Le Bcc si sono unite alle tante di iniziative di volontariato scese in campo da quando è iniziata la pandemia. La capacità di resilienza delle comunità sarebbe stata meno forte se non ci fosse stata una serie di iniziative spontanee, immediate, coerenti con le necessità dei territori intercettate da banche che vivono in “simbiosi” con le realtà di cui sono diretta espressione.
Le iniziative messe in campo dal sistema delle Bcc hanno spaziato dalla fornitura di apparecchiature sanitarie per i presidi ospedalieri (soprattutto minori) all’acquisto ed alla distribuzione di dispositivi di protezione individuale (che scarseggiavano un po’ dovunque nelle prime settimane dell’emergenza); dai plafond per finanziamenti agevolati a famiglie ed imprese (aggiuntive alle pratiche di moratoria) e per il microcredito, all’acquisto e distribuzione di generi alimentari o di pc e tablet per comunità ed Rsa.
Sono state oltre 400 le iniziative, i progetti e le attività messe in campo dalle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen italiane – nella prima ondata della pandemia – a sostegno di famiglie, imprese e territori segnati in profondità dall’emergenza Covid. Iniziative e progetti coltivati e diventati oggi patrimonio comune delle banche di comunità: buone pratiche consolidate ed ulteriormente ampliate.
Il censimento dei progetti, e l’individuazione di una apposita “metrica” per la loro catalogazione ha dato vita alla pubblicazione “Resilire per trasformare. Del Covid-19 e di altre condizioni difficili” a cura di Giovanni Vita, edito dalla casa editrice Ecra.
Sono quattro le principali indicazioni che lo studio evidenzia:
- la conferma della centralità del rapporto dialogico-fiduciario delle BCC con i territori che ha consentito in tempi rapidissimi l’individuazione e la realizzazione delle pratiche più aderenti ai bisogni espressi dalle comunità;
- la capacità di porsi in ascolto attivo dei presidi ospedalieri, socio-sanitari, socio-assistenziali;
- la snellezza operativa che ha consentito di modellare le risposte in modo coerente alle esigenze di quello specifico territorio;
- l’intensità delle “buone pratiche” correlata al livello e alla gravità dell’emergenza che – come si ricorderà – ha colpito nella prima ondata del 2020 in modo molto differenziato le diverse Regioni italiane.
Lo studio di Giovanni Vita ha altresì individuato metriche innovative per la valutazione dell’impatto positivo delle azioni sui territori. La prima, quella della resilienza trasformativa (a sua volta costituita dai cinque indicatori “prevenzione, preparazione, protezione, promozione, trasformazione”); a seguire quella della generatività (classificazione secondo i 10 domìni del “Ben – Vivere” elaborati dalla Scuola di Economica Civile e Federcasse a partire dal 2019); da ultimo quella dello sviluppo sostenibile (classificazione secondo i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030).
“Questa ricerca – scrive il prof. Leonardo Becchetti nella Prefazione – offre un contributo importante alla riflessione teorica e pratica sulla resilienza civile e sostenibile”. “Teorica in quanto introduce una correlazione tra resilienza, generatività e ambiente. Pratica poiché riporta l’esempio concreto delle BCC quando si sono trovate a vivere l’ondata pandemica nella loro posizione preziosa e difficile di servizio a famiglie e imprese del territorio”.
Il censimento puntuale delle iniziative delle BCC messe in campo dallo scoppio della pandemia – anche di dimensione nazionale e alcune tuttora in corso – è consultabile e diviso per Regioni sulla piattaforma www.creditocooperativo.it.