Un “Futuro da scrivere” in tempi di inquietudine e timore. Nel titolo del XIV Congresso Nazionale del Credito Cooperativo e nella prima frase della relazione del Presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, c’è una precisa assunzione di responsabilità da parte del sistema Bcc.

«Il futuro non è ineluttabile -ha subito chiarito Azzi-. Non è già scritto. È da scrivere. Anche da come noi lo scriveremo dipende come sarà. Molto è nelle mani del Credito Cooperativo; dipende dal nostro coraggio di cambiare e di metterci in gioco». È andato subito al punto Azzi nell’introdurre la tre giorni congressuale andata in scena alla nuova Fiera di Roma dall’8 all’11 dicembre; senza sconti ha dato radiografia dello status quo e agenda. Agenda a breve scadenza, perché la lezione ricavata dalla vicenda Italia è fin troppo chiara: «La cultura del rinvio dei problemi, del vediamo domani, del qualcun altro risolverà ha offerto un vantaggio di corto respiro -ha sottolineato Azzi- . Che diventa un danno, appena si guarda oltre l’orizzonte del breve termine. La lezione che se ne ricava è che, prima o poi, chi non sceglie paga, in genere con gli interessi». Intervenire dunque, e farlo in prima persona, senza delegare, ma in uno spirito realmente cooperativo, ossia insieme. Ricetta che, alla luce di un contesto oggettivamente complesso, acquista ancora maggior senso.

Cita un proverbio Azzi per rendere il concetto: «Se vuoi arrivare primo corri da solo, ma se vuoi arrivare lontano, cammina insieme». Che, tradotto, significa: la cooperazione nel breve termine può sembrare più lenta, faticosa e apparentemente inefficiente, ma nel lungo produce un dividendo ben maggiore e risultati più stabili. Una logica valida a livello europeo, italiano e di Credito cooperativo, che quindi mantiene la propria validità, ma che –sempre parole del presidente– «necessita di essere realmente e pienamente attuato, facendo robusta manutenzione di tutto ciò che non può andare avanti oggi, in una fase di mercato come l’attuale, per inerzia o abitudine». Da dove comincia il futuro delle Bcc, ossia la programmazione dello sviluppo? Innanzitutto individuando i segmenti di mercato che mostrano margini di crescita significativi e dotandosi degli adeguati strumenti di supporto: quindi ridefinire l’offerta di servizi e prodotti. Un obiettivo che non procede da sé, ma che cammina di pari passo con le persone che se ne occupano. Per questo il sistema delle Bcc deve sempre più investire in cultura, bancaria e cooperativa, in professionalità e competenze. Un progetto che dovrà interessare il rinnovamento della classe dirigente, in particolare per i ruoli di direzione generale; lo sviluppo professionale e organizzativo dei collaboratori, in particolare dei giovani (sono oltre 6mila gli assunti negli ultimi cinque anni); la formazione degli amministratori, perché acquistino e aggiornino gli elementi fon – danti dell’identità cooperativa e le migliori competenze finanziarie; lo sviluppo di relazioni più efficaci fra collegi sindacali e struttura interna finalizzate a un miglior equilibrio della conformità e dei controlli interni complessivi.

E Azzi, nel delineare il dover essere delle Bcc, non ha dimenticato i Soci, che devono maturare «il pieno convincimento di essere “proprietari” e parte fondamentale della cooperativa di credito, lavorando più intensamente, da protagonisti, con essa e rendendosi disponi – bili anche a svolgere un ruolo più attivo in banca». E poi ci sono sempre i principi da calare nel momento difficile, la «valorizzazione dell’identità e della rete come fattore di mercato», strategia, questa, ancora da realizzare appieno. Il primo obiettivo, in tal senso, è l’aumento del numero di Soci che non deve né può essere raggiunto soltanto con condizioni di vantaggio. A differenziare le Bcc è la possibilità per i soci di avere canali diretti e personalizzati di comunicazione e relazione con la banca, ma anche l’offerta di iniziative extra-bancarie per salute, previdenza, sicurezza e protezione dagli imprevisti, il che apre evidenti spazi alla proattività. Il quid valoriale che rende uniche le Bcc non sono soltanto di nobili principi; questi, infatti, si concretizzano nella partecipazione a un progetto di democrazia economica, con la redditività come obiettivo strumentale e non il profitto come fine ultimo. Vantaggi, questi, spesso di lungo termine e a volte lontani dalla logica dominante e condizionata dai mercati finanziari. Una Bcc coerente e, al tempo stesso, competitiva quella prefigurata da Azzi, «capace di connotare mutualisticamente tutto il proprio catalogo di offerta». Ha tenuto a ribadire il presidente di Federcasse che una Bcc non può «reggersi esclusivamente sulla gamba dell’intermediazione tradizionale, che assorbe capitale e genera margini sempre più compressi. Ergo la Bcc del futuro dovrà essere molte cose insieme: banca di sviluppo locale; per la gestione del risparmio; per il presidio del ciclo di vita finanziario del socio; di assicurazione, per il presidio dei rischi della vita; di copertura dei rischi finanziari dell’impresa; per la previdenza in un sistema misto pubblicoprivato.

