La differenze tra le Bcc e le altre banche: credito alle imprese e famiglie garantito dal capitale di riserva, dove vanno il 70% degli utili a garanzia dei prestiti

Augusto dell'Erba
Augusto dell'Erba
All'assemblea di Federcasse il presidente Augusto dell'Erba ha ribadito il modo diverso di fare banca delle Bcc

«Ill credito cooperativo ha fatto e fa la propria parte nel trasformare il risparmio in credito a famiglie e imprese». Così il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione dell’Assemblea Annuale del Credito Cooperativo, che si è svolta il 18 luglio nella cornice del Teatro alla Scala di Milano. Un’occasione per ribadire la specificità e il ruolo cruciale del sistema delle Banche di Credito Cooperativo (Bcc) nel panorama bancario italiano, alla luce dei risultati consolidati e della tenuta dimostrata anche nei momenti di maggiore incertezza economica.

Dall’intervento di dell’Erba emerge con chiarezza la differenza tra il modello cooperativo e quello delle banche spa: «Il Testo unico bancario ha delineato le banche spa e le banche di tipo cooperativo come due realtà diverse. Nel nostro caso gli utili vengono portati a patrimonio come riserva indivisibile. La legge dice almeno il 70% degli utili ma nei fatti andiamo verso il 90%. Parliamo di 27 miliardi. Si tratta di un capitale paziente». Un’impostazione che si traduce in una prospettiva di lungo periodo, nella quale gli utili non vengono distribuiti ai soci, ma restano a servizio della comunità e a garanzia della solidità del sistema.

«Al contrario, nel modello di banca spa, i soci hanno aspettative di rendimento del capitale molto più elevate. Il primo obiettivo dei nostri soci, invece, è avere credito e servizi bancari a buone condizioni. Ben sapendo che il patrimonio resterà nel cassetto a protezione del risparmio e per ampliare la concessione del credito. Infatti, quando sono emerse criticità abbiamo risolto i nostri problemi da soli senza bisogno di interventi da parte dello Stato».

I numeri presentati nell’assemblea confermano l’efficacia del modello cooperativo: più di 200 miliardi di raccolta dalla clientela, circa 170 miliardi di impieghi e poco meno di 27 miliardi di patrimonio, con un indice CET1 – l’indicatore di solidità patrimoniale – al 26,7%, ben oltre i requisiti di vigilanza. Un dato particolarmente significativo riguarda il credito alle microimprese: «Il 22% del credito alle imprese fino a 20 dipendenti viene dalle Bcc», ha sottolineato dell’Erba, evidenziando il radicamento territoriale delle banche cooperative e la loro funzione sociale, al servizio dell’economia reale.

In un contesto in cui il sistema bancario è spesso percepito come distante dalle esigenze delle persone e delle piccole imprese, il Credito Cooperativo continua a rappresentare un presidio di fiducia e stabilità, capace di coniugare rigore gestionale e attenzione al territorio. Un modello che, come ha ricordato il presidente di Federcasse, ha dimostrato di saper camminare con le proprie gambe, senza scaricare sulla collettività i costi delle difficoltà.

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