Busto Garolfo, com’era e com’è

C’è un momento, sfogliando un vecchio album, in cui il passato ti viene incontro con una forza tutta sua. È la stessa sensazione che si respira in “Scatti di storia”, il nuovo libro del Gruppo ricerca storica di Busto Garolfo, presentato a fine novembre e sostenuto dalla nostra Bcc. Più che una serata è stata una passeggiata collettiva dentro ciò che eravamo e a cui ha preso parte Daniela Cazzaniga, responsabile dell’Area Territoriale di Busto Garolfo, che ha detto: « Per noi, che in questi quasi 130 anni siamo rimasti banca del territorio per il territorio perché non abbiamo mai dimenticato il nostro passato, è stato veramente un onore aver potuto sostenere il vostro progetto». Sessanta immagini, raccolte e rilette da Federica Barbaglia e dal suo gruppo, mostrano un paese che cambia volto ma non anima: le vie che si allargano, la piazza che si trasforma, quartieri nati dal nulla e altri che si sono ricuciti col tempo. Colpisce vedere com’era la zona dove oggi sorge la sede centrale della nostra banca: un pezzo di storia industriale, prima Caccia, poi Pessina, prima ancora campo aperto. La fotografia lo rivela con semplicità: anche la nostra Bcc è cresciuta insieme al paese, seguendone lo sviluppo e diventando parte del suo paesaggio, non solo urbano. C’è San Remigio, piccola e isolata nel primo ’900; ci sono le foto dall’alto, le mappe sovrapposte, le prospettive che mostrano come Busto Garolfo sia cambiata insieme a chi l’ha abitata. E c’è il cuore del messaggio: il tempo non cancella, stratifica. «Il passato ci dà un contesto dove inserire le nostre vite -ricorda il nostro presidente, Roberto Scazzosi-. Anche la nostra Bcc ha vissuto questo cammino: dalle prime riunioni in spazi essenziali all’attuale sede, mantenendo lo stesso spirito di aiuto reciproco». La mostra che accompagna il volume è rimasta aperta per due giorni e ha attirato famiglie, curiosi e ex bustesi. Davanti alle immagini, molti si sono ritrovati a dire: “Qui ci giocavo”, “Questa l’avevo dimenticata”, “Com’era diversa!”. Un libro che non si limita a mostrare il passato: lo rimette in circolo, ricordandoci che Busto Garolfo cambia, sì, ma resta sempre la nostra Busto Garolfo.

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