A livello patrimoniale, le BCC sono passata dai 18,4 miliardi del 2009 ai 19 miliardi e 425 milioni di fine 2017 (+ 5,43%), consolidando, in questo modo, il loro patrimonio con oltre un miliardo di euro in più, e, confermando, ancora una volta, la loro solidità economica.
Allo stesso tempo, è stato incrementato il patrimonio delle banche di secondo livello, future capogruppo dei nuovi Gruppi Bancari Cooperativi, complessivamente da 1 miliardo e 238 milioni ai 2 miliardi e 871 milioni.
Il segno evidente e oggettivo che non si è dilapidata ricchezza. Anzi se ne è creata. E sempre in una logica di sostegno ai territori, senza alcun obiettivo di massimizzazione del profitto individuale.
Tutto questo – secondo Federcasse – è avvenuto, peraltro, in uno dei decenni più duri per le istituzioni economico-finanziarie. Un decennio nel quale le BCC hanno risolto al proprio interno, e senza alcun contributo pubblico, situazioni di criticità; capitalizzando efficacemente i nascenti Gruppi Bancari; difendendo i livelli occupazionali e accrescendo le quote nel cruciale mercato dell’erogazione del credito. Dietro questi numeri, il dato centrale di un modello di business che ha dimostrato tutta la sua efficacia e che deve essere costantemente adeguato, ma non snaturato.
“Reinvestendo sul territorio il risparmio che in quel territorio si origina – è l’opinione del Presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba – cioè continuando a ‘fare banca’ con l’obiettivo di creare benessere diffuso, le BCC hanno continuato a sostenere l’economia reale svolgendo un riconosciuto ruolo anticiclico. E le quote di mercato sono cresciute arrivando al 22% del totale dei crediti erogati alla piccole imprese della manifattura e dell’artigianato, al 20% per le imprese dell’alloggio e ristorazione (turismo), al 19,6 per quelle del settore agricolo ed agroalimentare, al 14% per le imprese del terzo settore ”.
“E’ arrivato il momento – aggiunge dell’Erba – che si apra un dibattito ai più alti livelli sull’attualità e sulla efficacia del modello di banca cooperativa e mutualistica. Multidimensionale per definizione e che pertanto ha bisogno di un approccio che ne sappia distinguere le specificità normative ed organizzative e, soprattutto, ne possa misurare l’efficacia rispetto ad una missione differente”.