini dell’imposta regionale sulle attività produttive e determinano un corrispondente maggior volume di affari rilevante ai fini dell’imposta sul valore aggiunto”.
È, pertanto, possibile indicare ulteriori componenti positivi anche per un valore inferiore rispetto a quello proposto dall’ISA come importo utile a massimizzare il punteggio di affidabilità.