Chiudiamo un anno che ha modificato profondamente il contesto bancario. Lo abbiamo visto tutti, ogni giorno: il ciclo dei tassi si sta normalizzando, tornando verso una situazione “ordinaria”, ben lontana dagli anni eccezionali che abbiamo vissuto tra il 2022 e il 2024. Questo ha una conseguenza chiara per la nostra banca: la voce del margine di interesse torna a essere ridimensionata. Non è un tema di bravura o di inefficienza, è un tema di mercato. E chi guida una banca deve avere la lucidità, non certo da oggi, di riconoscere che un modello basato principalmente sul margine finanziario non è più sostenibile.
E, infatti, la vera risposta ai cambiamenti è nella nostra strategia che portiamo avanti già da tempo: sganciarci progressivamente dal margine di interesse e rafforzare quello commissionale, costruendo un modello commerciale solido, equilibrato, stabile. Non significa abbandonare la nostra identità -la Bcc che fa credito alle famiglie e alle piccole e medie imprese continuerà a esserlo- ma significa farlo con strumenti che rendano meno volatile il nostro andamento e più certa la nostra prospettiva.
Come detto, ci siamo mossi con anticipo su questo fronte. L’area consulenziale, i servizi assicurativi, la gestione del risparmio, le soluzioni digitali, la finanza d’impresa: sono ambiti che oggi incidono in modo sostanziale sulla nostra redditività. Non sono accessori, sono parte integrante del modo in cui stiamo costruendo il futuro della banca. Fare bene banca, oggi, significa essere capaci di valorizzare il patrimonio dei clienti, di accompagnarli nella pianificazione, di aiutarli a scegliere strumenti adatti, e non limitarci a erogare credito.
Parallelamente, stiamo vivendo una trasformazione di portata più grande. Per anni abbiamo ripetuto un concetto: il nostro “core” è la famiglia e la piccola impresa. È vero e resta vero. Ma oggi, grazie alla piattaforma del Gruppo, si apre una prospettiva nuova: raggiungere realtà più strutturate, quelle che un tempo non erano alla nostra portata. Con una rete unificata di competenze, con società di prodotto che supportano i territori, con servizi finanziari evoluti e consulenze specialistiche dedicate, possiamo iniziare a parlare -e a lavorare- con soggetti che dieci anni fa sarebbero stati irraggiungibili.
Non si tratta di snaturare il credito cooperativo: si tratta di ampliarne l’orizzonte. La Bcc non smette di essere banca del territorio; inizia a essere anche banca per chi nel territorio investe, cresce, crea lavoro. È un’evoluzione sana, naturale, resa possibile da un sistema che oggi è più forte e più consapevole.
Su questo punto è impossibile non riconoscere il ruolo del Gruppo. Quando siamo entrati in Iccrea qualcuno ha pensato che avremmo perso autonomia. La realtà è opposta: abbiamo guadagnato strumenti. Un esempio su tutti è quello del settore del risparmio: abbiamo investito in tecnologia e abbiamo allineato i nostri standard a quelli del miglior banking italiano, offrendo ai clienti funzioni avanzate, accesso immediato al portafoglio, sicurezza dei dati. La proposta commerciale si è arricchita: fondi, ETF, assicurazioni vita, soluzioni di investimento internazionali, consulenza patrimoniale evoluta.
In generale, quel che prima era frammentato, oggi è coerente e competitivo. Non perché lo abbiamo voluto “a parole”, ma perché una rete di 112 Bcc ha potuto fare massa critica e generare economie di scala che una banca sola non avrebbe mai raggiunto. È un salto di qualità che non serve solo ai numeri del bilancio: serve ai nostri clienti, che meritano strumenti adeguati e con cui creiamo relazioni con un lavoro quotidiano silenzioso, fatto di incontri, ascolto, competenze.
Se guardiamo avanti, vedo due direzioni per lo sviluppo della nostra Bcc: continuare a diversificare la redditività, riducendo l’esposizione agli andamenti dei tassi; innalzare il livello delle relazioni, perché le banche non vincono “facendo prodotto”, ma facendo cultura finanziaria.
Questo è il movimento che stiamo compiendo. Non è semplice, ma è necessario. Ed è la differenza tra chi subisce il mercato e chi decide di interpretarlo.
La nostra Bcc sarà sempre una banca che dà credito. Ma sarà una banca che sa dove deve crescere per restare libera, solida e utile. Ed è esattamente questo il modo in cui intendiamo il nostro mestiere: non solo proteggere il presente, ma preparare il futuro.

