È nelle navi da crociera che portano i turisti in porti lontani; è nell’asfalto delle strade che percorriamo ogni giorno e, fino a non molti anni fa, era anche nel calore che riscaldava le fredde giornate invernali. Stiamo parlando dei prodotti petroliferi che da mezzo secolo sono trasportati su e giù per l’Italia da Italtrans, azienda di Arluno da poco entrata a far parte della nostra Bcc grazie alla recente apertura della filiale in paese. «Abbiamo aperto il conto aziendale in Bcc da luglio -dice Claudio Donati, che con il fratello Paolo manda avanti l’azienda (nella foto sopra, Claudio a sinistra e Paolo a destra)-. Sono entrato nella nuova filiale spinto dalla curiosità. Della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate avevo già sentito parlare: abbiamo un fornitore entusiasta, che è socio da anni e ce ne ha sempre parlato benissimo. Nella nostra esperienza abbiamo trovato risposte migliori alle nostre esigenze rispetto a quelle che ci davano gli altri istituti bancari più grandi di cui eravamo già clienti, per questo abbiamo deciso di iniziare a lavorare insieme. Abbiamo trovato spazio per dialogare e per far conoscere le nostre esigenze: ci ha colpito in modo favorevole il rapporto che hanno con il territorio». Fondata negli anni ’60, Italtrans è un’azienda famigliare che si occupa di autotrasporti petroliferi da ormai tre generazioni. Oggi conta 16 autobotti, 15 autisti (alcuni con 20 anni di esperienza) e un’impiegata. Alla guida ci sono i due fratelli Donati, ciascuno con precisi compiti: Claudio si occupa della parte amministrativa e normativa, Paolo segue la gestione del traffico automezzi. Il padre Marco, che ha da pochi giorni spento le 81 candeline, è ancora attivo in azienda, dove si occupa della manutenzione delle autobotti. «Il nostro lavoro è servire gli operatori del settore petrolifero, i grossi trader. Ritiriamo i prodotti dai depositi nelle raffinerie del nord Italia (Arluno, Trecate, Sannazzaro de’ Burgondi, Busalla, Livorno, Ravenna, Cassina de’ Pecchi…), li carichiamo sulle autobotti e li trasportiamo verso la destinazione indicata, che può essere un altro deposito per lo stoccaggio oppure i consumatori. I prodotti che trasportiamo sono gasolio e, in gran parte, olio combustibile e bitume. Il bitume è utilizzato per fare il conglomerato utilizzato per l’asfalto, mentre l’olio combustibile si usa per la produzione di energia e per il bunkeraggio, ossia l’attività di rifornimento carburanti compiuta dalle navi» dice Claudio Donati. Nel 2015 la flotta di Italtrans ha percorso in tutto un milione e mezzo di chilometri per le strade dell’Italia, in particolare del nord e del centro. Di certo in oltre 50 anni, Italtrans di strada ne ha fatta parecchia. «Tutto è cominciato con mio nonno, che ha iniziato a lavorare come autista per Api, l’azienda petrolifera che aveva aperto un deposito a Fidenza, in provincia di Parma, dove lui abitava -racconta ancora Claudio-. Dopo alcuni anni come dipendente, ha deciso di mettersi in proprio, aprendo una piccola azienda per il trasporto di petrolio e derivati. La ditta è poi passata nelle mani di mio padre, in modo per la verità piuttosto casuale: lui aveva un’altra occupazione già ben avviata nel settore caseario, che nella zona di Fidenza è molto diffuso, ma a causa di alcuni problemi di salute di mio nonno ha deciso di lasciare la sua attività per proseguire sulla strada tracciata». L’anno esatto di fondazione della Italtrans si perde negli archivi della Camera di Commercio di Parma. È il 1965 però quando la famiglia Donati si trasferisce da Fidenza ad Arluno, dove si trova un importante deposito Esso, per proseguire l’attività imprenditoriale. Fino agli anni ’80 la Italtrans è una piccola azienda artigiana avente come denominazione Donati Marco Autotrasporti, con 5-6 autobotti per il trasporto dei prodotti petroliferi. Con l’ingresso della terza generazione in azienda, le prospettive cambiano e si guarda al futuro con ambizioni diverse. Cambia la ragione sociale (diventa prima una Sas e, nel 2005 una Srl), si porta a compimento un’acquisizione e Italtrans cresce fino a