C’erano una volta i trucioli. Quei residui metallici frutto di lavorazioni specifiche per trasformare materiali grezzi in componenti funzionali. C’erano una volta, ma adesso non ci sono più. Con un estremo sforzo di sintesi, potrebbe stare tutta in questo passaggio la storia della CMG, azienda di Castano Primo leader nelle lavorazioni meccaniche. Il truciolo, quello che a fine giornata veniva portato fuori dalla prima officina a “carriolate”, oggi non lo si vede più (o quasi). I moderni impianti di via Padre Damiano Noè brillano di tecnologia e innovazione: su pavimenti come specchi plasmano, modellano, assemblano dando vita a costruzioni metalliche meccaniche destinate all’altra parte del mondo. I trucioli sono il segno tangibile di un’evoluzione tecnologica che è rimasta ben ancorata ai principi del suo fondatore: onestà e rispetto. «Sono le parole che mi ripeteva Giovanni Giani quando nel 1978 ho messo per la prima volta piede nella sua officina», ricorda Giorgio Giani che ha raccolto l’eredità dello zio e ha creato una delle aziende più avanzate nel settore delle lavorazioni meccaniche che dalla città di Castano Primo si affaccia sui mercati internazionali. E testimone vivo di quel momento è ancora oggi la foto che accoglie clienti e fornitori all’ingresso degli uffici. La storia della CMG inizia però qualche anno prima: è il 1967 quando Giovanni Giani, tornitore esperto alla Comerio Ercole di Busto Arsizio, decide di mettersi in proprio. In una cantina (se fossimo negli Stati Uniti parleremmo di garage) trovano spazio due torni e una serie di commesse che puntualmente vengono esaudite. In 70 metri quadrati viene coltivata più che una professione, una passione: la passione per la meccanica. In 51 anni i metri quadrati sono cresciuti esponenzialmente (attualmente l’azienda si estende su 20.000 mq di cui 12.000 coperti) , sono stati assunti i collaboratori, sono aumentati i macchinari, migliorata la tecnologia utilizzata e le lavorazioni si sono fatte sempre più complesse. Ma una cosa non è mutata: la passione. E lo slogan aziendale “meccanici per passione” campeggia nel bel mezzo del cortile della storica sede di via Ponte Castano. Così la CMG di oggi è profondamente diversa dall’officina meccanica di mezzo secolo fa. Al contempo però, è anche profondamente uguale. È proprio una cultura aziendale che si traduce in precise scelte volte sia all’interno, sia all’esterno e che fanno leva sui valori che lo zio ha tramandato. «Etica, onestà verso collaboratori, clienti e fornitori e rispetto della persona: da qui parte tutto», aggiunge Giani. Valori solidi come rocce che hanno permesso alla CMG di resistere anche nei momenti più bui. Del resto il settore della meccanica, come buona parte del manifatturiero, ha spesso ceduto il passo in una zona profondamente industrializzata come l’ovest Milanese. Parliamo di un’azienda meccanica, quindi di una realtà che opera in un settore maturo che aveva una presenza importante ma che lentamente ha ceduto il terreno al terziario e alla concorrenza del far east. «Noi non abbiamo mai ceduto di un metro e davanti alle difficoltà abbiamo mostrato i muscoli. Abbiamo fatto in modo che anche i fattori negativi potessero trasformarsi in opportunità». Così è stato anche durante l’ultima, profonda, crisi economica. «Siamo sempre cresciuti. Magari la crescita ha risentito di alcuni variazioni di ritmo, ma non è mai mancata», sottolinea Giani. Il segreto? Innanzitutto non vendere un prodotto, ma professionalità. Ovvero, in linea con gli ultimi principi aziendali, trasformare il prodotto in un servizio. Di qui la necessità di affiancare alla lavorazione meccanica tutta una serie di attività fino a proporsi quale global contractor per player mondiali nei settori siderurgico, navale, energetico e chimico. Non certo seconda: la visione aziendale. Un’impostazione che non vede l’impresa come fine a se stessa ma parte di un territorio con il quale si relaziona in termini economici «ma soprattutto di conoscenza». Un territorio all’interno del quale interagire e trovare altre aziende che condividono lo spirito per fare rete. In quest’ottica il ruolo della nostra Bcc, che ha saputo sostenere gli investimenti facendo da trampolino per la crescita. Terzo: l’idea di squadra. Dalla famiglia ai dipendenti. CMG è un’azienda che rispetta tutti crismi di un’impresa a conduzione strettamente familiare. Accanto a Giorgio c’è la moglie Mirca che si occupa di amministrazione e logistica, al figlio maggiore Umberto è affidata la gestione delle commesse, mentre Elisa, ormai prossimo ingegnere meccanico, pur essendo già parte attiva in azienda, osserva, studia, si documenta e individua strategie, in breve: «Family at work». Sul fronte collaboratori, Giani ha le idee molto chiare: «Il concetto di lavoro non è solamente legato al reddito, parte indispensabile ma non fondamentale. È lo stare insieme. È il condividere una passione ». Turnover estremamente basso, formazione continua e condivisione sono alla base di un team di collaboratori chiamati a crescere insieme. Sul concetto di squadra, sul rapporto con il mercato, sulla gestione di una commessa sulla condivisione di una passione sono stati creati degli eventi ad hoc per permettere di individuare gli obiettivi e camminare tutti nella medesima direzione. Con due punti fermi: il “kaizen”, dall’omonimo progetto cui CMG ha partecipato, che in giapponese significa “migliorare sempre” e la persona al centro. «L’uomo deve essere al centro dell’attività produttiva perché è inserito in circolo dove è sempre fornitore e cliente di qualcun altro. Per tenere vivo questo circolo è importante fare bene ogni giorno il proprio lavoro. Quindi è fondamentale la collaborazione tra le persone: tutti hanno il diritto / dovere di aiutare chi è in difficoltà. Perché chi dà è una persona completa». Il futuro è già in parte delineato e non solamente dalla presenza dei figli. Da una parte c’è la nuova e moderna sede di via Padre Noè dove hanno trovato spazio due delle tre unità produttive e presto vi saranno trasferiti anche gli uffici amministrativi. Dall’altra ci sono le nuove generazioni, e nuove idee, che si fanno avanti. «Servirà un maggior orientamento a investire ancora di più in tecnologia e gestione aziendale », anticipa Elisa. «Il prossimo passo sarà quello di arrivare alla certificazione 4.0 che richiede un percorso molto complesso e lungo». Ma anche l’apertura ai giovani: l’idea di CMG è diventare una realtà formativa per i ragazzi delle superiori. Il tutto con un sogno: «Far tornare il marchio Made in Italy un motivo di orgoglio per noi italiani e per il nostro Paese», conclude. «La passione fa la differenza». Del resto, “Italian work in the world” recita proprio il pay off di CMG.


