Questo anno giubilare è dedicato alla speranza, una virtù che guarda al futuro, ma non può prosperare senza solidarietà, giustizia e un forte senso di responsabilità verso le generazioni future. Non si tratta di ideali astratti, bensì dei fondamenti stessi di società resilienti ed economie stabili.
La finanza cooperativa, un modello che, attraverso la prossimità e la fiducia reciproca, promuove da tempo l’inclusione e una crescita equilibrata.
Il secondo è l’onere del debito dei paesi a basso reddito, una sfida che ci ricorda che la solidarietà deve andare oltre i confini nazionali se vogliamo creare le condizioni per la stabilità e la prosperità globali.
Entrambe le questioni affondano le radici nella stessa idea: credito e debito non sono solo strumenti finanziari, ma espressioni di fiducia e responsabilità. E quando il debito nei paesi poveri diventa insostenibile, questo stesso senso di responsabilità spinge creditori e debitori a collaborare per trovare soluzioni eque e favorevoli alla crescita.
1. Le banche cooperative in un mondo che cambia
La finanza cooperativa è da tempo radicata nelle comunità. La sua governance democratica, la sua attenzione ai bisogni dei soci e la sua tradizione di responsabilità la rendono un modello distintivo di intermediazione. Molto prima che i principi di responsabilità ambientale, sociale e di governance (ESG) diventassero di uso comune, le cooperative li stavano già mettendo in pratica.
Nel tempo, queste istituzioni hanno ampliato l’accesso al credito per famiglie e piccole imprese, sostenendo milioni di persone che altrimenti ne sarebbero state escluse. La loro importanza è evidente sia nelle economie avanzate che in quelle in via di sviluppo: promuovono l’inclusione, la resilienza e la crescita sostenibile.
Solo in Europa, le banche cooperative impiegano oltre 700.000 persone e servono più di 90 milioni di soci.1 Sono ben rappresentate anche al di fuori dell’Europa, con circa 100 milioni di soci.2 Le cooperative di credito sono presenti in oltre 100 paesi, con oltre 400 milioni di soci.3 Nelle regioni colpite da povertà, conflitti o stress climatico, spesso rimangono gli unici fornitori di credito affidabili.
La ricerca dimostra che i loro prestiti basati sulle relazioni contribuiscono a regolarizzare i cicli del credito,4 a sostenere i clienti durante le recessioni e a promuovere una crescita più equilibrata e sostenibile.5 Lungi dall’essere meno efficienti delle banche commerciali,6 molte cooperative le eguagliano in termini di redditività e qualità del credito, riducendo al contempo le disuguaglianze.7
Sfide emergenti
Il modello cooperativo non è privo di debolezze. Le sue piccole dimensioni ostacolano le economie di scala, la sua concentrazione nei mercati locali riduce la diversificazione e i suoi forti legami con la comunità possono rendere meno efficace la gestione del rischio. Nelle economie avanzate, la quota in calo delle piccole e medie imprese nella produzione totale sta riducendo la domanda per il tradizionale relationship lending. La crescente quota di attività immateriali nei bilanci delle imprese – come software, dati e proprietà intellettuale – complica lo screening e la gestione del rischio di credito per i piccoli istituti di credito.
In questo contesto, le banche cooperative non possono più fare affidamento esclusivamente sui loro vantaggi storici rispetto alle banche commerciali. L’espansione dei portafogli prestiti, una strategia che un tempo sosteneva la crescita degli intermediari cooperativi, è diventata più difficile e comporta rischi maggiori. Le cooperative dovranno adattare le proprie strategie, facendo leva sull’innovazione e sulle partnership, pur rimanendo fedeli alla loro missione fondante: al servizio delle comunità.
2. Dal credito locale alla solidarietà globale
Così come il capitale sociale è il fondamento del credito cooperativo all’interno delle comunità locali, il “capitale sociale internazionale” è essenziale per rivitalizzare la cooperazione multilaterale. Gli stessi principi – fiducia, responsabilità e solidarietà – che sostengono le cooperative a livello locale devono guidare la comunità internazionale nel sostenere i paesi poveri e nell’affrontare la povertà, la disuguaglianza e il peso di un debito insostenibile.
