Il Portale, http://www.contributixte.eu/it/ è dedicato al target italiano, imprenditori, pubbliche amministrazioni, professionisti, artigiani, associazioni. Dopo la registrazione gratuita, è possibile con un paio di semplici clic e digitando parole chiave avere visibilità, settore per settore, categoria per categoria, sui bandi, le call comunitarie, nazionali, regionali e camerali. E se al momento della ricerca non vi fossero bandi attivi, il sistema informatico del Portale Contributiperte invierà automaticamente una email all’utente per segnalare nuovi bandi o call sullo stesso tema pubblicati dopo la precedente ricerca inevasa.
I fondi europei destinati all’Italia per il periodo 2014-2020 ammontano a quasi 43 miliardi di euro. Se si sommano le risorse del finanziamento statale si arriva a 73 miliardi del fondo per lo sviluppo in sette anni. In media circa 10 miliardi all’anno. Un rilancio degli investimenti è certamente necessario ma è pur vero che l’Italia è il secondo beneficiario dei fondi strutturali europei e sembra che nessuno se ne accorga. Prendendo ad esempio il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), la Lombardia ha speso il 4,1 per cento dei fondi a disposizione. Nel caso invece dell’FSE (Fondo Sociale Europeo) la Lombardia ha speso il 6,5 per cento dei fondi a disposizione. Considerando anche il terzo fondo (FEASR , Agricoltura) a metà del programma 2014-2020 la Lombardia ha speso 124 milioni dei fondi a disposizione.
Il motivo è semplice: i finanziamenti ci sono, ma poi bisogna attivarli. Ed è qui che il paese mostra tutti i suoi limiti. Nei primi 36 mesi del piano settennale in scadenza fra due anni, dei fondi stanziati dall’Unione Europea, l’amministrazione pubblica italiana ha speso solo il 3%. I dati fanno riferimento alla prima relazione della Commissione UE per il 2017 sull’uso dei cinque fondi strutturali europei, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) , Fondo Sociale Europeo (FSE) , Fondo di coesione, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
“Presentare una richiesta di finanziamento o rispondere ad una call comunitaria è decisamente complicato – ha sottolineato l’on. Cirio, l’ideatore del portale – e le nostre piccole medie imprese non sempre possono dedicare a tempo pieno una risorsa umana su questo tema. In compenso esistono società di consulenza (le più efficienti sono a Roma) in grado di sviluppare l’idea progettuale dell’imprenditore e sostenerlo nella presentazione dell’istanza seguendone poi l’iter amministrativo-tecnico in sede comunitaria. Le società di consulenza serie – ha chiosato – l’europarlamentare non vi chiederanno mai un anticipo retributivo sul lavoro da fare, ma concorderanno un compenso percentuale (che può arrivare anche al 20% dell’importo finanziato) solo ed esclusivamente a finanziamento concesso”.
L’on. Cirio ha confermato che “l’Italia perde 2.5 miliardi ogni sette anni sul versante dei fondi UE, e che di questo gap è responsabile solo il nostro Paese poiché nei decenni passati non si è investito sulla nostra presenza a Bruxelles sul versante della rappresentanza politica e tecnica visto che sono pochissimi i funzionari e i dirigenti in quota Italia nella governance comunitaria”. In compenso a Bruxelles il capo degli autisti del Parlamento è un italiano. Un altro handicap è rappresentato dal fatto che gli italiani hanno scarsa dimestichezza con la lingua inglese: le pagine web più rilevanti digitando la voce “fondi UE” sono scritte proprio in inglese. Se a ciò sommiamo che alla ricerca sul web della voce “fondi comunitari” le indicizzazioni dei principali motori di ricerca non evidenziano i siti migliori, ma prioritariamente quelli che hanno investito di più in pubblicità su Google (per esempio), è comprensibile che l’utente italiano faccia fatica ad orientarsi.