La ricerca italiana potrebbe aver trovato un modo per ridurre sia lo spreco dovuto all’immane quantità di fondi di caffè gettati nella spazzatura ogni giorno, sia l’inquinamento delle acque, grazie proprio all’uso di questi fondi come “spugne” capaci di catturare e filtrare i metalli pesanti come piombo e mercurio.
Il progetto e i primi test sono descritti in un articolo pubblicato sulla rivista Sustainable Chemistry and Engineering dell’American Chemical Society. Gli autori lavorano per all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
I fondi di caffè in passato sono stati riutilizzati come fertilizzante, mangime per animali o biodiesel, ma è la prima volta che si è trovata una soluzione per utilizzarli per filtrare l’acqua. Alcune sostanze chimiche presenti nel caffè,come acidi graddi, cellulosa e polifenoli, hanno la capacità di legarsi ai metalli pesanti presenti nell’acqua, un po’ come succede con il carbone attivo; il problema era rimuovere poi la polvere di caffè dall’acqua.
Il team dell’IIT ha pensato di aggiungere al caffè zucchero e silicone per realizzare una sorta di spugna da usare come filtro. In un esperimento si è visto che, in acqua ferma, un pezzetto di spugna da 200 milligrammi, delle dimensioni di una mandorla, è riuscito a rimuovere il 99% degli ioni di piombo e mercurio presenti. Nell’acqua in movimento, o quando la concentrazione degli ioni era superiore alle 200 parti per miliardo, l’efficienza della spugna era del 50-60% per quanto riguarda gli ioni di piombo: un livello paragonabile a quello dei filtri già presenti in commercio, che però non sono fatti di materiali riciclati.
Gli scienziati stanno sperimentando anche altri materiali organici di recupero, come scarti dell’agricoltura e dell’industria, che potrebbero essere più adatti ad assorbire altre sostanze: è infatti molto importante testare per i filtri nuovi materiali ecosostenibili che possano sostituire gli attuali, derivati dal petrolio.