Andrea Pinciroli, un uomo “severo”, ma cortese che ha dedicato la sua vita professionale alla nostra Banca

Intervista al figlio Antonio che ripercorre la lunga carriera del padre. Dall’assunzione nel 1933 fino alla direzione generale arrivata nel 1946. Il ricordo, emozionante e ricco di particolari, dell’unico figlio che ha seguito le orme del padre all’interno del nostro istituto di credito e che l’ha accompagnato nella crescita sociale ed economica del territorio

Il nuovo quadro appeso nell’atrio d’ingresso della sede centrale Bcc di via Manzoni ritrae un uomo impeccabile dall’aria distinta. Per quarant’anni, a Busto Garolfo, quell’uomo è stato l’impersonificazione stessa della nostra Banca, tanto che in paese era uso comune dire “A vo dul ‘drea a fas da i danè” (“Vado dall’Andrea a farmi dare i soldi”), dove “ul ‘drea” stava per Andrea Pinciroli, bustese doc, primo dipendente e primo direttore generale del nostro istituto di credito. A cinque anni dalla scomparsa, la Bcc ha voluto rendere omaggio all’uomo che vanta quarant’anni di servizio, di cui 34 da direttore. L’immagine scelta per ricordarne la memoria è particolarmente significativa, in quanto rappresenta un collegamento tra passato e futuro dell’istituto. La foto, infatti, era stata scattata in occasione dell’inaugurazione della nuova sede nel 1994: a quell’epoca Pinciroli era già in pensione da tempo, ma il suo legame con la Banca non si è mai spezzato e aveva partecipato all’evento, fiero ed orgoglioso della nuova dimensione in cui si stava proiettando l’istituto bancario che lui aveva contribuito a crescere in maniera così determinante. Certo, dal giorno del suo primo ingresso in Banca, le cose erano cambiate radicalmente. Antonio, classe 1940, il maggiore e l’unico dei quattro figli di Pinciroli ad avere seguito le orme paterne in Bcc, ci aiuta a ripercorrere le tappe principali della sua storia professionale. Correva l’anno 1933 quando “ul ‘drea”, ragazzo di Chiesa, conosciuto in paese per la sua integrità e correttezza, fu assunto dalla Cassa Rurale, allora seguita ancora da rappresentanti del clero che l’avevano fondata, diventandone il primo dipendente. «Mio padre -racconta Antonioha iniziato a muovere i primi passi in Banca appena ventenne. L’allora Cassa Rurale aveva sede in via Abbazia e gestiva la Sezione Agraria, che si occupava dell’ammasso del grano prodotto dai contadini di Busto Garolfo e dei comuni limitrofi. Mio padre si occupava principalmente della gestione della contabilità della Sezione, ma nel frattempo iniziava a interessarsi della Banca, succedendo così a don Carlo Cerutti, che ricopriva l’incarico di cassiere-contabile». Nel 1939 fu promosso a cassiere contabile in quanto la Sezione Agraria era passata in gestione al Consorzio agrario di Milano. «Gestiva la cassa nel senso letterale del termine, nel senso che aveva una cassa in cui erano contenuti tutti gli averi della Cassa Rurale» spiega ancora il figlio. Poi scoppiò la guerra e fu chiamato alle armi: ritornò a casa l’8 settembre 1943, giorno dell’Armistizio, e fino alla Liberazione continuò a seguire la gestione contabile della Cassa, sia pure con tutte le cautele del caso, vista la sua situazione militare. Dopo la guerra e la svalutaizone della lira, l’attività della Banca ripartì praticamente da zero e, 13 anni dopo l’assunzione, Pinciroli diventò il primo direttore. Nel ‘53 la sede della Cassa Rurale si spostò in piazza Concordia a Busto Garolfo. L’economia stava cambiando: l’agricoltura diminuiva e nascevano le attività artigiane, principalmente tessili e meccaniche. Parecchie famiglie avevano uno o due telai in casa che lavoravano di notte per le grosse aziende della zona. Poi sono diventati artigiani tessili e meccanici. «La Banca -continua Antonio- si adeguò alla nuova clientela: la gente non chiedeva più i soldi solo per comprare sementi o bestiame, ma per incrementare l’attività o costruire casa. L’adeguamento non ha riguardato solo i cambiamenti in corso nell’economia e nella società, ma anche nelle tecnologie, che nel frattempo stavano evolvendo rapidamente». Antonio, mentre racconta la storia della Banca utilizza verbi al plurale e ricorda con precisione tutte le date e gli impiegati che si sono avvicendati nel tempo. Anche la sua vita ha iniziato a intrecciarsi ben presto con quella della Banca: «Sono stato assunto ufficialmente -precisa- il primo gennaio ’63, ma già da qualche anno lavoravo durante le vacanze. Anzi, il primo impiego mi è stato assegnato a 6 anni: era il ’46 e bisognava sostituire le “Am lire”, ossia l’Allied Military Currency, monete militari introdotta dalle truppe d’occupazione Alleate. Il mio compito era raggruppare le banconote con lo stesso numero». Il direttore Pinciroli non era appassionato di tecnologia, ma apprezzava e sosteneva i cambiamenti. «Passammo dal lavoro manuale alle prime macchine meccaniche e quindi a quelle elettriche, a volte modificandole in base alle esigenze della Banca per ottenere migliori risultati». Ma il salto di qualità vero e proprio fu il passaggio all’elettronica, con l’arrivo del primo personal computer, il 20 ottobre del 1980. «Una vera rivoluzione» ricorda Antonio e le sue parole riportano a un tempo che pare lontanissimo. Rimanere una Banca locale faceva parte di una strategia precisa: la Cassa Rurale si occupava solo di Busto Garolfo e delle sue due frazioni, Olcella e Villa Cortese (che è diventato comune a sé nel 1967). «Si era deciso -precisa Antoniodi mantenere un territorio di azione limitato per scelta, in quanto in questo modo si poteva avere una conoscenza privilegiata delle persone». A Busto Garolfo, “ul ‘drea” era l’impersonificazione stessa della Banca, con tutte le implicazioni che questo poteva avere: «La mia famiglia -dice- abitava proprio sopra la sede di piazza Concordia. Questo voleva dire che non c’erano orari né sabato e né domenica: quando qualcuno aveva qualche problema di tipo “bancario”, semplicemente suonava il nostro campanello. Ogni volta mio padre era disponibile, per quanto possibile, a risolvere il problema ». Il direttore Pinciroli andò in pensione nell’aprile del 1975: la Banca contava 12 dipendenti e aveva preparato il terreno per la scalata che l’ha portata, oggi, ad averne 140. «Un consiglio? Mai lavorare con papà, perché quando deve prendersela con qualcuno sceglie sempre il figlio». Ride e poi torna serio: «Il tratto principale del carattere di mio padre –ricorda- era di essere sempre disponibile». Ora il suo sguardo fermo, ma gentile, è tornato a controllare gli sportelli della nostra Bcc.

