Fiducia: il tema di questo numero della Voce è un concetto su cui siamo tornati più volte negli ultimi anni, perché proprio l’indice della fiducia, fra i tanti in ribasso, è ancora oggi fra i più lenti a risollevarsi. È parso più volte, da due anni in qua, che ci fossero le condizioni per ripartire con decisione, ma poi, di fronte a qualche decimale in più, ci siamo accorti che la fiammella della ripresa si andava facendo più fioca. E forse è proprio l’assenza della fiducia a difettare ancora. Per quanto? Lanciarsi in previsioni dopo anni in cui troppe vedette hanno gridato alla fine della crisi e poi all’arrivo della ripresa è onestamente difficile. Meglio creare con il proprio lavoro le condizioni per instaurare la fiducia piuttosto che parlarne in astratto. E io credo che la BCC questo faccia e lo faccia bene. Da dove può nascere la fiducia, del resto, se non da un modus operandi concepito sempre nei termini della reciprocità? Quando diciamo “noi” intendiamo banca e clienti, banca e associazioni, banca ed enti del territorio. Non è un mistero che questa sia la nostra peculiarità, la nostra natura. Una banca di Credito cooperativa, nata dal territorio e rimasta del territorio si fonda su rapporti diretti, rappresenta un esempio di filiera corta ante litteram. Quello che per molte grandi realtà di credito è uno slogan, per noi è sempre stata la norma. Metterci la faccia, per la BCC, è l’unico modo di rapportarsi a clienti e soci; altrimenti come si potrebbe conoscere un territorio, le sue realtà imprenditoriali, la sua comunità e tutte le espressioni della vita sociale ed economica che vi operano? E da dove può nascere la fiducia se non dalla conoscenza reciproca? Se si riscontra oggi una crescente diffidenza verso le banche, è il nostro modo di essere banca che ci ha permesso di distinguerci. Lo dicono i numeri, che in questo numero del giornale sono quelli della semestrale: nonostante i segnali economici di inversione di tendenza rispetto agli anni della crisi siano sempre più timidi, chiudiamo in attivo e mettiamo a segno un “più” significativo, quello degli impieghi; voce dove brillano soprattutto i finanziamenti alle famiglie. Ecco un segnale di fiducia reale che, per noi, è trend da diversi anni. Operiamo in un territorio dove la presenza di istituti di credito è massiccia: se le famiglie credono in noi per i loro progetti una ragione c’è. Ed è che le scelte fatte negli anni pagano: non vendiamo titoli al di sotto di un certo rating, proponiamo mutui sostenibili, sosteniamo le associazioni e le altre realtà del territorio per un numero di iniziative di cui, a volte, è addirittura complicato dare un resoconto esaustivo su queste pagine. È evidente che questo modo di fare banca abbia riscontrato un apprezzamento crescente, abbia costruito e cementato un rapporto di fiducia. Siamo una banca di persone, non un’entità anonima e distante; dietro l’insegna BCC i risparmiatori conoscono chi lavora e conoscono come lavora. Non ci tiriamo indietro; è questo metterci in gioco, questa responsabilità che ci assumiamo nei confronti del territorio a farci guadagnare la fiducia del territorio stesso. Non è facile in un momento in cui le decisioni nei grandi gruppi bancari si sono allontanate sempre più dalle filiali cui fanno riferimento famiglie e imprese, in cui si ha l’illusione che l’internet banking possa soppiantare in toto le persone che in banca lavorano. Noi sul territorio ci siamo e decidiamo di restare. Con fiducia.
L'editoriale del presidente del Consiglio d'Amministrazione

