“Il sistema del credito cooperativo ha una granularità speciale dei depositi, non ha depositi per importi rilevantissimo, tanto che il 66% dei nostri depositi rientrano nella protezione del fondo di garanzia dei depositanti, sono, cioè, sotto i 100mila euro. Esiste, quindi, una massa di depositanti scarsamente sensibili all’andamento dei mercati finanziari. La fuga di liquidità che può mettere in crisi una grande banca nel nostro sistema non si può assolutamente verificare”, spiega Augusto dell’Erba presidente di Federcasse.
“Ciò che è avvenuto negli Stati Uniti con le crisi delle banche regionali non c’entra assolutamente nulla con quello che potrebbe avvenire in Italia e che ovviamente non è avvenuto”. La California è di fatto uno stato e le sue banche non “non possono essere paragonate, ad esempio a quelle dell’Umbria” La prima banca fallita in California “aveva depositi di importo rilevantissimo e quindi molto sensibili all’andamento della finanza”
“Per il Credito Cooperativo è un momento favorevole, non solo perché i conti sono andati bene, le trimestrali sono andare bene, ma anche perché il credito cooperativo giunge a questa fase post crisi, post pandemia avendo dimostrato una straordinaria capacità dii declinare la riforma così come è stata veicolata in modo efficiente. Non siamo minimante a rischio di patrimonializzazione. Abbiamo pagato le crisi degli altri. Questa formula bancaria quello che fa lo fa bene”.