Sono più di 38 milioni gli animali della fattoria lombarda. E’ quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio Abate, patrono degli animali, che si celebra ogni anno il 17 gennaio. Una tradizione popolare – spiega Coldiretti – che vede anche in Lombardia parrocchie di campagna e città prese d’assalto per la benedizione della variegata moltitudine di esemplari presenti sul territorio, mentre a Roma Coldiretti e AIA (Associazione Italiana Allevatori) hanno portato in piazza San Pietro le razze più rare e curiose di mucche, asini, pecore, capre, galline e conigli salvate dal rischio di estinzione.
In Lombardia – calcola la Coldiretti regionale sulla base dell’Anagrafe zootecnica e su dati regionali – si contano un milione e mezzo di mucche, 4 milioni e 400 mila maiali, circa 30 milioni tra polli, galline, tacchini, faraone e oche, mentre le pecore e le capre sono più di 200 mila. I cavalli, gli asini e i muli in regione superano complessivamente i 55 mila esemplari. Ci sono poi – continua la Coldiretti Lombardia su dati dell’Anagrafe degli animali d’affezione – un milione e 700 mila cani, oltre a 250 mila gatti e circa 700 furetti.
Le stalle lombarde e italiane hanno subito e continuano a subire gli effetti dell’emergenza Covid-19. Secondo un’indagine Istat sul comparto a livello nazionale, quasi due allevamenti su tre (63,6%) hanno avuto un impatto economico negativo dalla pandemia, anche a causa del diffondersi di numerose fake news sul ruolo giocato dagli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus. La disinformazione ha dunque aggravato – precisa la Coldiretti – la crisi economica dovuta al coronavirus con la chiusura diffusa di hotel, ristoranti e catering e i limiti agli scambi commerciali. Le principali difficoltà evidenziate dagli allevatori italiani secondo l’Istat sono la riduzione dei prezzi di vendita (63,4 %), seguita dal calo della domanda (55,3%) e dalla difficoltà di consegna della produzione per il 18%.
Gli animali custoditi negli allevamenti italiani – sottolinea la Coldiretti – rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto, anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e compattamento dei suoli svolto dagli animali.
In Lombardia – chiarisce la Coldiretti regionale – sono minacciate di estinzione 14 razze: 6 di bovini, 3 di ovini e 5 di caprini. Un patrimonio composto da veri e propri tesori della natura e della storia come la Varzese, unica razza bovina autoctona della Lombardia diffusasi probabilmente dopo l’arrivo dei Longobardi, e la capra Verzaschese dal caratteristico mantello nero. Tra i bovini a rischio ci sono poi la Cabannina, dalla particolare riga color crema sul dorso, la Bianca di Val Padana, la Rendena razza longeva per eccellenza, la Bruna Linea Carne discendente da animali diffusi in Svizzera, Austria e Baviera, e la Grigio Alpina che può arrivare a pesare fino 650 chili.
A queste – continua la Coldiretti Lombardia – si aggiungono le pecore: da quella di Corteno diffusa nella Comunità Montana di Valle Camonica, alla Ciuta che per un periodo si è creduta estinta, fino alla pecora Brianzola. Tra le capre a rischio scomparsa in Lombardia ci sono la Orobica dalle corna imponenti, la capra Frontalasca che prende il nome dal paese dell’alta Valtellina di cui è originaria, la Bionda dell’Adamello e la capra di Livo presente ancora in provincia di Como.
In generale – conclude la Coldiretti – in tutta Italia l’allevamento è un comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale con circa 800 mila persone al lavoro.