“Il 25 aprile rappresenta una liberazione anche per il movimento cooperativo, ostacolato con forza dal regime fascista che aveva promosso già dalla fine degli anni ’20 un sistema corporativo compiacente e funzionale ai propri interessi e che mal tollerava organizzazioni autonome, che promuovevano la libera partecipazione e il valore della democrazia sociale, politica ed economica”, ricordava qualche anno addietro Massimo Minelli in uno storico editoriale.
“Con l’avvento dei movimenti di liberazione l’organizzazione del sistema cooperativo fu molto funzionale sia tra gli stessi partigiani sia soprattutto nelle brevi esperienze delle libere repubbliche del ’44, con cui si fecero le prove generali di uno Stato libero e democratico, ispirato ad una linea economica a metà tra pubblico e mercato.
E contrariamente a quanto si pensi, molto alto fu il contributo del movimento cooperativo “bianco” ed il tributo anche di vite umane di giovani cattolici morti per la libertà. E sulle radici di questo grande sacrificio e immenso amore per la vita e la libertà poggia il grande risveglio del primo dopoguerra, dove il movimento cooperativo costituì un pilastro portante della ricostruzione morale e materiale del nostro Paese.
La cooperazione continua ancor oggi a liberare anche dalla massimizzazione del profitto, rinforzando il patrimonio collettivo dei soci e reinvestendo nella propria produzione quanto in eccesso ricavato.
Libera dalla voglia di scappare dalle proprie comunità, quando queste si impoveriscono e quando restare sul posto a produrre lavoro significa sacrifici e perdite patrimoniali.
Libera dalla voglia di ottenere un potere assoluto, perché devi sempre fare i conti con il principio democratico “una testa un voto” e non esistono padroni e sudditi ma solo soci che esprimono una mutualità interna ed esterna.
Ma la cooperazione libera anche per dare un segnale al mondo che esiste una forma di economia umana, che la solidarietà tra le persone è ancora possibile, che lavorare insieme allevia la fatica, che perseguire insieme un sogno costituisce già un grande cambiamento, che non c’è maggiore gioia che lavorare per il bene comune.
Tutto questo e altro ancora rappresenta il grande valore di libertà che la cooperazione ci regala. Sta a noi continuare a fare memoria di quanto sia costata, anche al nostro movimento, riconquistare questa libertà e lottare perché le nefandezze di qualche persona gretta non infanghi la gloriosa tradizione della cooperazione, che ha ancora molto da offrire al nostro Paese”.