Progressi e disuguaglianze persistenti
Negli ultimi decenni, l’umanità ha compiuto progressi straordinari nella riduzione della povertà estrema. La percentuale di persone che vivevano con meno del minimo indispensabile è scesa da oltre il 40% nel 1990 all’11% alla fine dell’ultimo decennio. In termini assoluti, ciò significa un calo da 2,3 miliardi a 900 milioni di individui.8 Purtroppo, negli ultimi anni, a causa di molteplici shock, questo progresso si è arrestato.
Il successo ottenuto non è stato universale. Nell’Africa subsahariana, il quadro è tragicamente diverso. Qui, il numero di persone che vivono in povertà estrema è quasi raddoppiato tra il 1990 e il 2020, riflettendo una rapida crescita demografica e una riduzione più modesta dei tassi di povertà, dal 55 al 46%.9
Il debito come ostacolo allo sviluppo
Mentre la povertà rimane diffusa, i paesi a basso reddito si trovano ancora una volta ad affrontare una sfida familiare: livelli insostenibili di debito pubblico. Questo onere non solo limita lo sviluppo economico, ma ostacola anche la riduzione della povertà e mina la stabilità sociale.
Questi paesi rappresentano solo il 2,5% del PIL globale e l’1,4% del debito pubblico globale, ma ospitano 1,8 miliardi di persone, quasi un quarto dell’umanità. Il loro peso nell’economia globale può essere esiguo, ma le conseguenze umane della loro situazione sono immense. In tali circostanze sociali e politiche, la riduzione del debito non è solo una necessità economica, ma un dovere morale. Inoltre, la povertà è un potente motore di migrazione irregolare, che sta mettendo a dura prova molte economie avanzate.
I picchi del rapporto debito/PIL degli anni ’90 hanno portato a iniziative senza precedenti per la cancellazione del debito (l’iniziativa dei Paesi poveri fortemente indebitati, HIPC). Oggi, i rapporti debito/PIL tra i paesi poveri sono al di sotto di quei picchi, eppure le vulnerabilità sono riemerse. Negli ultimi quindici anni, il livello medio del debito è aumentato drasticamente, passando dal 30% del PIL nel 2010 al 50% nel 2024, mentre i costi del servizio del debito sono aumentati, distogliendo risorse da scuole, ospedali e infrastrutture.10
L’evoluzione del panorama dei creditori complica il raggiungimento di un accordo sulla ristrutturazione del debito. Oltre alle istituzioni multilaterali e al Club di Parigi, gli investitori privati e i nuovi creditori bilaterali – in particolare la Cina – svolgono ora un ruolo centrale. Questo allargamento, pur offrendo maggiori opzioni di finanziamento, ha reso più difficile il coordinamento durante le crisi e indebolito i meccanismi tradizionali per la risoluzione del debito.
Sarebbe quindi fuorviante pensare che replicare semplicemente l’iniziativa HIPC oggi, in un contesto così profondamente cambiato, sia sufficiente. Sono invece necessari approcci innovativi e una sostanziale riformulazione dei termini della discussione.
Verso una rinnovata risposta multilaterale
La complessità dell’attuale sfida del debito richiede una risposta globale completa e coordinata, che comprenda la prevenzione delle crisi, la riduzione del debito e la promozione della crescita.
Per i paesi intrappolati in cicli di debito insostenibili, la ristrutturazione è essenziale. Il Quadro Comune approvato dal G20 nel novembre 202011 ha rappresentato un passo avanti, portando allo stesso tavolo creditori tradizionali e nuovi. Tuttavia, l’attuazione è stata lenta e disomogenea, rivelando la necessità di maggiore trasparenza, prevedibilità e rapidità. Purtroppo, l’attuale clima geopolitico sta diminuendo le speranze di una risposta globale coordinata al debito.
La ristrutturazione è l’ultima risorsa, la prevenzione rimane centrale. Le tensioni di liquidità possono essere mitigate attraverso rifinanziamenti più economici, prestiti accessibili e strumenti innovativi come le clausole sul debito resilienti al clima, che sospendono i pagamenti in caso di calamità naturali. Inoltre, lo sviluppo dei mercati del debito in valuta locale ridurrebbe la dipendenza di questi paesi dai finanziamenti esteri, mitigando così la loro esposizione alle fluttuazioni valutarie e consentendo loro di finanziare programmi di investimento a lungo termine.
