L’analisi dell’Ufficio Studi e Statistica di Camera di Commercio in relazione all’indagine congiunturale relativa al IV trimestre 2021, condotta da Unioncamere Lombardia su un campione di quasi 300 imprese varesine, disegnava un andamento positivo del sistema produttivo territoriale.
Il sistema economico varesino, infatti, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso continuava la sua corsa, superando i livelli produttivi pre-pandemia, anche se, sul consolidarsi della velocità di crociera, si diceva, pesassero le incognite legate ai forti rincari dei prezzi delle materie prime e le tensioni sui mercati del gas e dell’energia elettrica.
Oggi, purtroppo, a quei dubbi e tensioni si aggiunge la guerra, il cui riverbero sull’economia è già iniziato.
L’auspicio è che il torni a vincere il buonsenso permettendo, da subito, quanto meno un cessate il fuoco che risparmi i civili, lasciando poi il lavoro alle diplomazie affinché riescano, velocemente, a porre fine al conflitto russo-ucraino.
I dati della nostra economia territoriale marcavano, prima dello scoppio del conflitto, dati particolarmente positivi, in primis con una forte capacità delle nostre aziende di crescere: nel periodo ottobre-dicembre, la manifattura industriale ha infatti aumentato la produzione del 12% e quella artigiana dell’11,1% rispetto allo stesso trimestre 2020. Significativo l’incremento nei confronti del III trimestre dello stesso 2021, con rispettivamente un +3,3% per l’industria e lo stesso valore per l’artigianato. Inoltre, la quota di fatturato con l’estero dell’industria si è attestata su un buon 42,3% mentre il tasso di utilizzo degli impianti è salito dal 63% al 72,5%. Quanto all’artigianato, i ricavi realizzati attraverso le vendite all’estero si sono invece contratti all’8,2% del totale mentre il tasso di utilizzo degli impianti si è attestato al 63,8%. Tutti dati del positivo rimbalzo post pandemico, riscontrabili trasversalmente nei singoli settori, quasi tutti registrano una variazione positiva sia congiunturale (rispetto al trimestre precedente), sia tendenziale (rispetto all’analogo trimestre dell’anno prima). In particolare, considerando il rapporto anno su anno, nel manifatturiero industriale si segnalano il +14,5% della meccanica e il +20,5% del tessile. Nell’artigianato, poi, molto bene la gomma-plastica (+23%) accanto al tessile (+15%) e la meccanica (+12%). Tutto questo porta a un indice della produzione che per l’anno appena concluso ha raggiunto quota 114,2. Meglio non solo del 2019, quando era fermo a 113,5, ma anche del 2007, dove si era attestato a quota 112,9. Pare insomma essersi conclusa la rincorsa al recupero dei livelli produttivi precedenti sia all’emergenza sanitaria, sia al crollo delle borse del 2008-09 allora causato dalla crisi finanziaria innescata dal fallimento della Lehman Brothers.
Di positivo si registra anche il miglioramento della situazione cassa integrazione: dopo il picco di 70 milioni di ore in provincia di Varese nel 2020 condizionato dall’emergenza sanitaria, i dodici mesi scorsi hanno visto una discesa a 45 milioni, così differenziate: 23 milioni di ore per quella ordinaria (-50% nel confronto con il 2020), 18 milioni per quella in deroga e poco più di 4 milioni per quella straordinaria, usualmente utilizzata per le ristrutturazioni aziendali.
L’ultima analisi non può che essere però collegata al tema energetico. Gli imprenditori del territorio intervistati, già a fine 2021, segnalava il rischio di shock energetico: ben il 65,8% degli industriali non si aspettava aumenti nei livelli produttivi per l’immediato futuro. Il dato peggiora per i titolari di attività artigiana, dove il 79,7% pensa a una situazione in discesa o, al meglio, stabile.
Figuriamoci oggi, coi venti di guerra che soffiano forte.