«È stato un percorso lungo di maturazione, ma oggi le Bcc aderenti al nostro gruppo sono un punto di riferimento importante nel settore. Con un focus marcato su famiglie e imprese le nostre 112 banche di credito cooperativo sono presenti in tutte le regioni d’Italia con circa 2.400 filiali e svolgono un ruolo di promozione e tutela dei rispettivi territori che non si limita agli slogan».
Ho voluto riprendere queste parole di Mauro Pastore, rilasciate a metà novembre al Corriere della Sera, perché raccontano con chiarezza ciò che siamo diventati a sei anni dalla nascita del Gruppo. Sembrano lontani quegli anni, il 2019 soprattutto, quando, dopo la riforma voluta dal Governo Renzi, è nata la nostra holding. Un modello unico nel panorama bancario italiano, nel quale non è la capogruppo a controllare le singole Bcc, ma sono le Bcc a essere proprietarie della loro capogruppo. Una distinzione che non è solo tecnica, ma culturale: significa autonomia, responsabilità, radicamento. Significa che ogni banca resta profondamente ancorata alla propria comunità, ai propri soci, ai propri territori.
In questi anni, il contesto economico è cambiato molte volte: la pandemia, la guerra, l’inflazione, la crescente fragilità delle famiglie, il rallentamento dei consumi e degli investimenti. Eppure, proprio in un periodo in cui tutto sembrava complicarsi, il modello cooperativo ha continuato a fare ciò che sa fare meglio: attraversare le difficoltà rimanendo vicino alle persone. A loro misura. Ai loro bisogni. Alla loro fiducia.
Il credito cooperativo ha una responsabilità precisa: trasformare la stabilità economica in valore sociale. È un impegno che non si improvvisa e che richiede la capacità -e il coraggio- di guardare oltre l’attività bancaria in senso stretto. Quando parliamo di famiglie e imprese, parliamo di tutto ciò che consente loro di crescere: sicurezza, qualità della vita, servizi, relazioni, identità. Per questo motivo, per noi, il fare banca non si esaurisce negli sportelli o nei numeri di bilancio: vive nei progetti che sosteniamo, nelle reti che aiutiamo a costruire, nelle iniziative che danno forza alla comunità.
Lo diciamo spesso, ma mai a sufficienza: una Bcc serve davvero quando riesce a stare dentro le trasformazioni del territorio, non ai margini; quando accompagna famiglie e imprese nei cicli economici favorevoli, ma soprattutto in quelli complessi; quando sa tenere insieme credito, sviluppo e coesione.
E noi ci proviamo davvero, come testimoniano i fatti concreti che trovate all’interno di questo numero della Voce. Il sostegno a chi crea valore economico, come le associazioni del commercio, perché il commercio è la trama quotidiana che tiene insieme i nostri paesi. La promozione di iniziative che parlano di comunità attiva: dal crowdfunding sociale che sostiene progetti reali, alle manifestazioni sportive, alle reti che animano la vita civile del territorio. L’investimento nella prevenzione e nella salute: dall’Ottobre in Rosa con le sue visite gratuite e le vite salvate, ai percorsi condivisi con tante associazioni.
Poi leggerete di molte altre tappe, che magari avete vissuto con noi, che parlano di una banca -la nostra banca- che entra nella vita delle persone non per “occuparla”, ma per accompagnarla. Che sostiene lo sport perché è comunità. Che affianca la cultura perché è radice e futuro. Che decide di essere parte attiva, come abbiamo fatto organizzando la serata Mother Love: uno spettacolo intenso, necessario, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per fermarsi, ascoltare, capire e sostenere percorsi che proteggono, che accompagnano, che ridanno dignità.
Se rileggo tutto questo insieme -mercato, sociale, cultura, prevenzione, vicinanza- ritrovo in controluce proprio quella frase di Pastore: “un ruolo di promozione e tutela dei territori che non si limita agli slogan”.
È esattamente ciò che cerchiamo di fare ogni giorno: dare carne, volto e sostanza a un modello cooperativo che, senza la comunità, non avrebbe senso. Ed è anche per questo che abbiamo scelto di dedicare il nostro Natale insieme a un tema che riguarda tutti: la salute.
Continuiamo così a costruire ciò che crediamo: un’economia che non separa, ma unisce. Una banca che non guarda da lontano, ma che cammina accanto.

