Utilizzare i diversi strumenti che la finanza alternativa mette a disposizione delle imprese, non solo di quelle grandi, ma anche di quelle piccole e medie, significa per le aziende intraprendere un percorso di sviluppo, che passa anche dalla crescita della propria reputation sui mercati.
Il primo requisito però è la conoscenza delle diverse possibilità per la raccolta di capitale, complementare a quello tradizionale offerto dal sistema bancario con il quale, peraltro, si possono avviare interessanti sinergie in merito.
La seconda condizione necessaria è quella di un cambiamento culturale, che spinga le imprese a voler pensare più in grande e quindi a crescere.
Temi emersi nel corso del convegno “Dalle emissioni obbligazionarie alla quotazione: la raccolta di capitale per la crescita e lo sviluppo delle imprese” organizzato dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Busto Arsizio e Varese, esempio di virtuosa collaborazione tra il sistema imprenditoriale e quello degli Ordini professionali.
Per vincere questa sfida, la collaborazione tra professionisti e imprenditori deve essere sempre più stretta, come hanno sottolineato le Presidenti dei due Ordini Paola Castiglioni e Luisa Marzoli.
Le varie opzioni di finanza alternativa a disposizione delle imprese sono diverse come, tra le altre, la quotazione in Borsa Italiana, la quotazione su Aim Italia, il percorso Elite di Borsa Italiana, le emissioni di Minibond, il sistema dei Confidi, il Private Equity.
In particolare, AIM Italia è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese in crescita. AIM è l’acronimo di Alternative Investment Market e ha l’obiettivo di raccogliere fondi per le PMI che vogliono accedere al mercato azionario.
ELITE è il Programma di Borsa Italiana, sostenuto da Confindustria sin dal suo avvio nel 2012, che affianca le imprese attraverso iniziative di formazione e tutoraggio, le accompagna in un processo di cambiamento culturale e organizzativo, che le avvicina ai mercati di capitali, le inserisce in un network internazionale, ne rafforza la capacità di competere, ne migliora la governance e i rapporti con investitori qualificati.
Decidere di intraprendere percorsi di questo tipo, non significa, per le imprese, solo avere l’opportunità di raccogliere capitali, ma anche di diversificare le proprie fonti di finanziamento, incrementare visibilità, credibilità e reputazione dell’azienda, sia nei confronti del sistema bancario sia in quelli della comunità industriale e dei mercati.
Vincere diffidenze e ritrosie, il saper guardare avanti sono prerequisiti importanti, ma da soli non possono bastare perché la raccolta alternativa di capitali abbia successo.
Bisogna essere in grado di raccontare con efficacia la propria impresa, che non è semplicemente presentare un bilancio: occorre infatti rispettare gli impegni presi, essere trasparenti, migliorare la comunicazione tra azienda e banca, saper cogliere in anticipo le esigenze del mercato.
La cultura del “fare impresa” si basa su strumenti innovativi e questo vale anche nel campo del credito e della finanza, in grado di contribuire profondamente alla formazione del management delle aziende.
“Le imprese devono avere il coraggio di accogliere un messaggio di ‘sfida’, che è quello di essere disposte a mettere in discussione le proprie certezze, la propria quotidianità, le proprie abitudini – sottolinea Roberto Grassi, Presidente dell’Unione Industriali varesina – costi e risorse non sono sempre i veri ostacoli, i freni sono più spesso culturali; la vera molla è l’ambizione a diventare più grandi e a pensare più in grande, maturando la necessaria sensibilità verso nuovi strumenti di finanza. La crescita del Paese e del nostro territorio dipende anche da questa sfida”.