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consegna di un riconoscimento al figlio Antonio
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Durante al cerimonia di inaugurazione del ritratto di Andrea Pinciroli, Il presidente Caglio e il direttore Innocenti hanno consegnato un omaggio floreale alla signora Fernanda (a destra nella foto) moglie di Pinciroli e alla sorella Marina (a sinistra)
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Un particolare del ritratto di Andrea Pinciroli

 

 

PER APPROFONDIRE

 

Il ricordo di Alfredo Ferri*

«Devo un ricordo particolare ad Andrea Pinciroli per un motivo personale. Nel 1945, terminata la guerra e i miei doveri verso la Patria, in attesa di riprendere la mia professione di insegnante, ero entrato per caso in contatto con la Cassa Rurale di Treviglio che mi aveva offerto un temporaneo impiego. Ebbi così modo di conoscere il Movimento Cooperativo di Credito e, apprezzandone scopi e principi, ne restai subito attratto. In questo, mi furono maestri alcune persone e, tra queste, in particolare Andrea Pinciroli. La sua semplicità e umanità me lo fecero diventare subito amico. Mi aiutò, con il suo esempio, a capire l’essenza delle Casse Rurali, che dovrebbe essere l’essenza dell’uomo, con una triplice dimensione: quella morale o religiosa, quella del lavoro e quella sociale nel rapporto con gli altri. E mi fu di pratico esempio nel coniugare i due principi che devono regolare la nostra vita : la fede -salda era la sua nei principi cattolici- e le opere che perseguì nei molteplici campi della sua attività. Se rimasi nel mondo delle Casse Rurali lo devo anche a lui; e se i rapporti di lavoro ebbero il loro naturale termine, così non accadde alla nostra amicizia che durò fino alla sua morte. Continuerà in me la gratitudine per il suo insegnamento».

* Alfredo Ferri, presidente onorario della Cra di Treviglio, già direttore e poi presidente della Cassa Rurale di Treviglio e già presidente della Federazione Italiana e membro dell’associazione Banche Cooperative Europee.

 

Il presidente ricorda una figura storica

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Fuori dall’ambito lavorativo Andrea Pinciroli era un conversatore piacevole grazie alla sua intelligenza e cultura «Andrea Pinciroli ha avuto l’indubbio merito di aver trasformato l’allora Cassa Rurale da “banca della sacrestia” a istituto bancario”. Il presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Silvano Caglio, usa parole di stima nei confronti della persona che ha traghettato la banca dagli anni Trenta agli anni Settanta. “Si dice di noi – continua il presidente-che siamo una Banca di relazioni e che siamo un sistema di valori. Ma le relazioni si intrattengono tra uomini. I valori si trasmettono tra uomini. Pertanto, la materia prima di questa Banca non è il denaro, ma sono gli uomini. Se questa Banca, nei suoi quasi 110 anni di vita ha continuato a diventare sempre più grande e sempre più importante per l’economia e la società del suo territorio è perché, nel tempo, gli amministratori hanno sempre saputo scegliere bene la materia prima: gli uomini, i dipendenti. Con Andrea Pinciroli, oggi, ricordiamo tutti quegli amministratori e dipendenti che sono stati veri e propri pionieri di questa avventura; che hanno fatto sì che nel corso degli anni, e spesso anni bui e difficili, la Cassa fosse sempre un faro acceso per tutti quelli che avevano bisogno. Grazie quindi ad Andrea e a quegli uomini come lui che ci rimarranno come esempio da seguire negli anni a venire».

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