Come le banche di credito cooperativo generano valore supportando le comunità locali e l’economia reale

L'analisi di Maria Carmen Mazzilis del Servizio Analisi Economica e Statistiche Creditizie di Federcasse

“Le BCC sono banche cooperative, il che significa che appartengono ai soci, che le gestiscono attraverso gli amministratori eletti democraticamente, scegliendoli tra i soci stessi e applicando il principio “una testa, un voto”. Questo modello permette loro di concentrarsi sugli interessi del territorio. La decisione di reinvestire gli utili nelle comunità locali è uno dei pilastri fondamentali. Nell’articolo 2 dello Statuto si parla, infatti, di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali, di crescita responsabile e sostenibile del territorio, di orientamento sociale e di costruzione del bene comune. La governance cooperativa garantisce una maggiore coerenza tra la funzione obiettivo e l’operato del management. Il voto capitario, i limiti alle deleghe e la convergenza tra proprietari, fornitori e utilizzatori dei fondi facilitano la partecipazione democratica, la visione a lungo termine e la massimizzazione dei benefici per soci, clienti e territorio”, spiega Maria Carmen Mazzilis del Servizio Analisi Economica e Statistiche Creditizie di Federcasse.

Inoltre, la normativa specifica prescrive vincoli precisi per le BCC, in termini di erogazione del credito, prevalentemente a favore dei soci, e di operatività territoriale, circoscritta in gran parte ai territori di insediamento. Tutto questo contribuisce a sostenere le comunità locali in maniera concreta. Immaginate una catena con tanti anelli che si muovono insieme, perfettamente sincronizzati. È come il sistema di trasmissione di una bicicletta.

Ogni ingranaggio moltiplica il movimento creando un effetto a cascata. Così funziona anche per le BCC. Ogni anello, dal presidio territoriale alla banca relazionale, dal sostegno alle famiglie e alle imprese alla visione di lungo termine, contribuisce a un processo che si amplifica, creando benefici per tutta la comunità. A muovere tutto questo sono due driver chiave: lo scambio motoristico e la finanza geocircolare, che trasformano vincoli normativi in vere opportunità, a beneficio di tutti gli stakeholder, i portatori di interesse.

Partiamo dal primo anello: il presidio territoriale. Le BCC sono presenti in oltre 4.000 comuni italiani, molti dei quali nelle aree meno servite dalle banche tradizionali. Il numero di comuni in cui le BCC sono l’unica presenza bancaria è cresciuto nel tempo, fino a raggiungere, a fine 2024, i 776 comuni, la maggior parte dei quali con meno di 5.000 abitanti e caratterizzati da fragilità economiche e sociali.

Questa prossimità territoriale attiva il secondo anello della catena: la relazione. Le BCC conoscono i loro clienti personalmente e possono offrire soluzioni finanziarie più adatte alle loro esigenze. Questo si traduce in un rapporto creditizio molto stretto, arricchito dalla conoscenza diretta delle realtà locali. È un legame che rafforza la qualità del credito e la stabilità della banca, elementi che caratterizzano le BCC sotto il profilo oggettivo.

Arriviamo al terzo anello: il sostegno alle famiglie e alle imprese. Le BCC, proprio per il loro radicamento nel territorio, riescono a sostenere con continuità l’economia reale, anche nei periodi di crisi. Nell’ultimo decennio, mentre nel resto delle banche si è registrata una contrazione dei finanziamenti del 7,9%, le BCC hanno continuato ad accrescere i prestiti concessi del 3,4%. Al 31 dicembre 2024, i finanziamenti lordi erogati dalle BCC si avvicinano ai 140 miliardi di euro, con una quota di mercato che è passata dal 7,3 all’8,1% in dieci anni. Nei comparti di elezione, quali l’agricoltura e l’agroindustria, il turismo, la piccola manifattura e l’artigianato, la quota di mercato arriva addirittura a sfiorare il 25%.

Arriviamo infine al quarto anello: la visione di lungo termine. Le BCC non puntano alla massimizzazione dei profitti nel breve periodo, ma alla creazione di valore per la sostenibilità della BCC nel lunghissimo periodo. Questo approccio permette di garantire una solida redditività e di assicurare la stabilità patrimoniale nel tempo, nonostante un contesto economico molto complesso. Le BCC seguono una regola semplice e chiaramente stabilita nel Testo Unico Bancario, all’articolo 37: almeno il 70% dell’utile deve essere destinato a riserva patrimoniale indivisibile, il 3% deve andare al fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. La parte rimanente dell’utile conseguito dalle BCC è destinata a beneficenza, mutualità e, in misura limitata, alla remunerazione dei soci.

Questo modello garantisce una stabilità patrimoniale superiore alla media dell’industria bancaria. Il CET 1 ratio medio delle BCC, a dicembre 2024, è pari al 26,7%, ben 9 punti percentuali sopra la media dell’industria bancaria.

Grazie Carmen, abbiamo ascoltato tante informazioni utili rispetto al mondo delle banche di credito cooperativo, al loro valore, ed effettivamente il modello delle BCC si conferma un sistema virtuoso che distribuisce valore economico e sociale, e soprattutto lo fa in modo equilibrato, generando un impatto positivo sul territorio attraverso quelli che sono i suoi punti di forza: il radicamento, la relazione, il sostegno all’economia reale e una visione di lungo periodo.

Ed è proprio questo lo spunto che vi lasciamo: le BCC, attraverso il loro modello di impresa cooperativa a mutualità prevalente, creano un legame di fiducia reciproca con il territorio. Una catena di trasmissione che funziona, portando sviluppo, reddito, occupazione e stabilità”.

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