Arrivano da più fronti, a macchia di leopardo, ma in modo sempre più costante. Sono i segnali di ripresa, accenni più o meno timidi del fatto che stiamo per metterci alle spalle la Grande Crisi.

Componente comitato esecutivo BCC Busto Garolfo e Buguggiate «Sicuramente rispetto a qualche anno fa il clima è cambiato e c’è più propensione all’ottimismo. La crescita di occupazione e fiducia, seppur con le dovute cautele, fanno ben sperare»
La lunga discesa degli indicatori, al ribasso da anni, sembra aver subito una battuta d’arresto e ora, lentamente, è in corso l’inversione di tendenza. Del fatto che non si tratti più solo di una sensazione o di segnali isolati si trova conferma scorrendo i dati dell’Istat, l’istituto di statistica che registra puntualmente l’andamento dell’occupazione e quello della fiducia: due ambiti significativi per cogliere il reale stato di un Paese che, negli ultimi anni, continua a macinare punti al rialzo dopo la caduta libera del recente passato, che ha raggiunto il punto più basso negli anni 2012-2013. Anche dalla nostra Bcc arrivano segnali confortanti per quanto riguarda la crescita delle richieste di finanziamenti da parte di imprese che investono nella propria attività acquistando nuovi macchinari o immobili. In aumento anche le richieste di mutuo da parte di privati (vedi l’intervista ad Andrea Colombo, nuovo responsabile dell’Area Crediti, qui sotto). «I segnali che la ripresa è in atto ci sono, come dimostra il fatto che le

Vice Presidente vicario BCC Busto Garolfo e Buguggiate «I segnali di crescita ci sono, ma è necessario che ripartano gli investimenti delle aziende, fondamentali per dare il via a un circolo virtuoso che porterebbe all’aumento dei consumi»
aziende cominciano a chiedere preventivi per l’acquisto di impianti o macchinari – afferma Ignazio Parrinello, vicepresidente vicario -. Il quadro però è fortemente condizionato dall’andamento del mercato finanziario, che è talmente volatile da influire sulle scelte del mercato economico. Si instaura così un meccanismo viziato per cui è l’economia finanziaria che condiziona quella reale, mentre sarebbe auspicabile che si verificasse il contrario. Per quanto riguarda, invece, l’andamento dei consumi dei privati, credo sia determinante spostare l’attenzione sugli investi investimenti delle aziende, in quanto questo permetterebbe di dare il via a un circolo virtuoso che porterebbe all’aumento dei consumi». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giuseppe Barni, membro del Comitato Esecutivo: «Sicuramente rispetto a qualche anno fa il clima è cambiato e c’è più propensione all’ottimismo – afferma Barni -. La crescita dell’occupazione dopo 5 anni di difficoltà che hanno provocato la perdita di 378.000 addetti è di certo una boccata d’ossigeno. Il Jobs Act ha avuto nel breve termine un impatto positivo, resta da vedere se il trend continuerà in questa direzione o se invece si tratta solo di un effetto temporaneo. Conforta invece il fatto che la fiducia sia in aumento: è un segnale positivo sia per le imprese, che dopo anni in cui stentavano a stare a galla stanno finalmente rialzando la testa e pensano a nuovi investimenti, sia per le famiglie, che tornano in banca per chiedere l’accesso al mutuo per l’acquisto di una nuova casa. Tutti segnali che, seppur con le dovute cautele, fanno senza dubbio ben sperare per il prossimo futuro».
Occupazione.