raggiungere, nel 2007, la massima espansione con una flotta di 25 automezzi. Dal 1985 al 2008, Italtrans si è occupata anche della distribuzione di carburante, utilizzando mezzi specifici. «Poi sono cambiate le condizioni economiche e per un’azienda piccola come la nostra non era più conveniente occuparsene, oggi di fatto è tutto in mano a grosse imprese. Quindi abbiamo lasciato quello che nel settore petrolifero si chiama lavoro di rete e ci siamo concentrati solo sul lavoro extra rete». In quell’anno, il 2008, arriva anche la crisi economica mondiale. Italtrans deve anche fare i conti con la contrazione che negli ultimi anni ha interessato il settore petrolifero. L’azienda di Arluno deve quindi riaggiustare un po’ il tiro e tirare i remi in barca. Gli automezzi si riducono a 16, il personale che va in pensione non è sostituito, ma l’azienda riesce a resistere. «Molte aziende del settore hanno chiuso o sono fallite. Noi abbiamo raggiunto un obiettivo che era tutt’altro che scontato per quegli anni: sopravvivere. Per riuscirci abbiamo consolidato il lavoro con i clienti storici. Da tre anni abbiamo raggiunto risultati apprezzabili e stabili». La sede amministrati va di Italtrans si trova in un ufficio in una palazzina in via Adua ad Arluno, mentre il deposito degli automezzi è poco distante. «Siamo in questa sede, appena fuori dal centro abitato, nel 2001, in precedenza eravamo in una zona più centrale. Quindici anni fa abbiamo trovato quello che faceva al caso nostro: le nostre esigenze sono un po’ insolite in quanto, al contrario di quello che succede abitualmente, abbiamo bisogno di un ampio spazio esterno e di un piccolo spazio coperto. Il capannone lo usiamo come magazzino, deposito ricambi e per il rifornimento degli automezzi, mentre nello spazio esterno parcheggiamo le autobotti. Ogni veicolo percorre 100mila chilometri l’anno, l’anno scorso in tutto ne abbiamo fatti un milione e mezzo». Oggi la gestione degli automezzi è informatizzata: «Ogni autobotte ha un sistema satellitare che ci permette di sapere in ogni momento dove sono i nostri mezzi. Questo ci è molto utile per la gestione del lavoro in quanto ci permette di sapere quante ore hanno guidato gli autisti e quanto si sono riposati. In questo modo, se ci arriva una richiesta, possiamo calcolare velocemente se riusciamo a soddisfarla o no». Le normative per la gestione degli autisti sono infatti molto rigide: «Bisogna rispettare certi orari di guida e altri di riposo, ad esempio ogni 4 ore e mezza di guida devono fare 45 minuti di riposo. In caso di controlli da parte della polizia stradale, gli agenti inseriscono una chiavetta che scarica i dati dell’ultimo mese relativi ai tempi di guida e di sosta del veicolo per verificare che siano stati rispettati gli orari di lavoro. Inoltre le merci che trasportiamo sono classificate come ADR, una normativa europea che racchiude le merci pericolose. Quindi nel nostro caso servono dei veicoli appositi e il personale deve aver seguito una formazione specifica». In questi anni, la famiglia Donati ha visto il settore cambiare radicalmente. «Il comparto petrolifero è in contrazione: le automobili consumano meno, le centrali termoelettriche che prima funzionavano con l’olio combustibile, oggi vanno a metano, e anche le case sono passate per la maggioranza al riscaldamento a metano. Basti considerare che il lavoro del deposito di Arluno è passato da 400-500 autobotti al giorno a 40-50. Anche il nostro lavoro è cambiato molto: negli anni ’70 e ’80 si lavorava soprattutto nei mesi invernali, in quanto si utilizzava il gasolio per il riscaldamento delle abitazioni. Oggi invece si lavora di più d’estate, per due motivi principali: il primo è che si asfaltano più strade, in quanto questo lavoro si svolge soprattutto nella bella stagione; il secondo è che l’olio combustibile si usa per il bunkeraggio, ossia il rifornimento delle navi, in particolare per quelle da crociera che sono più numerose nella bella stagione. Per avere un’idea, si consideri che ogni nave contiene nel serbatoio circa 2mila tonnellate di olio combustibile, pari a 70 autobotti».








