Dall’assemblea di Federcasse tenutasi il 25 novembre a Roma, il presidente Alessandro Azzi (nella foto sopra) è uscito con un ultimatum: o il mondo delle banche di credito cooperativo si ricompatta sposando l’ipotesi del gruppo unico che fa capo a ICCREA oppure rassegnerà le sue dimissioni. L’ultima ratio è il risultato di una situazione che, al momento, non sembra prefigurare vie d’uscita, anche se l’ultima parola, con ogni probabilità, sarà detta nell’assemblea convocata per martedì 20 dicembre. Le BCC del Trentino, al momento, restano decise ad avere un proprio gruppo, capitanato da Cassa Centrale Banca, cui hanno aderito altre banche di credito cooperativo per un totale di cento. Una situazione che Azzi, che ha lavorato dal primo momento per la capogruppo unica non accetta e per cui è pronto a lasciare l’incarico. La spaccatura, che era nell’aria da qualche mese, ha trovato conferma nelle ultime settimane, in particolare a seguito dell’emanazione, da parte di Banca d’Italia, delle disposizioni di attuazione della legge di riforma del Credito Cooperativo. È stato da quel momento, il 3 novembre, che si è aperta una nuova fase che, in un periodo massimo di 18 mesi, dovrà portare alla formazione di uno o più gruppi di banche di credito cooperativo, dopo una lunga fase normativa in cui le BCC hanno potuto esprimere osservazioni e proposte in buona parte accolte dal Governo. «Il mio auspicio è che già nel 2017 o al termine del 2017 si riesca a tagliare il traguardo», aveva dichiarato nel corso della conferenza stampa il presidente di Federcasse Azzi. In particolare la riforma è stata definita «buona», e «capace di salvaguardare il protagonismo delle basi sociali e l’autonomia territoriale da sempre caratteristica delle BCC». Questo nonostante, tra le novità più sostanziali, vi fosse la creazione di una “capogruppo” su base
nazionale con forma di Spa, che avrà la funzione di banca centrale capace di controllare e supportare le banche sottostanti. «Fondamentale sarà la costruzione del contratto di coesione che regolamenterà i rapporti tra le singole banche di credito cooperativo e la capogruppo – ha proseguito Azzi – che sarà caratterizzato da una serie di garanzie incrociate».
E se nella conversione del decreto è stata prevista la creazione del gruppo provinciale della Cassa di Bolzano, che si aggiungerà a quello o quelli nazionali, l’auspicio di Federcasse era e rimane la formazione di un gruppo unico «capace di garantire una maggiore efficienza nel raggiungimento degli obiettivi», la situazione, prima dell’assemblea di Federcasse, si presentava quindi molto comples sa con il presidente Azzi impegnato nel difficile ruolo di mediatore tra ICCREA e Cassa Centrale. Come riferito dai media l’ambiente, in assemblea, si è surriscaldato con critiche molto pesanti mosse sia al presidente di ICCREA sia a quello di Cassa Centrale Banca, accusati di non sapere trovare un accordo. Una situazione che Azzi, che si è speso da subito per il gruppo unico guidato da ICCREA ha ritenuto incompatibile con la sua permanenza nel ruolo di presidente. «Ogni mandato va rendicontato –ha dichiarato al Corriere della Sera–; il mio mandato durerebbe ancora due anni, ma è finalizzato a degli obiettivi. Allo stato attuale penso che non si riesca a fare un gruppo unico del credito cooperativo e quindi mi dimetto. Non scappo, resterò fino al 31 dicembre per collaborare». Concretamente Azzi farà parte di un comitato dei saggi, in cui saranno presenti anche il vicepresidente di Federcasse, il presidente di Confcooperative e il suo vice, che tenterà un’ultima mediazione. «Le banche, non Iccrea e CCB, vogliono un gruppo unico -ha sottolineato Azzi- io sono il presidente di tutti e ci tengo a dire che ho un mandato per trovare una soluzione unitaria da parte di tutte le BCC bresciane, ma non si può ridurre il mio ruolo alla sola mediazione». Avrebbe davanti a sé altri due anni di mandato l’attuale presidente, ma questi sono finalizzati a degli obiettivi che, stante la divisione del mondo cooperativo, non potrebbero essere perseguiti. In attesa di passare alla fase attuativa della riforma, Federcasse ha colto anche l’occasione per presentare il «Bilancio di Coerenza 2016 del Credito Cooperativo italiano», i cui dati raccontano l’impronta economica, sociale, ecologica e cooperativa del movimento che in Italia, nel 2015, contava 371 BCC, per 4mila 450 sportelli (il 14,6% degli sportelli del Paese), presenti in 101 province e 2697 comuni. Sempre in base ai dati 2015, i collaboratori che operano nelle BCC, nelle federazioni locali, in enti e società del sistema sono oltre 37mila, i soci sono oltre 1 milione 230mila, il che significa che un italiano su dieci è cliente di una BCC. Le BCC, oggi, valgono il 7,2% degli impieghi in Italia e il 7,4% della raccolta.
È stata convocata il 20 dicembre l'assemblea di Federcasse per provare a ricomporre la frattura fra le BCC che seguiranno ICCREA e quelle che guardano a Cassa Centrale