I numeri aiutano ad avere un quadro più chiaro della situazione. Iniziamo da quelli degli occupati, che secondo l’istituto di statistica registra una crescita su base annua dello 0,4%, che si traduce in un + 96 mila dipendenti considerando il periodo che va dal febbraio 2015 al febbraio 2016. In totale il numero di occupati a febbraio 2016 risulta pari a 22 milioni 405 mila persone. In calo, nello stesso lasso temporale, i disoccupati che scendono di 136mila unità, pari al 4,4% e anche gli inattivi, ossia le persone che non studiano né lavorano, per cui l’Istat registra nell’ultimo anno una decrescita dello 0,7%, pari a 99mila persone. Il tasso di disoccupazione si attesta al 56,4%. Dai dati pubblicati a marzo 2016, che si riferiscono a febbraio, si rileva che c’è stata una leggera flessione delle per- ECONOMIA sone occupate rispetto a gennaio, pari allo 0,2%, ossia 48mila persone, e anche di quelle inattive, che a febbraio sono diminuite di 99mila unità, ossia lo 0,7%. Per quanto riguarda i dati su base mensile, si registra una frenata dopo la crescita di gennaio: se il primo mese del 2016 era stato rilevato un aumento dello 0,3%, pari a 73mila unità, a febbraio la stima degli occupati diminuisce dello 0,4% (-97 mila persone occupate). La diminuzione di occupati coinvolge uomini e donne e si concentra tra i 25-49enni. Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, cala di 0,2 punti per centuali rispetto al mese precedente. Il calo occupazionale è determinato dai dipendenti (-92 mila i permanenti e -22 mila quelli a termine), mentre registrano un lieve recupero gli indipendenti (+17 mila). Per i dipendenti a tempo indeterminato si tratta del primo calo dall’inizio del 2015. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila), presumibilmente associata al meccanismo di incentivi introdotto dalla legge di stabilità 2015, il calo registrato nell’ultimo mese riporta la stima dei dipendenti permanenti ai livelli di dicembre 2015. Per i dipendenti a termine prosegue la tendenza negativa già osservata dal mese di agosto 2015. La stima dei disoccupati a febbraio è in lieve aumento (+0,3% pari a +7 mila), sintesi di una crescita tra gli uomini e un calo tra le donne. Il tasso di disoccupazione è pari all’11,7%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio. A febbraio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,4% (+58 mila). La crescita è determinata prevalentemente dalle donne e riguarda gli over 25. Il tasso di inattività sale al 36,0% (+0,2 punti percentuali). Certo, i dati dell’Istat sono pubblicati a cadenza mensile e come tali soggetti alla variabilità che inevitabilmente si registra a medio termine. Facendo un salto indietro di un anno, la crescita sembra procedere alla stessa velocità, lenta ma costante: tra febbraio 2015 e febbraio 2016 si registra un aumento dello 0,4% (+93 mila unità), con un tasso di occupazione pari a 55,7% (+0,2%). A febbraio 2015 risultavano però in crescita i disoccupati (+2,1%, pari a 67 mila persone), con una crescita del tasso di disoccupazione dello 0,2%. Nel febbraio 2014, il numero di occupati era in calo dello 1,6% (-365 mila) rispetto allo stesso mese del 2013, mentre i disoccupati in aumento del 9,1%, ossia 272 mila unità. Ancora peggio andava nel 2013, quando i dati Istat parlavano di un calo dell’1% (-219 mila) e di un numero di disoccupati in calo dello 0,9% (-28 mila).
Fiducia di consumatori e imprese.
