L’importanza dell’economia sociale per migliorare le nostre società: dalle Bcc alle cooperative di lavoratori, al welfare

economia sociale stretta mani
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Non più un’alternativa marginale, ma una componente centrale dello sviluppo economico e sociale: l’economia sociale si candida oggi a essere un motore strategico di un mondo più giusto ed equo

L’economia sociale, dunque, si presenta oggi come una risposta credibile e strutturata alle crisi che hanno segnato gli ultimi anni. Chiede attenzione, strumenti e riconoscimento, ma porta in dote una visione in cui l’impresa non è solo produzione di valore economico, ma anche generatrice di coesione sociale, equità e fiducia. E in un’Europa che cerca nuove bussole, questa potrebbe essere una direzione decisiva.

Un esempio concreto di economia sociale operativa e radicata nel territorio è rappresentato dalle Banche di Credito Cooperativo italiane. Da oltre un secolo queste realtà dimostrano che è possibile coniugare stabilità finanziaria e missione mutualistica. Operando a stretto contatto con le comunità locali, le BCC finanziano progetti imprenditoriali, sostengono le famiglie e reinvestono i profitti per il benessere collettivo. In una fase storica in cui la finanza è spesso percepita come distante, le banche cooperative riaffermano il valore di una finanza al servizio delle persone.

Non più un’alternativa marginale, ma una componente centrale dello sviluppo economico e sociale: l’economia sociale si candida oggi a essere un motore strategico per l’Europa del futuro. Lo dimostra la sua presenza autorevole al Festival dell’Economia di Trento, dove il tema ha occupato un posto di primo piano, accendendo il dibattito su modelli di crescita più inclusivi, resilienti e sostenibili.

A portare la visione del mondo cooperativo è stato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, che ha ribadito la necessità di un piano d’azione specifico per l’economia sociale. Non un intervento episodico, ma una traiettoria strutturata, capace di affrontare le grandi questioni del nostro tempo: dalla casa al lavoro, dal welfare all’agricoltura. “Servono risposte diverse a bisogni diversi”, è il messaggio che emerge. Le cooperative, ha sottolineato Gardini, sono imprese che agiscono con una logica di lungo periodo, reinvestendo gli utili nella comunità e destinando parte delle risorse al futuro, attraverso accantonamenti mutualistici che non possono essere privatizzati. È una caratteristica distintiva: se una cooperativa chiude, il suo patrimonio non viene spartito, ma resta a beneficio del sistema.

Il ruolo dell’economia sociale è stato rilanciato anche da Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse, che ne ha evidenziato il valore politico oltre che economico. Secondo Salvatori, il tempo ha dimostrato che il libero mercato, da solo, non è in grado di rispondere alle sfide complesse delle società moderne. L’economia sociale, allora, si configura come un ponte tra le logiche di mercato e le responsabilità pubbliche, contribuendo in modo concreto alla riduzione delle disuguaglianze e al rafforzamento dei legami sociali. È un attore ormai strutturale, capace di influenzare le politiche pubbliche e di orientare le scelte strategiche.

Tuttavia, per sostenere questa traiettoria serve anche un quadro normativo adeguato. Lo ha ricordato con forza Gabriele Sepio, avvocato esperto in diritto tributario e rappresentante di Terzjus, l’osservatorio per la filantropia e il terzo settore. Le imprese che operano con finalità sociali, ha sottolineato, hanno bisogno di un sistema fiscale coerente con la loro missione. L’Europa, con i suoi strumenti di pianificazione economica, ha ora l’opportunità di promuovere un quadro regolatorio che riconosca la pluralità dei soggetti in campo e valorizzi la loro funzione redistributiva.

Il cambiamento, però, non può essere solo normativo o politico. Deve coinvolgere anche la cultura organizzativa delle imprese. È quanto ha sostenuto la professoressa Raffaella Bossi Fornarini del Politecnico di Milano, sottolineando l’impatto positivo di pratiche inclusive e partecipative sul benessere lavorativo e sull’innovazione. L’economia sociale, in questa prospettiva, non è solo un modello economico: è un laboratorio di trasformazione culturale, capace di generare senso di appartenenza e motivazione nei lavoratori.

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