«Voi soci siete i primi testimonial sul territorio, oltre che il faro della nostra azione di banca» così il presidente della Bcc Roberto Scazzosi ha accolto i nuovi entrati nella compagine sociale nella serata del 29 novembre loro dedicata. Per la terza volta nel 2011 la Bcc ha dato il benvenuto ai nuovi: un momento che è già diventato una piccola istituzione nell’agenda della banca e che punta ad avviare un rapporto più stretto con i suoi “padroni”, che a novembre sono diventati 3mila 541. Da agosto hanno infatti fatto il loro ingresso nella base della Bcc 224 soci: 54 aziende e 170 persone fisiche, di cui 115 uomini e 55 donne.
Delle 54 imprese la stragrande maggioranza è rappresentata da srl, a dimostrazione del radicamento delle piccole imprese sul territorio e del forte rapporto che da sempre la banca intrattiene con loro. Oltre la metà delle persone fisiche ha meno di 50 anni, con una forte presenza di liberi professionisti, imprenditori e artigiani. «La crescita continua della base sociale assume un valore particolare alla luce della forte concorrenza fra banche sul territorio -sottolinea Scazzosi-. Ma c’è un altro aspetto positivo, oltre al riscontro numerico: fascia d’età, professione e natura, ossia persone fisiche o giuridiche, dei nuovi soci. Perché la nostra campagna, che sta impegnando tutti e 19 gli sportelli sul territorio, si è concentrata da un anno abbondante su un target rappresentato da giovani e imprese». Rodato il palinsesto dell’incontro, che prevede la presentazione più completa della Bcc, dagli amministratori alla dirigenza, dai principi ispiratori ai vantaggi dell’essere socio, ma, di volta in volta, si caratterizza per le puntate nell’attualità della vita economica del territorio. A fine novembre è toccato all’argomento che, qualche giorno prima, era stato oggetto di una conferenza stampa tenuta dal presidente Scazzosi e dal direttore generale Luca Barni, la crisi, quella di valori soprattutto, che ha ripercussioni sull’economia del territorio, quella delle aziende che fanno un utilizzo improprio del concordato preventivo e ricorso abusivo al credito. Un richiamo forte alla responsabilità, quello che hanno voluto condividere con i nuovi soci il presidente e il direttore, perché la crisi esiste e procura danni di per sé, ma se ad aggravarla si aggiungono comportamenti anomali è doveroso parlarne.
I vertici della Bcc hanno ritenuto importante farlo e tanto più davanti a chi, diventando socio, ha condiviso i valori contenuti nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo distribuita a tutti i presenti. La Carta, come hanno ricordato il presidente e il suo vice Ignazio Parrinello, si apre con la centralità della persona, perché il Credito Cooperativo è un sistema di banche costituite da persone che lavorano per le persone. «Una Bcc, infatti –ha rimarcato Scazzosi– è un valore per la comunità che la ospita. E non solo perché persone, famiglie e imprese possono creare una relazione con una banca che sa davvero ascoltare i loro problemi e creare soluzioni su misura, ma perché la nostra Bcc opera fattivamente a favore del territorio per migliorarne le condizioni, destinando alle attività di solidarietà e beneficenza una parte del proprio utile aziendale».
E a offrire la prova storica di questo impegno è stato l’excursus del vice presidente Mauro Colombo, che in un intervento di pochi minuti ha sintetizzato i 114 anni di vita della banca nata nel 1897, sulla spinta dell’enciclica Rerum Novarum, dalla sensibilità e dall’intraprendenza del parroco di Busto Garolfo don Giovanni Besana e di altri tredici soci fondatori. Dai nomi che hanno fatto la storia a quelli che scrivono il presente della Bcc: ai soci sono stati presentati il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e lo staff dei dirigenti. Ma dire Bcc significa anche collocare la banca in un movimento di livello nazionale, quello del Credito Cooperativo, cui fanno capo 414 istituti per oltre 4mila sportelli, più di 2 milioni 300mila soci e quasi 18 milioni di clienti. A inquadrare la Bcc nel sistema del Credito Cooperativo è stato Ignazio Parrinello, presidente del Collegio sindacale di Iccrea Bancaimpresa, la banca corporate del Credito Cooperativo che fornisce consulenza, servizi e soluzioni finanziarie alle imprese. La carta d’identità aziendale è stata invece presentata dal direttore generale Luca Barni, che ha snocciolato dati su filiali, dipendenti, dimensionamento territoriale, numeri del patrimonio e del bilancio, identikit della clientela e servizi offerti, quello di consulenza per gli investimenti in testa, perché il momento impone grande attenzione e una condotta prudente, che è fil rouge seguito dalla Bcc nella sua storia. Chiedere, per credere, a chi, allo scoppio della crisi, ha portato i soldi in Bcc.
PER APPROFONDIRE:
Alberto Duvia un illustre Socio
«Il territorio è importante. Lo è stato in passato per lo sviluppo di quell’industria che ha lasciato il segno a Legnano e lo è oggi quale elemento fondamentale di relazione». Alberto Duvia (nella foto a sinistra) parte da quello che è stato il suo ruolo per quasi un quarto di secolo per spiegare la scelta di diventare socio della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate. Per quasi 25 anni, Duvia è stato il direttore generale dell’Associazione Legnanese dell’Industria, oggi Confindustria Alto Milanese, e ha visto come l’imprenditore e il sistema imprenditoriale siano mutati. Non è venuto meno però il ruolo fondamentale della relazione con il territorio. «Nella storia industriale di Legnano e del Legnanese, il legame con il territorio è sempre stato essenziale. Anche quando sono venuti meno i grandi nomi dell’industria e gli imprenditori che facevano di tutto pur di non arrendersi alle difficoltà, il territorio ha svolto un ruolo fondamentale. E la nostra zona può essere definita ancora ricca». Una banca locale è vicina a tutto questo. «È una banca che svolge un ruolo insostituibile, sa interpretare le esigenze e prova a dare delle risposte non riducendo tutto a numeri, ma guardando in faccia alle aziende e alle persone». Una banca locale è anche quella che si muove con il concetto del «buon padre di famiglia». Continua Duvia: «Qualche anno fa ero rimasto colpito dal messaggio che la Bcc aveva lanciato: un messaggio di prudenza, di chi rinuncia a proporre investimenti ad alto tasso di rischio anche con la possibilità di perdere il cliente. Un messaggio forte».


