A Varese, nel quartiere di Bosto, sabato 3 e domenica 4 si celebra un’antica tradizione: le benedizione dell’olio per Sant’Imerio. Il ricavato della vendita dell’olio quest’anno verrà destinato ad assicurare duemila pasti ai bambini di una missione in Uganda.
La festa. Si inizia sabato 3 febbraio alle 16.00. Verrà riproposta per la quarta volta la rievocazione storica di una processione inaugurata nel febbraio 1417, in partenza dalla basilica di S. Vittore verso la storica chiesa di Sant’Imerio a Bosto.Alle 17 benedizione delle reliquie di S. Imerio, impartita da monsignor Luigi Panighetti e la messa, alle 18.30. La chiesa di Bosto accoglie da oltre mille anni le spoglie del martire pellegrino, la cui memoria oggi si lega agli ulivi piantati come segno di pace. Domenica 4 alle 9.25, poco prima della messa delle 9.30 con musiche d’organo, violino e violoncello in parrocchiale, benedizione dell’olio varesino. Alle 10.30 inaugurazione della mostra «Sant’Imerio di Bosto» nel salone parrocchiale (orari 10.30-12.30 e 15-17.30; sabato 10 17-18.30 e domenica 11 10-12.30), alle 11 rappresentazione della vita del santo, alle 11.20 sul sagrato momento clou con la benedizione dell’olio e processione verso la parrocchiale, accensione del «globo» e messa. Alle 13 pranzo in oratorio e tombolata, alle 17.30 vespri e alle 18 messa nella chiesetta che sarà visitabile per tutta la settimana.
La storia di Sant’Imerio è legata a un’antica tradizione del secolo XI. Imerio era un uomo d’arme che alla metà dell’XI secolo scese in Italia al seguito di un vescovo d’Oltralpe e di suo nipote, Gemolo, che si recavano in pellegrinaggio a Roma dal Papa, per adempiere all’obbligo della visita ad limina apostolorum. Imerio e Gemolo nella valle di Marchirolo furono uccisi durante una rapina a colpi di pugnale in Valganna da una banda di malfattori provenienti da Uboldo (VA). Furono assaliti e depredati da una banda di briganti che infestava la zona. Coraggiosamente i due cavalieri inseguirono i predoni per farsi ridare il maltolto, soprattutto i preziosi oggetti sacri destinati alle tombe degli apostoli.Gemolo fu sepolto a Ganna (nel luogo nel 1095 sorse una abbazia a lui dedicata) mentre Imerio che era fuggito verso Varese ferito mortalmente, fu sepolto nella chiesa di S. Michele di Bosto che in seguito prenderà il suo nome.
Da dove deriva la tradizione dell’olio di Sant’Imerio di Bosto a Varese. La tradizione risale al 1999, durante la guerra del Kosovo. L’allora parroco di Bosto, don Pietro Giola, come segno di pace e di concordia volle piantare un ulivo proprio davanti alla chiesetta di Bosto. Da allora ne sono state piantate molte altre fino ad arrivare a quasi millecinquecento, per una produzione di circa sedici quintali di olive, da cui si ricavano quattrocento bottiglie di olio. Il ricavato della vendita delle bottiglie viene ogni anno destinato a diversi progetti di solidarietà, dallo scavo di pozzi in Africa o all’acquisto di reti per i pescatori indiani colpiti dallo tsunami: quest’anno i fondi raccolti saranno destinati ad assicurare duemila pasti per i bambini di una missione in Uganda.