Il Servizio Civile diventa universale

Il provvedimento votato alla Camera con la Riforma del Terzo Settore mira a soddisfare la domanda di centomila giovani volontari tra i 18 e i 28 anni. Durata flessibile e possibilità di svolgere parte dell'esperienza in Europa

Il Servizio Civile -nato 15 anni fa e che negli ultimi tempi sembrava arrivato a fine vita per mancanza di politiche di valorizzazione- è diventato universale.
Mentre è aperto fino a fine giugno il bando 2016, con tante realtà che chiamano a raccolta volontari anche nel nostro territorio, con la Riforma del Terzo settore che sarà in vigore dal prossimo 3 luglio cambiano alcune regole e il Servizio Civile viene potenziato per poter rispondere alla grande quantità di domande (più di 150mila nel 2015) attualmente non soddisfatte dal numero di posti disponibili (50mila).

Il servizio rimarrà sempre su base volontaria, rivolto ai giovani dai 18 ai 28 anni e pagato 433,80€ al mese.
Possono partecipare ai bandi, pubblicati ogni anno, ragazzi sia italiani sia stranieri, purché siano residenti in Italia da almeno cinque anni (una novità della riforma, prima era destinato solo agli italiani). Una commissione valuta le candidature e assegna i volontari in base alle loro attitudini, esperienze e capacità.

Un’altra novità è la flessibilità della durata, non più fissata a un anno, ma che ora va dagli 8 ai 12 mesi: questo consente anche a chi non ha a disposizione un anno intero di poter partecipare a progetti più brevi. Due di questi mesi potranno essere trascorsi in altra regione o altro Paese europeo, nell’ottica di un servizio civile europeo (progetto Odysseus).
I volontari faranno un’esperienza che non viene considerata un lavoro; si tratta di prestare il proprio servizio in enti no profit in ambito educazione, sanità, ambiente, integrazione, sviluppo e valorizzazione dei beni culturali. L’articolo 52 della Costituzione che parla della difesa non armata della patria viene così attuato, dando l’opportunità ai ragazzi di difendere, tutelare e proteggere il patrimonio del nostro Paese in modo pacifico.

Allo Stato a cui sono attribuiti «programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo del servizio civile universale», ma c’è un coinvolgimento di altri attori: regioni, enti locali, enti pubblici territoriali ed enti del Terzo Settore.  A questi ultimi viene data la possibilità «di attivare autonomamente progetti di servizio civile con risorse proprie, da realizzare presso soggetti accreditati».

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