Ed ecco l’importanza della proattività commerciale che le Bcc sono chiamate a scoprire e interpretare per sottrarsi alla dipendenza esclusiva dei margini (in contrazione) e affermarsi nell’innovazione e nella trasformazione dell’offerta bancaria dai prodotti standardizzati e a basso valore aggiunto ai servizi personalizzati e ad alto valore aggiunto. «Se vogliamo continuare a essere la banca delle famiglie, delle piccole imprese, delle reti di impresa, delle cooperative, del terzo settore –ha affermato Azzi– non possiamo rivolgerci a questi mercati con un’offerta indifferenziata». Bisogna dunque disporre di soluzioni ad hoc, ma anche di doti commerciali perché «spesso quello che difetta -aggiunge Azzi- non è la gamma di offerta, ma la capacità, o la convinzione nel proporla. È questione di cultura e competenza». Si gioca qui la capacità delle Bcc di stare sul mercato, ossia di fare reddito: estendere l’area dei ricavi, contenere i costi e controllare i rischi. Un elemento, questo, con ampi margini di miglioramento, ma insufficiente di per sé e da legare a un altro fattore chiave del mondo cooperativo, la natura locale. Occorre cioè definire, nel mercato di riferimento, quale sia la dimensione ottimale della Bcc. Per il presidente la Bcc «non deve essere troppo piccola da non consentire il presidio efficiente del proprio mercato, né troppo grande da far smarrire le caratteristiche distintive del modello Bcc, o da generare un rischio per tutto il sistema». Ma in agenda stanno anche i temi della liquidità (necessità di realizzare una banca on line del Credito Cooperativo), i costi (evitare le duplicazioni che si traducono in aumento degli oneri) e i rischi (analisi piani di espansione in orizzontale, azioni di sistema per il recupero dei crediti inesigibili, miglioramento assetti di governo e sistemi di controllo). Sul tema crescita del Credito cooperativo è intervenuta, nel corso del congresso, anche il vice direttore generale della Banca d’Italia. Anna Maria Tarantola ha individuato nello scoppio della crisi economica lo stop del trend di crescita delle Bcc in corso dal 1995. Incremento dei volumi, ampliamento dei margini reddituali e crescita del patrimonio hanno sostenuto la crescita, poi, già dal 2010, un quarto delle Bcc denunciavano una capacità inadeguata di generare utili, situazione peggiorata nel 2011. Da qui la necessità di «valutare attentamente la sostenibilità dei rapporti che le Bcc intrattengono con il territorio.

I finanziamenti non possono costituire, come è successo in passato, i principali ammortizzatori di gravi situazioni di crisi nel tessuto produttivo delle economie locali». Ma il vice direttore di Bankitalia si è anche concentrato su una peculiarità del sistema cooperativo, l’eterogeneità delle Bcc, non sempre e non completamente riconducibile al territorio, piuttosto da attribuire a scelte legate agli intermediari e riguardanti le scelte organizzative, la qualità dei processi gestionali e il governo societario.

