In Italia e in giro per il mondo c’è grande interesse verso l’economia civile, quel modello di sviluppo inclusivo, partecipato e collaborativo che parte del basso e che rappresenta una valida risposta alla crisi. Le Bcc, da sempre al servizio del territorio dove operano, sostengono l’economia civile. E’ una forma di business che mette al centro l’uomo, il bene comune, la sostenibilità e l’inclusione sociale. Che crede nel lavoro e nel valore delle imprese. Un’economia che considera il profitto come mezzo e non come fine, che vuole offrire soluzioni concrete al problema occupazionale. Che vuole ridurre le disuguaglianze e contribuire a far crescere una Italia migliore, ricca di culture, paesaggi, arti e mestieri. Nella quale l’innovazione si sposa con la tradizione. Un’Italia aperta al mondo.
L’Economia Civile, patrimonio culturale del nostro Paese, affonda le sue radici proprio nella Toscana del primo Rinascimento, trovando compiutezza nel pensiero economico di Antonio Genovesi, che nella Napoli della seconda metà del 1700 – titolare della prima cattedra di Economia – teorizzò come il fine ultimo di questa nuova scienza fosse la pubblica felicità, ossia il conseguimento del bene comune. “Da Napoli questo modo di affrontare la tematica economica si è diffusa e a Milano ha incrociato il pensiero di Pietro Verri, Gian Domenico Romagnosi e tanti altri pensatori. – spiega Stefano Zamagni, economista italiano, ordinario all’Università di Bologna, Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, socio fondatore e docente della Scuola di Economia Civile – L’idea di base è quella di rifiutare l’assunto antropologico homo hominis lupus che troviamo al centro del paradigma dell’economia politica, secondo la quale ogni uomo è un lupo nei confronti degli altri uomini. Per l’economia civile l’assunto, che venne così descritto da Antonio Genovesi padre del primo cattedrato di economia civile, è homo homini natura amicus, ogni uomo è per natura amico dell’altro uomo. Da queste differenziazioni derivano una serie di conseguenze. Se parto dal presupposto che tu sia un lupo nei miei confronti diffido di te. Se invece parto dall’idea che sia potenzialmente un amico imposterò le mie relazioni con te e in generale quelle economiche in una forma diversa. Ecco perché in Italia e in giro per il mondo c’è un ritorno di interesse all’economia civile, perché ci si rende conto che rimanendo incastrati nel paradigma dell’homo economicus i grossi problemi e nodi delle società di oggi non possono essere risolti”.
A Firenze a fine marzo ci sarà un festival dedicato all’economia civile, nato da una idea di Federcasse, progettato e organizzato con NeXt e SEC. Per info: www.festivalnazionaleeconomiacivile.it