La solidarietà del sistema Bcc ha consentito di reggere anche all’ultima crisi economica, il rettore dell’Università Cattolica del S. Cuore

Franco Anelli
Franco Anelli
"La dimensione locale ha una valenza identitaria e positiva: consente in situazioni fisiologiche di mercato un migliore apprezzamento del rischio di credito"

“Le BCC, che inizialmente bene avevano retto l’urto della crisi, grazie a una consistenza patrimoniale accumulata negli anni, e anzi avevano potuto sostenere le imprese e le famiglie del territorio di riferimento, si sono trovate per la stessa ragione esposte alle conseguenze del prolungarsi della crisi economica e degli impatti di questa sugli operatori”. ha spiegato , ha detto il Rettore dell’Università Cattolica del S. Cuore, Franco Anelli,  durante la sua ultima lectio magistralis tenuta sull’argomento, “armonizzare non è omologare”

“E così di fronte ai rischi prodotti dalla globalizzazione, che ha portato le onde dell’oceano nei mari chiusi nei quali le BCC operavano, ci si è chiesti come esse potessero raggiungere, senza risultarne snaturate, livelli adeguati di consistenza patrimoniale, di capacità operativa, di efficienza.

La risposta, anche nei progetti di “autoriforma” del sistema bancario cooperativo elaborati nella travagliata stagione che ha condotto alla novella del 2016 , è stata rinvenuta nello strumento antico della solidarietà di sistema, che, con le più varie modalità e declinazioni, negli anni ha sempre connotato il milieu del credito cooperativo.

E’ stato però necessario agire con originalità e mettere in campo strumenti giuridici in parte inediti.

La banca cooperativa opera a favore di un contesto sociale del quale è espressione; è legata alle persone raccolte in comunità. Non è, questa, un’oleografica narrazione, ma un dato strutturale. Si può benissimo essere capitalisti da soli, ma non si può pensare di cooperare, di agire mutualisticamente, da soli.

Si può accumulare capitale individualmente o mediante uno strumento societario fondato sull’apporto di capitale conferito nell’attesa di una remunerazione, di un capitale anonimo, secondo l’antica eloquente definizione della società azionaria. La stessa società lucrativa capitalista, ancorchè societas esprime un modello antropologico individualistico, perché i soci vi operano come portatori di interessi squisitamente individuali.

La cooperativa, viceversa, è pensata come strumento di produzione e condivisione di vantaggi necessariamente collettivi e che, essendone preclusa la ripartizione, collettivi sono destinati a rimanere. In questa prospettiva, la funzione originaria del credito cooperativo è evidentemente quella di sovvenire un certo territorio favorendo la creazione di ricchezza, assicurando provvista di risorse da iniettare nel sistema anche in funzione di stabilizzazione nei momenti difficili. Essere, come è stato detto, il “salvadanaio” della comunità.

Dunque la dimensione locale ha una valenza identitaria e positiva: oltre a realizzare il servizio alla comunità del territorio che appartiene alla funzione sociale di cui all’art 45 Cost., consente in situazioni fisiologiche di mercato un migliore apprezzamento del rischio di credito; un vantaggio che tuttavia in tempi di crisi è sopravanzato dagli effetti avversi di una scarsa diversificazione degli impieghi”.

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