Situazioni di base, queste, che, combinate ai problemi posti dalla crisi, hanno concorso a operare una selezione fra Bcc in seria difficoltà e altre che hanno reagito con prontezza definendo linee di azione specifiche per processi gestionali, meccanismi organizzativi e criteri di gestione delle relazioni creditizie. Tarantola si è concentrata proprio sull’equilibrio ottimale da raggiungere fra autonomia del singolo istituto e modello di rete del sistema: «Le federazioni locali hanno conseguito miglioramenti, ma continuano a presentare situazioni molto diverse intermini di organizzazione interna e professionalità». L’utilizzo di sistemi informativi non omogenei da parte di Bcc nell’ambito della stessa federazione, ad esempio, ha limitato la standardizzazione dei processi e l’efficacia dei controlli. Da qui l’esigenza di un’organizzazione associativa che coniughi la democrazia cooperativa e l’efficienza delle strutture di governo delle banche. Un passo in questo senso è stato fatto con l’adozione del nuovo statuto, che, fra le altre cose, introduce criteri stringenti di selezione dei componenti gli organi aziendali. Anche il Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito, il cui Statuto è stato approvato da Banca d’Italia a dicembre, va in questa direzione, promuovendo, attraverso l’azione di analisi e controllo dei rischi, la diffusione delle best practises e l’adozione di comportamenti virtuosi da parte delle Bcc. Sono tappe, queste, nel percorso di avvicinamento alla meta di una “rete sistemica”, in assenza -come ha fatto rilevare Tarantola- «di un centro di coordinamento dotato di adeguata capacità esecutive» e con la necessità -come ha sottolineato nelle conclusioni dei lavori Azzi- «di recuperare unità d’intenti tra le diverse componenti della rete». Ma nelle conclusioni il presidente di Federcasse ha voluto dedicare un passo importante ai giovani. I giovani che in occasione del congresso hanno prodotto un manualetto per creare e far crescere gruppi di giovani soci nelle Bcc e chiesto di aggiungere un articolo alla Carta dei Valori; i seimila giovani collaboratori assunti in questi anni e investimento reale nel futuro; i giovani che potranno beneficiare del progetto “Buona impresa!” nello start up delle loro imprese. «Lavoriamo per i giovani e diamo loro spazio» -ha suggerito alla platea Azzi- : a chi, se non a loro, il “Futuro da scrivere”?
PER APPROFONDIRE:
Al convegno tutti d’accordo: «Bcc fondamentali»
Tante le personalità intervenute al Congresso nazionale delle Bcc. Il presidente ABI Giuseppe Mussari ha parlato del sistema bancario nazionale «sistema sano, indispensabile al Paese» rivendicando con orgoglio le tante iniziative messe in atto dal sistema dallo scoppio della crisi. Chiarendo compiti e ruoli, il sistema banche -ha detto Mussari- può offrire il proprio contributo al sistema Paese. Sul tema della tracciabilità e dell’eccessiva quantità di contante in circolazione, che facilita l’evasione fiscale, le banche danno la loro piena disponibilità a ragionare sui servizi da erogare a supporto della moneta elettronica. Il presidente di Confcooperative Luigi Marino si è concentrato sulla riscoperta dei valori della cooperazione. Un sistema, quello delle cooperative, lodato a parole, ma penalizzato nei fatti, come è successo con le due manovre dell’agosto 2011. E questo mentre, proprio grazie alle cooperative, interi settori economici -pensiamo solo al welfare- hanno consentito al Paese di tenere in vita settori essenziali. Lo stesso si può dire per le BCC, che hanno davvero continuato a sostenere l’economia reale. Le cooperative, anche in una situazione obiettivamente critica, continueranno a fare, nonostante tutto, con coscienza e coerentemente con la propria missione, il loro dovere. Sul palco è salito anche Giuliano Amato, come presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Amato, nel mondo a competizione sempre più spinta del futuro, vede un vantaggio per l’Italia, la capacità di creare invenzioni, stili, disegni, attingendo da esperienze diverse. In questo, ha concluso Amato, «il mondo cooperativo ha un ruolo fondamentale; quello del saper diffondere e promuovere la qualità italiana, di cui è piena la nostra economia molecolare». Fra le altri interventi che hanno onorato il Congresso, quello del cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (nella foto); Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni culturali; Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea e Pierferdinando Casini.
Nasce il fondo di garanzia, prima rete italiana di aziende bancarie cooperative
L’annuncio al Congresso lo ha dato il vice direttore generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola (nella foto): il governatore Ignazio Visco ha approvato lo Statuto del nuovo Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo. Il Fondo è un “sistema di garanzie incrociate” tra Banche di Credito Cooperativo/Casse Rurali che consentirà di creare la prima vera rete italiana di aziende bancarie cooperative. Con il FGI le Banche aderenti si sottopongono a un maggior controllo del loro operato, sia in termini di dati finanziari sia di presidio della liquidità, e, in anticipo sulle direttive europee, a un controllo sperimentale della corporate governance. «Le regole di organizzazione e di funzionamento definite dallo Statuto delineano un sistema volto a controllare in modo puntuale ed esteso la rischiosità delle BCC aderenti, la vulnerabilità potenziali, la sostenibilità delle strategia di sviluppo» ha detto Tarantola. Grande soddisfazione ha espresso Azzi, che ha salutato l’approvazione dello statuto come «un risultato importante per il Credito Cooperativo, oggi sempre più sistema a rete». Il presidente di Federcasse ha ricordato come il nuovo Fondo consentirà ancora di più e meglio alle BCC di essere banche locali capaci di sostenere l’economia reale nel rispetto dei principi della solidarietà economica, fattore di cui il Paese ha più che mai bisogno. Il rischio -ha ammonito Azzi- è che si dilatino i tempi per concludere il processo, quindi che le intuizioni siano superate dai fatti attenuando la loro portata. «Attendiamo che il Fondo possa diventare concretamente ciò che vuole essere: uno strumento per innalzare la protezione offerta dalle Bcc a soci e clienti adempiendo ancor più efficacemente e in modo innovativo a uno dei principi chiave dello statuto, la promozione del miglioramento economico e sociale dei territori serviti»



