L’indagine NOI+, che ha coinvolto circa 10mila volontari, ha rilevato che la motivazione principale che spinge a fare volontariato è quella di offrire un contributo alla comunità (87,6%) ma, soprattutto tra i più giovani, assume particolare importanza la possibilità di sviluppare i propri punti di forza e l’opportunità di arricchimento professionale. Oltre la metà dei volontari ritiene che il proprio impegno abbia un forte impatto nel modificare la realtà e più del 75% afferma che fare volontariato ha cambiato profondamente il proprio modo di pensare. La gran parte dei volontari italiani agisce, durante l’impegno solidale, svariate competenze trasversali, come la capacità di collaborare, gestire le proprie emozioni e i conflitti, sviluppare pensiero critico, apprendere lungo tutte le fasi della vita, affrontare i cambiamenti.
Oltre il 50% dei rispondenti mette in campo, spesso o sempre nelle proprie attività di volontariato, le 11 tipologie di competenze trasversali (le cosiddette “soft skills”) indicate.
Le competenze più agite sono quelle sociali (92,5%), che attengono all’empatia, alla capacità di comunicare inmodo efficace e collaborare, seguite con l’86,9% dalla competenza di “apprendere ad apprendere” (intesa comecapacità di imparare e sviluppare pensiero critico durante tutte le fasi della vita) e dalle competenze personali (come la capacità di gestire le proprie emozioni e di affrontare i cambiamenti) all’85%. Supera l’80% anche la competenza di cittadinanza, ovvero la capacità di agire da cittadini responsabili e partecipare pienamente alla vita civica e sociale. Di contro, le “soft skills” meno agite sono quelle manageriali e di leadership con il 43,4% del campione che harisposto di utilizzarle qualche volta o mai, la competenza imprenditoriale al 42% e le competenze legate alla gestione del cambiamento con il 39,3%.
L’indagine NOI+ rileva un divario di genere: in 9 tipologie di competenze su 11 sono le donne a prevalere, con una differenza che supera i dieci punti percentuali nelle competenze interculturali (+12,4% rispetto agli uomini) e in materia di consapevolezza ed espressione culturali (+10,7%). Fanno eccezione le competenze manageriali e di leadership e la competenza digitale.
Per quanto riguarda la distribuzione per età, le competenze personali e sociali sono più presenti nei volontari tra i 18 e i 30 anni, mentre la capacità di apprendere è tipicamente associata ai 30- 45enni. Le competenze di cittadinanza sono invece più riconosciute tra i 45-65enni.
In merito alle motivazioni che spingono i rispondenti a svolgere attività di volontariato emerge, oltre al contributo alla comunità (87,6%), altre motivazioni che includono l’arricchimento professionale (32,1%), la fede nella causa del gruppo (31,7%) e la volontà di rispondere ai bisogni urgenti della società (26,7%). Oltre la metà dei volontari (53,8%) ritiene che il proprio impegno abbia un forte impatto nel modificare la realtà, ad esempio rendendo migliori la cultura, gli stili relazionali, i modelli sociali e anche l’organizzazione dei servizi. Inoltre, più del 75% afferma che fare volontariato ha cambiato profondamente il proprio modo di pensare, specialmente tra i giovani adulti.
Tra i giovani volontari con età fino a 30 anni, assumono valori molto maggiori la possibilità di esplorare i propri punti di forza e mettersi alla prova (+18,2%) e l’opportunità di arricchimento professionale (+17,4%), mentre èpercepita con meno intensità l’urgenza di far fronte ai bisogni (-10,6%). I giovani volontari, inoltre, sono maggiormente convinti, rispetto alla media, che fare volontariato contribuisca a cambiare la realtà (+6,5%) e che il volontariato cambi il loro modo di pensare (+4,6%).
La presentazione della ricerca si è svolta, presso l’Aula Volpi dell’Università di Roma Tre, la ricerca è stata promossa da Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre. L’evento ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci.
“Queste competenze trasversali sono sempre più fondamentali nei luoghi di lavoro, nelle relazioni interpersonali e di comunità e per la costruzione di cittadinanza attiva. Il loro riconoscimento è al centro di una sfida per la crescita del capitale umano e sociale. Il Terzo settore è stato pioniere di questo percorso nell’ambito del Servizio civile universale ma è tempo di compiere ulteriori passi in avanti, seguendo la strada indicata anche dall’Unione europea”, dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. “Occorre dunque realizzare quanto già disposto dal Codice del Terzo Settore sul riconoscimento delle competenze dei volontari, dando seguito al decreto del 2024 sull’individuazione, validazione e certificazione delle competenze. L’obiettivo è un sistema strutturato, omogeneo su tutto il territorio nazionale, che valorizzi nel concreto quanto acquisito dai volontari nella loro esperienza, facendo leva sul ruolo chiave degli Enti di Terzo Settore. Questo rafforzerà la cultura del volontariato nel nostro Paese, soprattutto tra i più giovani, e favorirà l’apprendimento delle persone rispondendo ai loro bisogni di crescita personale e professionale” conclude.
Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, sottolinea che “le competenze dei volontari coniugate con le loro motivazioni sono la forza del volontariato stesso e una risorsa importante per tutta la società. I volontari non solo sono spesso capaci di operare bene, ma sono anche consapevoli di ciò che può far crescere la società in umanità e nella prospettiva del bene comune. Dare piena attuazione alle normative che promuovono lo sviluppo del servizio volontario va a beneficio di tutti, a cominciare dalle pubbliche istituzioni più vicine ai cittadini”, afferma don Pagniello. “Dalla ricerca”, aggiunge, “emerge come i volontari siano animati dal desiderio di fare qualcosa per la propria comunità. Di fronte all’individualismo che ci circonda, un dato assai confortante. Essi, i volontari e le volontarie, sono anche consapevoli di dare con il loro impegno un contributo efficace al cambiamento in meglio della società nel suo complesso. Un cambiamento che parte dalla loro stessa crescita personale. Anche questo ci parla del volontariato – e dei volontari – come una delle risorse più preziose del nostro paese”.
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