Padre Benanti sulla rivoluzione dell’intelligenza artificiale: un appello all’etica e alla mutualità cooperativa

Padre Benati
Padre Benati all'assemblea 2024 di Federcasse
Il cambio d'epoca indotto dalla tecnologia digitale richiede una riflessione etica. Le organizzazioni, incluso il settore bancario, devono comprendere l'impatto delle tecnologie sull'umanità.

L’Assemblea annuale di Federcasse ha inaugurato anche quest’anno con la tradizionale “Lectio Cooperativa”, affidata a Padre Paolo Benanti. Con il titolo “Le intelligenze umane e artificiali. Sentieri originali per la mutualità bancaria”, Benanti ha esplorato le implicazioni etiche e morali dell’intelligenza artificiale (IA), una delle più impattanti evoluzioni tecnologiche della storia umana. Presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione e consigliere personale di Papa Francesco, Benanti è anche l’unico italiano nel Comitato governativo sull’IA delle Nazioni Unite.

Benanti ha iniziato sottolineando il duplice potenziale dell’IA: come ogni innovazione, può essere pericolosa, ma anche estremamente utile. Ha paragonato l’IA alla clava preistorica, capace di aprire noci di cocco ma anche di infliggere danni. “Senza la parte umana, difficilmente lo strumento potrà realizzare delle cose”, ha affermato, evidenziando come ogni artefatto tecnologico rappresenti una forma di ordine e potere.

Padre Benanti ha poi discusso la “democrazia computazionale”, dove le tecnologie informatiche migliorano l’efficacia e l’inclusività della partecipazione pubblica. Tuttavia, ha avvertito, il cambio d’epoca indotto dalla tecnologia digitale richiede una riflessione etica. Le organizzazioni, incluso il settore bancario, devono comprendere l’impatto delle tecnologie sull’umanità.

Utilizzando esempi visivi, Benanti ha illustrato come la tecnologia trasforma la società. Dalla transizione dalle carrozze ai veicoli motorizzati nella Quinta Strada di New York all’inizio del secolo scorso, alla progettazione del Long Island Parkway che discriminava l’accesso a determinate spiagge, fino alla diffusione degli alimenti in scatola, ha mostrato come le innovazioni tecnologiche influenzino la struttura sociale ed economica.

Gli algoritmi, ha spiegato Benanti, hanno il potere di selezionare e condizionare le nostre azioni, spesso in modi non negoziabili o trasparenti. L’editoria digitale ne è un esempio lampante: le notizie più lette sono quelle che gli algoritmi riescono a lavorare meglio, non necessariamente le migliori.

Padre Benanti ha concluso riflettendo sulla trasformazione delle democrazie moderne. Le tecnologie digitali, sebbene immaginate per ampliare la partecipazione, sono gestite da pochi grandi player globali, i quali controllano le piattaforme digitali e quindi influenzano profondamente idee, dati e decisioni. Questo solleva interrogativi sull’equità e sulla trasparenza della “democrazia computazionale”.

Infine, ha posto una domanda cruciale: “Cosa resta di una democrazia computazionale in un contesto di computazione non democratica?”. Padre Paolo Benanti, teologo francescano e uno dei massimi esperti mondiali di nuove tecnologie, ci invita a riflettere sull’etica delle innovazioni, suggerendo una nuova disciplina, l’”algor-etica”, per ricordarci che la macchina deve sempre essere al servizio dell’uomo, e non il contrario.

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