Il trend registrato a marzo 2016 sulla fiducia dei consumatori e delle imprese consolida la risalita che, secondo i dati Istat, è in atto in modo pressoché costante dal 2013. A marzo 2016 l’istituto di statistica registra un indice del clima di fiducia dei consumatori pari a 115 (il dato è espresso in base 2010=100). Per quanto riguarda le imprese, l’indice composito del clima di fiducia (Iesi, Istat economic sentiment indicator) si attesta a 100,1, sempre considerando il 2010 uguale a 100. Rispetto al mese precedente, il clima di fiducia dei consumatori migliora, mentre diminuisce leggermente quello delle imprese. Un’oscillazione contenuta, che quindi non intacca la risalita della curva in atto dal 2014. Nello specifico, gli indici Istat registrano un aumento dai 114,5 punti di febbraio a 115 per i consumatori e un calo da 103,2 a 100,1 relativamente alle aziende. Dall’istituto di statistica arriva anche una precisazione, che può aiutare a contestualizzare meglio il sondaggio: le interviste sono concentrate nei primi 15 giorni del mese, prima degli attentati di Bruxelles del 22 marzo. Tra le aziende, la fiducia sale solo nella manifattura (a 102,2 da 102) mentre il calo maggiore è nei servizi (a 103,2 da 106,5). Facendo un salto indietro di un anno, nel marzo 2015 l’indice di fiducia dei consumatori scende da 115 a 110,9, mentre quello delle imprese era leg germente più alto, 103 anziché 100. A marzo 2014, la fiducia dei consumatori era molto più contenuta e si attestava a 101, 7 e nello stesso mese del 2013 precipitava addirittura a 85,2. Per quanto riguarda le imprese, due anni fa le imprese vedevano nerissimo, con un indice di fiducia pari a 89,5, mentre nel 2013 andava ancora peggio, con un indice pari a 78. Negli ultimi tre anni quindi l’indice di fiducia dei consumatori è infatti aumentato del 23%, passando da 85,2 a 115, mentre quello delle imprese è andato ancora meglio: +28% (da 78 nel 2013 a 100 nel 2016).
Colombo: «Vediamo la luce in fondo al tunnel»
Nel 2015 sono cresciuti i finanziamenti alle imprese e i mutui alle famiglie
Le imprese tornano a chiedere finanziamenti per far crescere la propria attività e aumentano anche le richieste di mutuo da parte di privati. Sono positivi i segnali rilevati dalla Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate sul territorio dell’Altomilanese e del Varesotto. «Vediamo la luce in fondo al tunnel, anche se la strada per raggiungere l’uscita è ancora lunga – afferma Andrea Colombo, da qualche mese responsabile dell’Area Crediti della nostra Bcc -. Nel 2015 gli impieghi sono cresciuti di qualche punto percentuale, indice che sia le imprese sia i privati hanno ripreso ad avere fiducia e quindi investono nel futuro». Il segnale è particolarmente positivo nel settore che riguarda le imprese: «Tra le aziende sono in crescita le domande di credito – dice Colombo -. Se negli anni scorsi le richieste erano quasi esclusivamente per liquidità, quindi per la sopravvivenza, negli ultimi tempi abbiamo registrato una propensione a investire in macchinari o ad acquistare il capannone dove prima si pagava l’affitto. Certo, si tratta di cauti segnali di ottimismo, non di una ripresa decisa, ma indubbiamente il clima è migliorato». Il ruolo della Bcc è accompagnare per mano i clienti nel loro percorso di accesso al credito. Per farlo, si stanno rafforzando i punti di forza della nostra banca, in particolare la capacità di dare risposta sia ai privati sia alle imprese nel più breve tempo possibile. «Visto l’andamento dei tassi, che sono molto bassi, la differenza la fa poter programmare il proprio futuro. Per questo stiamo cercando di dare risposte sempre più concrete e veloci alle richieste del tessuto economico: quello che ci caratterizza è la filiera corta nel processo decisionale e il voler metterci sempre la faccia» afferma Colombo. Che aggiunge: «Come Area Crediti stiamo rivisitando i processi e le procedure per snellire il processo decisionale: prima le maglie erano più strette, adesso lo sono un po’ meno ma sempre presidiando la qualità del credito, che resta al primo posto». Il nuovo responsabile dell’Area Crediti è arrivato nella Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate nel 2015, dopo 30 anni di esperienza nel settore bancario: fil rouge dell’esperienza professionale di Colombo è il settore del credito, in prima battuta nei finanziamenti e quindi nella concessione del credito in tutte le sue sfaccettature. «Rientra nel mio ruolo far progredire metodi e procedure sviluppate in connubio con i sistemi informatici delle Bcc, per cercare di dare risposte nel più breve tempo possibile contenendo eventuali rischi operativi» conclude Colombo.
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