Parlare di legalità non solamente serve, ma è necessario. Soprattutto quando ci si rivolge ai giovani. L’associazione sportiva Rete di Busto Garolfo ha voluto chiamare due testimonial d’eccezione: don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e l’ex calciatore Ivan Cordoba protagonista dell’Inter del triplete. In due serate – rispettivamente il 4 e l’11 maggio – hanno incontrato nell’auditorium Don Besana di Busto Garolfo i ragazzi testimoniando l’importanza del rispetto delle regole. Gli incontri, promossi in collaborazione con il Centro Azzurro di Busto Garolfo, il supporto della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate e il patrocinio del CSI – comitato di Milano e del Comune, sono stati inseriti nell’ambito del progetto di educazione alla legalità e cittadinanza consapevole “Le regole del gioco, il gioco delle regole: scuola, sport, cultura della legalità”.
«Siamo partiti coinvolgendo le scuole e sottoponendo ai ragazzi un questionario sulla legalità», ha spiegato Emilio Crespi, presidente de La Rete, l’associazione sportiva che, promuovendo l’integrazione come fonte di ricchezza, raccoglie un’ottantina di iscritti dai 7 anni in su provenienti dai più diversi angoli del mondo con le loro culture, religioni e abitudini alimentari. I risultati non sono stati per nulla scontati. «Alcune risposte ci devono far riflettere. Se è vero che nove ragazzi su dici hanno ben chiaro il significato di legalità, c’è però un 10% per il quale è legale fumare cannabis, insultare le persone, copiare a scuola e altri comportamenti poco in linea con il concetto di legalità. Inoltre, oltre il 50% dei ragazzi coinvolti nell’indagine non conosce il concetto di “fair play”».
Con don Gino Rigoldi il tema affrontato è stato quello del rapporto ragazzi-adulti; un rapporto che, se ben costruito, può essere costruttivo. Il contesto però dove ci si inserisce rischia di non dare punti di riferimento. Come evidenziato dalla dirigente scolastica dell’istituto Tarra di Busto Garolfo, Giuseppa Francone, e dal sindaco bustese Susanna Biondi, spesso sono proprio i genitori a non essere dei buoni esempi. Con Cordoba l’attenzione è stata spostata in ambito sportivo. E qui la figura di riferimento diventa l’allenatore. Il rispetto delle regole è indispensabile sul campo, ma non può essere tralasciato anche al di fuori. È stato proprio il campione dell’Iter a ricordare che nell’anno del triplete, accanto alle regole della società, erano stati gli stessi giocatori a dotarsi di un preciso codice che valesse sia sul campo sia fuori: questo ha determinato una coesione del gruppo,l favorendo così i risultati raggiunti. Il rispetto – delle regole, della famiglia, della società – ha caratterizzato ogni passo di Cordoba facendone un campione ieri e un uomo oggi.
«Le regole sono necessarie per crescere». Don Gino Rigoldi e Ivan Cordoba testimoni di legalità a Busto Garolfo
