Nel mondo cooperativo, il ricambio generazionale non è una semplice transizione di ruoli, ma un processo culturale profondo, che coinvolge la visione, i valori e la struttura stessa dell’impresa. In un sistema imprenditoriale dove spesso più generazioni convivono e collaborano quotidianamente, affrontare il passaggio generazionale significa ripensare alla governance, alla partecipazione e alla responsabilità in chiave condivisa.
«Non possiamo affrontare questa sfida con l’ansia di sostituire qualcuno in fretta», afferma Ilaria Rinaldi, presidente dei Giovani Cooperatori Trentini. «Serve invece costruire percorsi consapevoli, in cui sapere ed esperienza si trasmettano in modo naturale, e i giovani siano messi nelle condizioni di contribuire davvero. Non si tratta solo di lasciare spazio, ma di immaginare insieme il futuro, costruendolo giorno per giorno».
Per Rinaldi, la parola chiave è dialogo: una relazione intergenerazionale che non oppone, ma armonizza, nel rispetto delle differenze. Un passaggio generazionale efficace richiede pazienza, ascolto e capacità di mediazione, ben lontano dalle logiche aziendali del turnover rapido e impersonale.
Lo stesso principio guida il lavoro del credito cooperativo, in particolare nel mondo agricolo. Silvio Mucchi, presidente del Fondo Comune delle Casse Rurali Trentine, sottolinea come il supporto alle giovani generazioni debba iniziare molto prima del subentro formale. «Il nostro impegno comincia dalle scuole, con progetti di educazione finanziaria che insegnano ai ragazzi il valore del risparmio e della gestione consapevole delle risorse. Ma questo non basta. Il vero punto è accompagnare i giovani nei loro desideri di partecipazione e costruzione, con umiltà e ascolto».
Secondo Mucchi, è controproducente creare strutture giovanili “calate dall’alto”: l’energia e la partecipazione dei giovani vanno accolte e co-progettate, non semplicemente incanalate in spazi predefiniti.
Il ricambio generazionale è anche un’occasione per rigenerare il senso stesso della cooperazione, aprendola a nuove forme, linguaggi e bisogni. Un esempio concreto arriva da Marco Dalla Torre, psicologo e fondatore della cooperativa sociale Le Rais in Val di Fiemme. Tornato in Trentino dopo esperienze all’estero, ha scelto di dare vita a un’impresa che unisse lavoro e inclusione sociale.
«Le Rais è nata per accompagnare persone fragili verso l’autonomia non con l’assistenzialismo, ma attraverso un’attività imprenditoriale concreta: un ristorante. Lì, le persone non ricevono un aiuto, ma lavorano, producono valore, si mettono alla prova».
Una visione di impresa in cui il passaggio generazionale si intreccia con l’innovazione sociale: giovani professionisti che prendono il testimone e rilanciano la cooperazione come strumento per affrontare nuove fragilità, nuove sfide, nuove responsabilità.
Oggi, la stessa logica anima altri progetti nati dalla spinta delle nuove generazioni cooperative. Dalla Torre cita le nove comunità energetiche rinnovabili attivate in Trentino, esempi virtuosi di come la cooperazione possa sostenere transizioni ecologiche, tecnologiche e culturali. «L’autoproduzione e l’autoconsumo di energia green non sono solo una scelta ambientale, ma anche politica e comunitaria. Si tratta di rimettere insieme cittadini, imprese e territori per costruire modelli di sviluppo che guardino lontano».
Un concetto che sintetizza bene la visione della Cooperazione Trentina, per cui il ricambio generazionale non è una questione da risolvere con formule o decreti, ma un processo che riguarda tutti: anziani e giovani, dirigenti e soci, territorio e istituzioni.
Come afferma Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina, «il futuro non si eredita: si costruisce. E la cooperazione è, oggi più che mai, il ponte che unisce le generazioni».
In un contesto segnato da incertezze economiche e trasformazioni sociali profonde, il modello cooperativo si conferma come una delle risposte più efficaci per garantire continuità, giustizia generazionale e innovazione responsabile. Non solo un modo per “passare il testimone”, ma per portarlo avanti insieme, condividendo la strada e le decisioni. Perché, come insegnano queste esperienze, ogni transizione ben riuscita è frutto di fiducia, tempo e visione comune.