In definitiva, tuttavia, il modo più sicuro per ripristinare la sostenibilità del debito è promuovere una crescita equilibrata e inclusiva. La riduzione del debito deve quindi essere accompagnata da riforme che rafforzino le istituzioni e amplino la base imponibile. Il sostegno finanziario è più efficace se legato a chiari quadri di riferimento basati sulle performance.
La comunità internazionale dovrebbe esplorare soluzioni innovative, come gli scambi debito-sviluppo, che canalizzano le risorse verso l’istruzione, la sanità e l’azione per il clima. Iniziative come la recente proposta italiana di liberare fondi per i paesi africani e reinvestirli in programmi di sviluppo gestiti localmente rappresentano una strada promettente.
Il debito dei paesi a basso reddito non è una questione periferica, ma una sfida globale centrale. L’inazione lascerà indietro 1,8 miliardi di persone, con conseguenze per la stabilità e la giustizia globali. La cooperazione multilaterale non è un peso: è un investimento strategico. In un periodo di frammentazione e nazionalismo, dobbiamo rinnovare il nostro impegno per la solidarietà.
La riduzione del debito, se accompagnata da riforme e crescita, può trasformare un peso schiacciante in una leva per lo sviluppo, uno strumento per sradicare la povertà e un catalizzatore per una prosperità inclusiva.
3. Conclusioni
Le brevi riflessioni che ho condiviso oggi indicano un’unica verità: la solidarietà è una necessità, non un’opzione. Il fatto che il mondo oggi sembri ignorare questa affermazione non la rende falsa. La solidarietà è il fondamento di comunità resilienti, il motore di economie sostenibili e il collante che tiene insieme un mondo sempre più fragile.
Dobbiamo preservare e coltivare il nostro capitale sociale, sia a livello locale che globale. La cooperazione può essere faticosa, ma è preziosa perché è un investimento in stabilità, sicurezza e giustizia.
Lasciare indietro quasi due miliardi di persone non è certo una base affidabile per la stabilità e la prosperità, sia a livello mondiale che nelle economie avanzate. Facciamo quindi in modo che il credito, sia esso esteso all’interno di un villaggio o tra nazioni, persegua il suo scopo più alto: costruire fiducia, promuovere la dignità e aprire la strada verso un mondo più giusto e umano.
Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia
Note
1 Fonte: European Association of Co-operative banks, Statistiche chiave, 2023.
2 Fonte: siti web dei membri dell’International Cooperative Banking Association.
3 Fonte: World Council of Credit Unions.
4 Tra gli altri, si vedano G. Barboni e C. Rossi, “Does your neighbor know you better? The supportive role of local banks in the financial crisis”, Journal of Banking & Finance, 106, 2019, pp. 514-526; e
G.M. Caporale, S. Di Colli e J.S. Lopez, “Bank lending procyclicality and credit quality during financial
crises”, Economic Modelling, 43, 2014, pp. 142-157.
5 P. Coccorese e S. Shaffer, “Banche cooperative e crescita economica locale”, Regional Studies, 55, 2,
2021, pp. 307-321.
6 Per una revisione completa della performance delle banche cooperative, si veda D. McKillop et al., “Cooperative Financial Institutions: A Review of the Literature”, International Review of Financial Analysis, 71, 2020.
7 V. Peruzzi, P. Murro e S. Di Colli, “L’impatto distributivo del sistema bancario locale. Evidenze dalle crisi finanziarie e del debito sovrano”, European Journal of Political Economy, 80, 2023.
8 Fonte: Banca Mondiale, Piattaforma per la Povertà e la Disuguaglianza. Questa trasformazione è stata in gran parte determinata dal rapido sviluppo economico delle economie asiatiche emergenti, in particolare della Cina. Nell’Asia orientale e nel Pacifico, il tasso di povertà estrema è sceso dal 76% al 2%, facendo uscire 1,2 miliardi di persone dalla miseria.
9 Oggi, la sola Africa subsahariana conta 580 milioni di persone tra le più povere al mondo, rappresentando oltre due terzi del totale mondiale.
10 In alcuni casi, il pagamento degli interessi assorbe oltre il 18% delle entrate pubbliche.
11 Il Quadro Comune per il Trattamento del Debito (Quadro Comune) è un accordo tra il G20 e i paesi del Club di Parigi per promuovere il coordinamento tra i creditori ufficiali con l’obiettivo di facilitare ristrutturazioni del debito tempestive e ordinate per i paesi più poveri del mondo, caso per caso.

